AGI - È il 18 dicembre del 1999, al San Nicola c'è il pubblico delle grandi occasioni per spingere il Bari all'impresa contro l'Inter. Nell'aria si respira una certa magia dopo l'eurogol di Enyinnaya da oltre 30 metri, ma la serata ha ancora in serbo degli effetti speciali.
All'88' un 17enne alla sua seconda presenza in A controlla al volo di tacco un lancio proveniente dalla sua metà campo, si infila tra Blanc e Panucci e fredda Ferron sul primo palo. È il biglietto da visita di Antonio Cassano: quando manca una settimana all'ultimo Natale del ventesimo secolo, il calcio italiano si illude di aver trovato il nuovo Messia.
Un talento abbagliante, innegabile e cristallino. Ma come spesso accade dove c'è tanta arte, il rischio di guardarsi alle spalle con qualche rimpianto è concreto. Cassano, 40 anni martedì prossimo, ha giocato per club blasonati e per la nazionale e ha sollevato al cielo trofei prestigiosi.
Ma il dubbio persiste su cosa sarebbe potuto diventare senza alcuni eccessi. Così frequenti da meritare un neologismo, le cosiddette 'cassanate'. Un termine coniato da Fabio Capello ai tempi della Roma, per Cassano il primo vero step nel calcio che conta dopo aver lasciato il proprio 'nido' a Bari.
Un rapporto di alti e poi di bassi con il totem Totti, ma quando in campo erano i piedi a parlare c'era da strabuzzare gli occhi. Ed è per questo motivo che Capello, con Florentino Perez, decide di dare a quel fantasista burbero ma geniale la possibilità di diventare un 'Galacticos'.
Un jolly sfruttato malissimo da Cassano, che fa fatica a ritagliarsi spazio in quel Real zeppo di fenomeni e arriva ai ferri corti con il tecnico, scimmiottato con un'imitazione dopo l'ennesima panchina.
Dall'apice alla ripartenza, dopo una stagione e mezza il 'Pibe di Bari' torna in Italia e viene accolto dalla Sampdoria. È un connubio che restituisce serenità a Cassano, che in blucerchiato diventa 'Fantantonio', sforna assist e con Pazzini forma ciò che più si è avvicinato alla coppia Vialli-Mancini.
La Samp vola e torna in Europa ma un'altra 'cassanata' rompe l'idillio: il pugliese viene messo fuori rosa per 'comportamento irrispettoso' verso il presidente Garrone.
Si chiude un'altra porta, si apre un portone: il Milan piomba su di lui, lo tessera nell'inverno del 2011 e gli regala un ruolo da protagonista assoluto nello scudetto vinto qualche mese più tardi.
Quello che sembra un nuovo inizio viene però stroncato da un problema di salute: un'operazione al cuore lo tiene lontano dai campi per diversi mesi, con Galliani sorgono le prime incomprensioni e nell'estate successiva cambia lato di Milano, sponda Inter per una stagione.
Cassano chiude poi la carriera in campo tra Parma e il ritorno alla Sampdoria, oltre a un grottesco tira e molla col Verona concluso ancor prima dell'inizio del campionato. Ma Fantantonio è un personaggio ormai radicato nell'immaginario collettivo.
Dal tormentone 'mitt a Cassano' al ruolo di opinionista con l'amico Vieri per la Bobo Tv in cui, a suo modo, prova a spiegare la propria idea di bellezza: il suo secondogenito, nato dal matrimonio con Carolina Marcialis, si chiama Lionel in onore di Messi e guai a chiedergli un'opinione sul Ronaldo più forte.