AGI - Con la quarta vittoria di fila, 4-1 a Southampton, il Newcastle United si è isssato al terzo posto in Premier League, scavalcando il Tottenham e staccando due corazzate come Chelsea e Manchester United.
L'exploit delle Magpies, 'le gazze' come è soprannomiato il club del nord dell'Inghilterra, fa gioire la caldissima tifoseria bianconera ma fa anche arricciare il naso a molti per le ombre attorno alla proprietà saudita.
Il Public Investment Fund (Pif), fondo sovrano saudita con patrimonio da 430 miliardi di euro che fa capo direttamente al principe ereditario Mohammad bin Salman, controlla il club dall'ottobre 2021, tra molte polemiche.
L'ultima risale a pochi giorni fa: un gruppo di tifosi del Newcastle che contesta a Riad il mancato rispetto dei diritti umani ha denunciato di aver ricevuto minacce e offese da account social riconducibili al regime saudita.
I membri dell'assocazione "NUFC Fans Against Sportswashing" sarebbero stati definiti razzisti e ci sarebbero state anche minacce di aggressione fisica. Secondo esperti di cyber-attacchi, si tratta del tipo di campagne che lancia l'esercito di 'troll' professionali assoldati dal regno wahabita.
Il fondatore del sito, John Hird, ha lamentato che dal suo profilo sono state prelevate foto poi inserite arbitrariamente in una serie di messaggi che mettono persino in discussione il suo tifo per il Newcastle sostenendo che sarebbe invece un supporter degli odiati cugini del Sunderland.
I troll avrebbero anche anche diffuso il suo indirizzo privato, con un intento minatorio. "Sono chiaramente bot sauditi", ha detto Hird, "con account appena creati e messaggi che arrivano a ondate".
Di apparentemente autentico ci sono invece gli insulti arrivati da alcuni tifosi del Newcastle che, seccati dagli attacchi alla proprietà proprio mentre la squadra vola in campionato, hanno lodato la proprietà saudita e hanno accusato chi la critica di tifare Sunderland. "NUFC Fans Against Sportswashing" ha indetto una protesta silenziosa per la prossima partita interna del Newcastle, sabato prossimo contro il Chelsea davanti allo stadio St. James Park.
Un altro gruppo, "The Independent Voice of Newcastle United Since 1988", ha incoraggiato a sostenere la protesta denunciando che la proprietà saudita "non solo ha neutralizzato le critiche per le violazioni dei diritti umani, ma ha ottenuto che una minoranza di tifosi la difenda e parli per lei".
E questo nonostante le gravi accuse che gravano su Riad, dallo sfruttamento dei migranti stranieri alle torture e agli omicidi dei dissidenti, fino alla persecuzione della comunità Lgbtq.
A far discutere è stata anche la scelta della terza maglia, bianca con i bordi e lo stemma verde, identica a quella della nazionale dell'Arabia Saudita. Per Amnesty International "è la chiara prova della potenza dei petroldollari e della determinazione del Regno saudita a fare 'sportwashing'", a lavare cioè con lo sport "le sue brutali e sanguinose violazioni dei diritti umani".
Alcuni analisti, peraltro, hanno rilevato come le fortune del Newcastle in questa stagione (sette vittorie, sei pareggi e una sola sconfitta, squadra imbattuta da nove partite) nascano dalla bravura dell'allenatore Eddie Howe e dall'abilità della dirigenza oltre che dalla generosa campagna acquisti finanzata dai sauditi.
Finora sono stati spesi 210 milioni di sterline tra gli acquisti di Kieran Trippier, Chris Wood, Bruno Guimaraes, Dan Burn e Matt Targett a gennaio, e di Nick Pope, Sven Botman e Alexander Isak questa estate.