C he cosa succede in quella stanza? I segreti del Var (Video Assistenza Arbitri) room sono i più misteriosi del calcio italiano, anche se il responsabile del progetto, Roberto Rosetti, e il designatore arbitrale, Nicola Rizzoli, hanno indottrinato le tv, prima del campionato, l’appassionato si pone mille domande e mille e più se ne pone quando un rigore manca all’appello come domenica sera all’Olimpico di Roma.
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Intanto, nella famosa stanza del Var, lavorano due arbitri, gli Avar, che arrivano allo stadio due ore prima della partita insieme al quartetto ufficiale che dirige l’incontro sul campo. Insieme a loro ci sono due assistenti della società Hawk-Eye, che ha fatto scuola nel tennis, incaricati di analizzare le immagini suggerite loro dai due arbitri sui vari monitor, raccolte da un minimo di dodici telecamere. Tanto che, in pratica, la famosa Var Room è una vera e propria sala regia tv.
Come noto, seguendo il protocollo internazionale Fifa, il VAR può essere usato esclusivamente per la segnatura del gol, assegnazione del calcio di rigore, espulsione diretta ed errore di identità (un giocatore colpito da ammonizione o espulsione al posto di un altro). In questi quattro casi, l’arbitro Var coadiuvato dal suo assistente, l’Avar (che in genere è un altro arbitro, ma può anche non esserlo), in costante comunicazione via radio con l'arbitro in campo, lo informa della necessità di rivedere un’immagine e poi gli spiega che cosa è successo esattamente. Poi sta all’arbitro decidere di rivedere o meno il video a bordo campo.
Ci sono i casi oggettivi, come il fuorigioco o il fallo avvenuto dentro o fuori area, che possono essere definiti in modo errato dall’arbitro e dai giudici di linea in campo. Dalla stanza tecnologica, l’Avar segnala la circostanza al collega sul campo. E, anche se la decisione definitiva - rigore, non rigore, fallo da fuori area, fuorigioco -, sta sempre e solo al fischietto di gara, in genere questi casi sono i più banali, veloci e facili da risolvere.
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Ma che succede se, come a Roma, il fallo non viene rivelato? L’arbitro Var ha suggerito all’arbitro in campo che era avvenuto qualcosa da rivedere oppure no? E a sua volta l’arbitro in campo ha chiesto delucidazioni all’arbitro nella stanza Var, attraverso le immagini a sua disposizione oppure no? Quello che è successo in quegli istanti, domenica, all’Olimpico, è un mistero, forse, anche per i designatori. Non nella valutazione dell’errore, perché quello è chiaro, come accusa Totti, ma della comunicazione fra i due arbitri. In pratica, il signor Rocchi in campo non è stato aiutato o non ha voluto essere aiutato dal signor Fabbri alla Var? Si saprà solo dalle prossime designazioni arbitrali: chi fra l’arbitro di campo e quello Var salterà uno o più turni?
Questa sarebbe stata la prassi, ma la discesa in campo di Totti è stata così importante che stavolta il nome del colpevole s’è saputo subito: l’arbitro Var, Fabbri, fermato, quello di campo, Rocchi, va al Mondiale di club. Il Var poteva e doveva aiutare quel fallo invisibile per il direttore di gara.