(AGI) - Roma, 20 dic. - Il re Lionel Messi, il Fideo Di Maria, il portiere 'Dibu' Martinez certo. Ma anche il ventenne Enzo Fernandez e un rinato Rodrigo De Paul. L’ultimo personaggio del mondiale è difficile da stabilire in una finale che è stata e resterà chissà per quanto tempo la più bella della storia del calcio. In primo luogo perché personaggi lo sono stati tutto e tutti.
Lo è stato certamente Angel Di Maria, il “Fideo” (lo spaghetto) che questa partita l’ha preparata mentalmente nei mesi in cui alla Juve è parso un ospite di passaggio e pure la brutta copia del giocatore che è stato il perno del Psg per anni. Di Maria è stato l’unico di sempre a piangere durante una finale mondiale. Ma non alla fine bensì a partita in corso, dopo aver segnato un gol alla fine di un’azione che più bella non si può e dopo offerto all’occhio della telecamera il consueto cuore composto con le dita per la moglie Jorgelina. Un pianto per il gol, per il vantaggio sulla Francia che a quel punto pareva incolmabile, ma forse anche per la inconscia consapevolezza di essere il re di una partita perfetta.
Il portiere argentino Emiliano Martinez oltre al premio di migliore portiere del Mondiale, si è aggiudicato pure quello di giocatore più maleducato. Grazie a un gestaccio compiuto utilizzando in modo improprio la statuetta del premio, raffigurante una mano. Per quanto valga l’attenuante che in Argentina una gestualità del genere può avere anche il significato di un 'vaffa' alle avversità della vita.
Personaggio è stato anche Paulo Dybala che per la prima volta nella sua carriera è stata la trasposizione in carne e ossa del suo soprannome: la Joya. Al mondiale ha giocato una manciata di minuti ma poi si è trovato investito nel ruolo di rigorista. Lui che quando aveva calciato l’ultimo penalty, in Roma-Lecce, aveva sì segnato ma si era anche infortunato mettendo a serissimo rischio la partecipazione al mondiale. Dybala ha segnato calciando centrale e non troppo forte: un tipo di scelta che può essere dettata da padronanza totale ma anche da un terrore profondo.
Sono stati certamente e per sempre personaggi Messi e Kylian Mbappè per quanto il loro ruolo abbia trasceso quello sportivo per diventare qualcosa di più: simboli di quella vita che ha aspetti gloriosi e dolorosi. L’uno capace di acchiappare un mondiale all’ultimo tiro della sua carriera con l’Albiceleste e l’altro, spaventosamente eroico nel segnare quattro gol nella partita più importante del mondo per poi accorgersi che può non bastare per vincerla.
Dovendo scegliere comunque un personaggio-chiave del "partido", non si può però non premiare l'Albiceleste nel suo complesso, una nazionale caduta all'esordio nei mondiali e poi sempre vittoriosa, capace di imporre il suo gioco per 80 minuti nella finale, di rialzarsi due volte dopo essere stata rimontata alla fine dei tempi regolamentari e dei supplementari, fino al trionfo dagli undici metri.