L 'interruzione, oggi a Roma, della partita tra i giallorossi e il Napoli per cori razzisti nei confronti dei partenopei, è stata presa dall'arbitro Rocchi grazie a nuove norme varate nel settembre dell'anno scorso. Il regolamento, messo a punto dalla Fgci, definisce innanzitutto quali sono i 'comportamenti discriminatori': "striscioni, scritte, simboli, cori, grida ed ogni altra manifestazione espressiva di discriminazione per motivi di razza, colore, religione, lingua, sesso, nazionalità, origine territoriale o etnica".
La sospensione temporanea o definitiva di una partita viene ordinato dal responsabile dell'ordine pubblico (solitamente un funzionario della Questura) all'arbitro. E sempre il delegato decide se e quando la partita può riprendere. L'arbitro gestisce invece la fase della sospensione, decide cioè se lasciare i giocatori in campo o farli rientrare negli spogliatoi.
Se gli episodi si verificano prima della gara, si può disporne un avvio ritardato, se invece accadono durante la partita l'arbitro dispone l'interruzione temporanea e i calciatori si radunano al centro del campo e il pubblico viene informato.
Le norme prevedono anche la possibilità di sospendere definitivamente l'incontro o il non inizio. Questo accade quando l'interruzione temporanea e la sospensione si dovessero prolungare oltre i 45 minuti. Trascorso questo tempo l'arbitro dichiarerà chiusa la partita e riporterà quanto accaduto nel referto da inviare agli Organi di Giustizia Sportiva. La sospensione definitiva comporta la sconfitta a tavolino della società ritenuta responsabile. Vale infatti il criterio della 'responsabilità oggettiva'.
In caso di sospensione temporanea sono invece previste multe, chiusure di un singolo settore dello stadio, obbligo di disputare partite a porte chiuse, squalifiche del campo fino ad arrivare - in casi estremi - all'esclusione dal campionato.