Per i 50 anni, Michael Schumacher diventa un’App (Android e iOS): un museo virtuale del pilota simbolo della F1 che, con la sua monoposto in 3D, andrà a ritroso nel tempo, fra rombo di motori, numeri, foto, video, interviste, fino a quel drammatico 29 dicembre 2013 quand’è rimasto paralizzato per un incidente sugli sci.
Ha cominciato a guidare a 4 anni, alla guida di un kart, sul circuito di Kerpen, gestito dal padre, Rolf, che gli ha costruito le prime, mini autovetture e ne ha sostenuto finanziariamente l’attività.
A 12 anni ha potuto cimentarsi in pista solo con la patente lussemburghese perché in Germania la licenza dei kart parte dai 14 anni.
A 18 anni, è diventato campione di kart sia tedesco che europeo, ha lasciato la scuola e ha cominciato a lavorare come meccanico.
A 20 ha cominciato a correre nel campionato tedesco di Formula 3 grazie al futuro manager, Willie Weber, che gli ha proposto un test con una delle vetture della sua scuderia. Così è entrato nella squadra juniores della Mercedes e ha conquistato il volante di un prototipo Sauber Mercedes. Sotto gli occhi attenti di Jochen Neerspasch e Jochen Mass, ha imparato l’arte della guida di un’auto da corsa.
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Ha debuttato in Formula Uno nel 1991 alla Jordan, sostituendo, nel GP del Belgio, Bertrand Gachot, con lo zampino determinante del destino: il lussemburghese era finito in prigione per aver spruzzato un gas urticante contro un tassista. Ha studiato il circuito da solo, facendo la ricognizione in bicicletta, settimo nelle prove; in gara, dopo appena cinquecento metri dal via, ha rotto la frizione, e si è ritirato. Ma Flavio Briatore, allora direttore della Benetton, l’ha messo subito sotto contratto soffiandolo ai britannici. Che non erano riusciti a fargli accettare un triennale.
Nel 1992 ha centrato il primo podio in F1, in Messico, da prima guida Benetton, e la prima vittoria nel mondiale, nel GP in Belgio.
La prima pole position è datata 1994, a Montecarlo, è stato anche l’anno del primo titolo mondiale, bissato nel 1995, sempre con la Benetton, con rivale principale Damon Hill.
Nel 1996 è passato alla Ferrari, per 60 milioni di dollari in due anni, ma il primo titolo mondiale con la Rossa è arrivato solo nel 2000, interrompendo il digiuno del Cavallino che durava da 21 anni ed aggiungendoci poi altri quattro trionfi consecutivi.
Bravissimo sul bagnato, Schumacher ha vinto 17 delle 30 prove che ha disputato in condizioni meteo difficili, guadagnandosi il titolo di “Re della pioggia”. Anche la sua prima affermazione con la Ferrari, alla settima gara con la Rossa, è avvenuta sotto il diluvio, nel GP di Spagna del ’96.
Il kart è rimasto una delle sue grandi passioni, tanto che il 26, 28 e 29 ottobre 2001, a Kerpen, sul kartodromo di sua proprietà, stupì tutti partecipando da ospite d'onore (però competitivo) alla finale del mondiale di specialità: ottavo dopo le qualifiche, si ritirò al 15° dei 23 giri della gara, lasciando il titolo a Vitantonio Liuzzi, ma conquistando tutta l’attenzione del pubblico. “A me piacciono i sorpassi e mi sono divertito tantissimo, è stata una bellissima sfida”, commentò.
È stato soprannominato anche “Il Barone rosso”, per il colore della sua monoposto Ferrari, e in ricordo dell’eroico aviere tedesco della Prima Guerra Mondiale, Manfred von Richthofen. Per gli italiani, è rimasto affettuosamente “Schumi”.
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Pur avendo legato il suo nome alla Ferrari, anche in Germania è stato un mito, sia come campione imbattibile, capace di far rendere al massimo la sua auto, sia per aver reso ancor più popolare come sport la Formula 1.
Nel 2006, col record di sette titoli mondiali, si è ritirato dalle corse, pur rimanendo alla Ferrari come consulente. Sembrava che dovesse rientrare nel luglio 2009 sempre per la casa di Maranello per sostituire Felipe Massa, ma i forti dolori al collo lo hanno fermato.
Nel 2009 sembrava proprio dovesse aprire un’altra carriera da pilota con le moto, nel campionato di Superbike tedesco, ma a Cartagena ha riportato una brutta caduta, perdendo conoscenza, con frattura alla base cranica e lesioni varie. Che gli hanno probabilmente causato i ben noti problemi fisici.
Nel 2010, a 41 anni, ha accettato la proposta di Ross Brawn, ex Ferrari, per rilanciare il marchio Mercedes in Formula 1 dopo più di 50 anni (con un contratto di 20 milioni dollari per due anni), ma non ha lasciato il segno: nono e ottavo in classifica generale piloti, con un solo podio: terzo, a Valencia. A fine 2012 si è ritirato definitivamente dalle corse.
Più titoli mondiali di Formula 1 di sempre, sette: 1994, 1995, e poi dal 2000 al 2004.
Più mondiali consecutivi: cinque.
Più gare vinte al mondiale: 91.
Più gare con la stessa scuderia: 180, con la Ferrari.
Più vittorie con la stessa scuderia: 72, con la Ferrari.
Più vittorie in una stagione: 13, eguagliato da Vettel nel 2013.
Più vittorie sullo stesso tracciato: otto, GP di Francia.
Più vittorie, non partendo dalla pole position: 51.
25. Più stagioni disputate in Formula 1: 19, come Barrichello (uno dei suoi grandi colleghi-amici).
Più giri più veloci: 77.
Più podi: 155 (100% nel 2002!).
La sua carriera da pilota veloce e bravissimo ad analizzare le situazioni è stata anche controversa: è stato coinvolto due volte in incidenti nell’ultima gara della stagione e proprio contro rivali diretti per il mondiale, nel 1994 ad Adelaide con Damon Hill e nel 1997 a Jerez con Jacques Villeneuve (tamponato volutamente per garantirsi il titolo). Poi si è pentito del gesto, ma è stato squalificato, ha perso tutti i punti e anche la posizione di numero 2 del mondiale. Villeneuve ha declassato il rivale nella hit parade degli indimenticabili della Formula 1: “È un pilota, niente più che un pilota, e quando si toglierà il casco la gente si dimenticherà di lui”.
Molto attento alla sicurezza, Michael ha contribuito con l’azienda Schubert alla costruzione del casco speciale per piloti di Formula 1, il RF 1.5 in carbonio, particolarmente leggero, ma anche solido e aerodinamico.
Schumacher è ambasciatore Unesco ed è stato protagonista di numerose elargizioni di beneficienza per centinaia di milioni di dollari. Nel 2004, ha donato personalmente 10 milioni di dollari alle vittime dello Tsunami nell’Oceano indiano, particolarmente toccato dal fatto che la sua guardia del corpo, Burkhard Cramer, e i suoi due figli, erano periti nella tragedia.
Michael (gennaio ’69) e il fratello minore, Ralf (giugno ’75), sono gli unici fratelli che sono riusciti a vincere entrambe gare di Formula 1, e sono anche gli unici ad essere finiti al primo e al secondo posto nella stessa gara, a Montreal 2001 (con Ralf primo e Schumi secondo, si noti), ripetendosi altre quattro volte.
Schumi non è solo una leggenda delle corse, da ragazzo giocava a calcio come attaccante, con profitto, a livello di campionato dilettanti, il suo primo allenatore si chiamava curiosamente Ferrari (Patrick), è rimasto acceso tifoso del Colonia e del Newcastle United. Ha giocato a calcio anche al Maracanà.
Michael ha gareggiato anche in gare ippiche e sulle moto compiendo nel 2007 ventotto giri di prova con la Ducati: si diceva che andasse fortissimo anche sulle due ruote.
Michael ha sempre portato al polso un braccialetto africano portafortuna Shamballa. Lo indossava anche nello sfortunato incidente sulla neve.
Curiosamente, anche se ha sempre partecipato attivamente alla ideazione, alla costruzione e alla messa in opera delle monoposto più veloci, nella vita, non guidava altro super, e si spostava con una 500 Abarth e l’auto di famiglia era un Fiat Croma. La FXX che gli era stata regalata dalla Ferrari la teneva in garage, finché non l’ha venduta per due milioni di dollari.
Schumacher capiva l’italiano, e lo parlava. “Ma sono un perfezionista, e non potendo esprimermi al meglio nella vostra lingua, preferisco usare un interprete”, spiegava.
Anche se molti lo individuano come il più forte pilota di Formula 1 di sempre, Schumi ha sempre indicato invece il Numero 1 nello sfortunato Ayrton Senna. Tallonava il brasiliano nel mortale incidente del 1994 a San Marino, e gli ha poi dedicato il mondiale.
Con Senna ha anche avuto violente diatribe. Famosa e plateale ad Hockenheim, quando il brasiliano prese per il collo il giovane rivale e nel GP di Francia, al culmine di una polemica fra il leader indiscusso della Formula uno e il futuro Numero 1, il tedesco aveva sbattuto fuori posta il brasiliano, dopo averlo accusato di frenare apposto in curva. E quello lo apostrofò col ditino alzato, dandogli una lezione di comportamento davanti a tutti.
Nel film “Cars” della Disney/Pixar, Schumi ha dato la voce alla Ferrari F430 di cui divide il nome e il successo.
A Dubai, dove Schumacher, aveva fatto una serie di investimenti poi evaporati insieme alla relativa bolla edilizia, è stata edificata la prima delle sette Torri Schumacher, pianificate nel mondo per ricordare il fenomenale pilota tedesco, simbolo della velocità in auto.
Il suo film preferito è “Il silenzio degli innocenti”, e tutta la saga di Hannibal.
In tanti anni di gare ha sofferto un solo grave incidente, a Silverstone nel 1999, quando si ruppe una gamba.
Il 29 dicembre 2013, a Meribel, Schumi ha picchiato violentemente la testa cadendo con gli sci ai piedi sulle nevi delle Alpi francesi ed è rimasto in coma fino al 16 giugno 2014. Ancora non è in grado di camminare.
Per una crudele ironia del destino, Schumacher era un sostenitore da anni dell’ICM, una clinica di Parigi specializzata nelle lesioni a cervello e spina vertebrale. Il presidente dell’istituto, l’amico di famiglia, il professor di fama mondiale Gerard Saillant, era volato subito da Michael dopo l’incidente per salvargli la vita.
Secondo alcune, ripetute, indiscrezioni le spese mediche del campione tedesco sarebbero arrivate a 20 milioni di dollari: delle alpi francesi dov’è avvenuto l’incidente, è stato trasportato ed operato all’ospedale di Grenoble e poi nella sua casa di Gland, sul lago di Ginevra. Molte son state le speculazioni su trasferimenti ora in Texas ora a Maiorca.
L’anno scorso, il tribunale di Amburgo ha condannato la rivista tedesca Bunte a versare 50 milioni di dollari alla famiglia del campione tedesco: aveva pubblicato la notizia che, entro due anni, il campione avrebbe potuto riprendere a camminare, ma l’informazione era priva di fondamento.
Il figlio, Mick, del ’97, sta seguendo le orme di papà in pista, dopo aver vinto il titolo di Formula 3, è passato alla Formula 2: “Papà mi aveva chiesto e volevo correre per divertimento o per professione, e gli ho risposto che volevo seguire il suo esempio. È il punto di riferimento di tanti ed è il mio idolo di vita, è il migliore”. A Spa ha girato in apertura del Gran Premio per ricordare il 25esimo anniversario della prima vittoria del 7 volte campione del mondo, proprio sul circuito belga.
La figlia, Gina-Maria, del ’99, ha molte qualità come cavallerizza: l’anno scorso ha vinto il FEI World Reining Championships in Svizzera (disciplina americana in cui vengono emulate le manovre dei cowboy posti alla guida delle mandrie).
Anche la moglie di Schumi, Corinna Betsch, brillava nell’equitazione. Era fidanzata con l’altro pilota Heinz Harald Frenzen: Schumi gliel’ha soffiata
La signora Schumacher, che vigila il marito dal disgraziato incidente, ha pubblicato su Facebook un lungo messaggio per il compleanno di Michael: “Siamo lieti e vogliamo ringraziarvi di cuore per festeggiare il cinquantesimo compleanno di Michael, con lui e con noi. Potete essere sicuri che è nelle migliori mani, siamo facendo di tutto per aiutarlo. Per favore, comprendeteci se seguiamo i desideri di Michael e facciamo silenzio su un argomento sensibile come la salute, come sempre, per la privacy”.