AGI - Se esistesse un saturimetro per misurare il livello di fiducia nel sangue dei tifosi romanisti, ad agosto segnerebbe 100 fisso, ma già a fine ottobre scenderebbe sotto quota 94. A dicembre – succede tutti gli anni da 20 anni - il virus del disincanto sulla stagione calcistica in corso prende in genere il sopravvento dopo i primi, inspiegabili blackout, i primi, ma non ultimi punti buttati via senza un perché.
Giocatori spacciati d’estate come top player che si rivelano modesti comprimari. Allenatori che accettano ‘rose’ arrangiate pensando che la loro idea di calcio basterà a colmare le differenze con le grandi. Una stampa specializzata che non vede l’ora di armare maxi processi per vendere qualche copia in più, facendo salire la temperatura a Trigoria a livelli di anticiclone africano.
Come gli sta? #ASRoma pic.twitter.com/2OHg1stBNm
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È successo sempre così, anche negli anni dei secondi posti, anche con Totti e De Rossi in campo. Ad agosto ti senti lo scudetto cucito sulla maglietta, a fine novembre giri canale all'intervallo contro la prima Salernitana che passa. “Vero, ma quest’anno è diverso – assicura Italo Cucci, storico direttore del Corriere dello Sport e volto noto delle trasmissioni sportive Rai – quest’anno non è scudetto d’agosto, Mourinho e i Friedkin hanno fatto una campagna acquisti intelligente e formidabile, la Roma è iscritta di diritto alla corsa per la vetta, nessuno si può più nascondere”.
Saturimetro a 100 e voglia di crederci davvero, più delle altre volte, perché Dybala non è Carles Perez, Pellegrini e Cristante sono rimasti, Abraham non smania più per tornare in Premier. Se Zaniolo resta, arriva il Gallo Belotti e magari un difensore forte, quest’anno ce la giochiamo con tutti, hanno pensato i 10 mila che sono andati all’Eur alla presentazione del fenomeno argentino: una roba mai vista, forse nemmeno a Napoli quando arrivò Maradona.
ll primo allenamento di Gini Wijnaldum con i compagni #ASRoma pic.twitter.com/CWORbmLisP
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“La chiave è Mou – spiega Cucci – i romanisti lo hanno visto con i propri occhi: in pochi mesi ha trasformato una squadra balbettante in un gruppo unito capace di arrivare in fondo alla Conference League. L’allenatore ha chiesto acquisti precisi e cessioni rapide e la società ha eseguito senza indugio. Hanno visto due presidenti muti fare fatti, in perfetto stile americano. Questa è una società che ha avuto diversi presidenti immobiliaristi, presidenti anche illuminati e amati che avevano però anche un altro business da curare. Questi sembrano concentrati su un solo obiettivo, vincere”.
Però con Gualtieri sindaco forse lo stadio nuovo si farà davvero. “Può darsi, ma la gente ha la sensazione, secondo me fondata, che non sia lo stadio il vero calcolo degli americani per far tornare i loro conti”. E qual è il vero calcolo? “L’ho detto, vincere. C’è solo bisogno di questo, e la gente ti continuerà a riempire anche l’Olimpico, che alla fine non ha nessun problema, forse solo dei bagni migliorabili. Pensaci. Senza nessuno stadio nuovo la Roma è sempre la società che a fine stagione stacca più biglietti di tutti, pure con una squadra da settimo, ottavo posto. Zitti e buoni, i Friedkin, hanno portato uno stile nuovo nel calcio italiano. Fatti, senza nemmeno una parola. La differenza col recente passato è lampante”.
Il Gallo è pronto a cantare!!#belotti #asroma pic.twitter.com/AcyOWX6rIt
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Ma un’aspettativa sempre così alta non rischia di diventare un limite per una città come questa, già tanto provata da disagi quotidiani che sembrano insanabili, altro che bagni rotti allo stadio? “Ma nasce tutto da lì, da una città che negli ultimi anni è andata giù su tanti fronti, i rifiuti e l’economia sono solo i più evidenti. Una vittoria in Conference League diventa un riscatto gigantesco per chi ogni tanto mette il naso fuori dalla capitale e impara come altrove si può vivere meglio. La Roma è questo, una grande aspettativa di grandezza che va oltre il calcio”.
Stasera ultima amichevole estiva, contro lo Shakthar Donesk. Incasso interamente devoluto alle vittime dell’invasione russa. Il vecchio Olimpico sarà quasi esaurito, nemmeno si giocasse un derby. Nemmeno in campo scendessero Batistuta e Salah. Sarà un tripudio di bandiere e cori, i romanisti si sentono già in Champions. Come tutte le estati. Ma forse no, forse quest’anno è diverso.