“Ci siamo preparati molto durante l’anno e siamo pronti a metterci alla prova con squadre più favorite. Penso che potremo fare bene. Il gruppo è la nostra forza”: con queste parole il capitano della nazionale di hockey subacqueo, Alessandro Malossi, dà la carica agli azzurri alla vigilia della 16esima edizione dei campionati europei in programma dal 27 luglio fino al 4 agosto a Castellon de la Plana, in Spagna.
Calottine in testa, pinne, maschera e boccaglio, i "campioni" dell’insolito sport nato in Inghilterra negli anni ‘50 e approdato in Italia solo nel 1997, sono determinati a dare battaglia a team ben più quotati come la Turchia (campione in carica agli europei), la Francia (seconda ai mondiali 2018 in Sud Africa) o la stessa Inghilterra, ‘madre’ dell’hockey subacqueo. Le altre nazionali (sei in totale) saranno la Spagna ed il Portogallo.
Gli atleti azzurri dovranno misurarsi con un mix di tecnica e resistenza fisica tra continue apnee, bracciate e colpi sul fondo della piscina profonda fino a tre metri. Con un guanto di silicone (per proteggere la mano) impugneranno mazzette di legno pronte a colpire un dischetto di piombo rivestito in plastica per dirigerlo nella porta avversaria, una sorta di canaletta adagiata sott’acqua sulla ‘base’ del campo.
Neo laureato in ingegneria civile, 26 anni, ed un lavoro al Coni, il capitano ed attaccante della nazionale è ormai un veterano dell’hockey subacqueo. Ed è tra i fiori all’occhiello della scuola bolognese, la città italiana dove sono nate le prime squadre tanto che cinque dei dodici azzurri convocati per l’avventura spagnola sono ‘rossoblu’.
“Frequentando un corso di nuoto normale – ha ricordato Malossi intervistato dall’AGI - ho conosciuto questo sport a 14 anni e poi sono entrato nella Sogese Assetto Variabile, squadra di cui ancora faccio parte. Con la nazionale ci troviamo per alcuni raduni durante l’anno poi ognuno si prepara con la propria società. Noi ‘bolognesi’ ci alleniamo cinque volte a settimana. Nuotiamo con le pinne, soprattutto in apnea. Occorre essere pronti ad immersioni brevi ma molto ripetute”.
La trasferta iberica sarà una cartina tornasole per testare la ‘salute’ degli azzurri che sono assenti dalle massime competizioni internazionali dal 2016 quando parteciparono ai mondiali in Sud Africa arrivando 13esimi su 14 squadre. “Almeno – si consola il capitano - abbiamo vinto la finalina contro l’Argentina”. Oltre alla preparazione fisica che ruolo ha la tattica nell’hockey subacqueo? “La tattica è determinante. Bisogna fare in modo di alternarsi - ha spiegato l’atleta della nazionale - per non essere tutti contemporaneamente in profondità oppure in superficie. Nell’hockey subacqueo manca il portiere quindi è importante organizzarsi per difendere in gruppo”.
Si gioca in sei in piscina (due attaccanti, il centrale, due terzini, ed un ‘full back’, il giocatore più arretrato) con quattro riserve ‘volanti’ (come nell’hockey su ghiaccio). E una partita ha due tempi da 15 minuti. Il capo arbitro posizionato fuori dall’acqua ‘dirige’ il gioco dopo aver colto i segnali dei due colleghi in piscina, ‘armati’ di pinne e maschere come gli atleti. Il gruppo azzurro, rimasto per lo più invariato negli ultimi anni, abbraccia una generazione con età comprese tra i 20 ed i 40 anni.
Questi gli altri atleti della nazionale protagonisti degli europei in Spagna insieme al direttore tecnico Alessandro Proia: Claudio Carbone, Nicola Cargioli, Paolo Chen, Dario Di Terlizzi, Francesco Meloni, Yasin Mohamed, Fabio Pepe, Marco Porcella, Lorenzo Proia, Jacopo Razzi e Paolo Rocchi.