AGI - Il Napoli insiste per il pagamento della clausola per liberare Luciano Spalletti come nuovo ct dell'Italia: l'intervento a gamba tesa del patron Aurelio De Laurentiis, per reclamare quasi tre milioni di euro di indennizzo che sarebbero previsti in caso di nuovo tesseramento del suo ex tecnico, non avrebbe scoraggiato la Figc, determinata ad andare avanti nella trattativa con il 64enne tecnico di Certaldo.
Da quanto filtra il presidente federale Gabriele Gravina sarebbe vicino a un'intesa con l'allenatore campione d'Italia, individuato come il successore ideale di Roberto Mancini, dimessosi a sorpresa domenica scorsa.
"Non è questione di vil denaro..."
"Se la scelta cade su Spalletti", ha argomentato De Laurentiis in una nota sul sito del club partenopeo, "grande allenatore con 25 anni di esperienza ad alto livello, offrendogli uno stipendio di 3 milioni netti per tre anni, non ci si può fermare di fronte all'accollo (pagare per conto dell'allenatore) di un milione lordo per anno per liberarlo dal suo vincolo contrattuale".
"Tutto ciò è incoerente", ha aggiunto, "per il Calcio Napoli tre milioni non sono certo molti, e per Aurelio De Laurentiis sono ancora meno. Ma la questione nel caso di specie non è di "vil denaro", bensì di principio".
La Figc pronta anche al ricorso
La Figc, però, pare pronta a sfidare anche un eventuale ricorso perché ritiene che la clausola si fondi su un "patto di non concorrenza" che non può valere per la Nazionale.
L'annuncio del nuovo ct dovrebbe arrivare presto anche perché a settembre ci sono già due sfide decisive per la qualificazione all'Europeo con la Macedonia e l'Ucraina.
E Mancini rompe il silenzio
Intanto Mancini ha rotto il silenzio seguito al breve messaggio di dimissioni per spiegare la sua decisione: "Mi sono solo dimesso e mi sono assunto tutta la responsabilità della decisione, non mi sono mai permesso di accusare nessuno e mi ritrovo accusato", si è sfogato in un'intervista a Repubblica l'ex allenatore di Fiorentina, Lazio, Inter e Manchester City.
"È da un po' di tempo che lui (Gravina, ndr) pensava cose opposte alle mie", ha aggiunto, "gli ho spiegato che in questi mesi mi doveva dare tranquillità, lui non l'ha fatto e io mi sono dimesso".
"Dovevo farlo prima? Può darsi", ha ammesso il Mancio, "ma io ho lasciato la Nazionale a 25 giorni dalla prossima partita, non tre. E penso di essere sempre stato corretto in questi anni". Quanto agli avvicendamenti dei suoi collaboratori, Mancini ha commentato: "Si è mai visto un presidente federale che cambia lo staff di un ct? Gravina è da un anno che voleva rivoluzionarlo, io gli ho fatto capire che non poteva, che al massimo poteva inserire un paio di figure in più, ma che non poteva privarmi di due persone di un gruppo di lavoro che funzionava".