S pira in Arabia una brezza ancora lieve, ma che promette il vento di un cambiamento. Dopo la concessione dell'ultrarigorismo wahabita alle donne per guidare l'automobile, arriva un'altra significativa decisione del governo: le saudite potranno, a partire dal 2018, accedere a tre stadi di calcio. Nella capitale Riad, a Jeddah e a Damman. Lo riferisce la testata calcistica transalpina Sofoot.com. "Si tratta di una grossa apertura. Ricordiamo che ancora nel 2006 c'era una fatwa che proibiva alle donne di andare allo stadio. Si ha dunque l'impressione che il Paese intraprenda una svolta rispetto allo sport femminile" afferma Clarence Rodríguez, che è stata per dodici anni l'unica giornalista francese accreditata nel Regno e ha scritto un libro sulla gioventù saudita: 'Arabie saoudite 3.0'.
La svolta si è manifestata anche con la promulgazione di un decreto reale a luglio scorso, che autorizza le ragazze alle lezioni di ginnastica nelle scuole pubbliche, loro vietate sino a quel momento.
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Il pallone nascosto
Nel calcio giocato ufficiale, in Arabia Saudita, le donne finora non esistono: nessuna squadra e nessuna struttura sono riconosciute dalle autorità. Quelle che giocano a pallone lo fanno come fantasmi, senza riconoscimenti: "Per giocare a football devono nascondersi, con la complicità di alcuni uomini - prosegue Clarence Rodríguez -. L'allenatore di una équipe femminile di Riad esercitava la mansione in modo totalmente illegale. Regna alquanta ipocrisia sulla questione sportiva. Si sa che certe donne giocano a calcio, ma bisogna che lo facciano a porte chiuse, senza esporsi troppo, senza oltrepassare la linea bianca...". Alcune squadre femminili, come la Jeddah King United Football Club, fondata nel 2006, hanno resistito finché hanno potuto.
La liberalizzazione della pratica del calcio femminile potrebbe rivelare vocazioni e passioni che alcune saudite preferiscono ancora tacere: "Lì il calcio è una seconda religione. Vi s'interessano anche le donne, ma certamente non lo manifestano se non nella sfera privata", racconta la Rodríguez.
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L'attuale sovrano, Salmane ben Abdelaziz al Saoud, e il figlio Mohammed Ben Salmane, principe ereditario, stanno accompagnando in una metamorfosi progressiva la società. "Il 70% della popolazione saudita ha meno di trent'anni e, francamente, non ne passeremo altri trenta a conciliarci con le idee estremiste, ma le smantelleremo e subito", è l'opinione di Antonius Rachad, sociologo specializzato in Medio Oriente: "Facilitare il rapporto delle donne con lo sport permette anche al potere saudita di continuare a tastare il terreno...".
Certo, è presto per immaginare da questi primi passi la creazione di una nazionale di calcio femminile: "La maggioranza della popolazione rimane conservatrice. Le donne che hanno manifestato soddisfazione per la pubblicazione del decreto sull'accesso agli stadi restano una minoranza". Ma le più giovani possono cambiare: Come? "Attraverso le reti sociali e gli studenti che tornano dall'estero, dove hanno potuto confrontarsi con altre culture... Questi 'influencer' pesano sull'opinione. Penso perciò che non sarà impossibile vedere presto la creazione di un'équipe di calcio femminile ufficiale" aggiunge la Rodríguez.
"Si annuncia una battaglia ideologica - conclude Antonius Rachad - e il calcio giocherà la sua parte".