AGI - Una calciatrice del Paris Saint Germain è stata arrestata perché sospettata di essere la mandante dell'aggressione subita in strada da una sua compagna di squadra, la 31enne Kheira Hamraoui. Come rivelato da L'Èquipe, Aminata Diallo - centrocampista 26enne che all'attivo ha anche sette presenze nella nazionale francese - potrebbe aver architettato il pestaggio per motivi di rivalità interna al gruppo.
La sera del 4 novembre Diallo ha riaccompagnato la vittima a casa, nel distretto dell'Yvelines, dopo una cena organizzata dal Psg in un ristorante della capitale. All'arrivo, due sconosciuti si sono avvicinati al veicolo e se la sono presa con Hamraoui, colpendola più volte con una sbarra di ferro. La calciatrice e' stata poi portata all'ospedale di Poissy, dove le sono state messi punti a mani e gambe.
A causa della convalescenza, la 31enne ha dovuto saltare il match casalingo del 9 novembre valido Champions League femminile contro il Real Madrid, vinto dal Psg per 4 a 0. Al suo posto è stata schierata titolare proprio Diallo, a cui spesso è stata preferita Hamraoui dall'inizio della stagione.
Contattato il club parigino ha spiegato di non essere al corrente del ruolo svolto dalla sua giocatrice nell'aggressione alla compagna e ha annunciato che collaborerà con la polizia per fare luce sui fatti.
I precedenti
L'aggressione alla calciatrice del Psg Kheira Hamraoui ha un precedente illustre nel pattinaggio artistico sul ghiaccio: il pestaggio di Nancy Kerrigan nel 1994. Era l'Epifania di quasi 28 anni fa quando l'allora campionessa americana di pattinaggio artistico, 24enne, fu aggredita al termine di un allenamento da un uomo che la colpì a un ginocchio con un manganello della polizia con il chiaro intento di stroncarle la carriera. I giornalisti presenti riuscirono a filmare una parte dell’aggressione e le immagini di Kerrigan a terra per il dolore che grida “perchè?” fecero il giro del mondo. La notizia ebbe un'eco vastissima anche perché si era a poche settimane dalle Olimpiadi invernale di Lillehammer, in Norvegia.
Nel 1991 il 'dream team' del pattinaggio Usa aveva sbancato i mondiali conquistando tutto il podio nella prova individuale: oro a Kristi Yamaguchi, argento a Tonya Harding e bronzo a Nancy Kerrigan. Tre mesi dopo l'aggressione, proprio Tonya Harding si dichiarò colpevole di aver commissionato il pestaggio della rivale che nella stagione 1992-93, quando Yamaguchi si ritirò dalle competizioni, era diventata la campionessa americana di pattinaggio sul ghiaccio. Nel 1992 invece Tonya Harding arrivò terza ai campionati nazionali, quarta alle olimpiadi invernali e sesta ai campionati mondiali e nel 1993 non riuscì a qualificarsi per i mondiali.
Fu l'inizio di un declino accelerato da diversi infortuni. Lei incolpò la cattiva forma all'asma anche se era stata vista più volte fumare. Tonya Harding apparve da subito come la mandante: l’aggressore, Shane Stant, venne infatti arrestato poche settimane dopo l’incidente e accusò l’ex marito di Harding, Jeff Gillooly, e la sua guardia del corpo di averlo pagato per aggredire Kerrigan. A sua volta Gillooly testimoniò contro Tonya, sostenendo che era a conoscenza dell’aggressione e che l’aveva autorizzata.
Nel frattempo Kerrigan e Harding parteciparono entrambe ai Giochi di Lillehammer e Nancy, ripresasi dalla contusione, ottenne un argento nella prova individuale che per gli americani doveva essere un oro (a vincere fu l’ucraina Oksana Baiul). Dopo la confessione la Harding evitò il carcere ma le fu revocato il titolo di campionessa nazionale conquistato nel 1991. La Kerrigan, invece, si ritirò spontaneamente dalle gare.