AGI - Se vincere è di per sé già difficile, ripetersi lo è ancora di più. Una frase sentita e risentita, che mai come in questa occasione, però, mette ancor più chiaramente sotto i riflettori la forza del gruppo classe 2004 della Roma. Campione d’Italia Under 15 nella stagione 2018-2019 (battuto il Milan 2-0), Campione d’Italia Under 17 in quest’annata appena conclusa con la vittoria in finale contro il Genoa (3-1). Due scudetti consecutivi conquistati e che forse avrebbero potuto essere tre con il titolo Under 16 se il non ci fosse stato l'anno di stop per la pandemia, visto che si tratta di uno dei gruppi più forti e promettenti mai visti in circolazione a Trigoria e nel nostro Paese.
Nuova guida tecnica
La Roma dei 2004 è tornata sul tetto d’Italia cambiando guida tecnica, dal turco Tugberk Tanrivermis a Fabrizio Piccareta, ma non l’ossatura della squadra, rimasta pressoché la stessa. Da Koffi a Cherubini, da Tomaselli a Falasca, da Catena a Faticanti, passando per i gemelli Leonardo e Francesco D’Alessio. Una “famiglia” giallorossa che è cresciuta e ora si appresta ad entrare nel mondo della Primavera, iniziando a toccare con mano il sogno del professionismo.
I gemelli D'Alessio
Sono proprio i gemelli D’Alessio, nati il 21 febbraio 2004, i grandi protagonisti degli ultimi due atti stagionali con un gol a testa, a raccontare all'AGI il mondo della Roma dei classe 2004, tra sogni e ambizioni personali, segreti della squadra e l’ambiente di Trigoria, partendo però prima dalle emozioni che ha portato con sé la vittoria del secondo Scudetto consecutivo: “Vincere uno scudetto è fantastico, farlo segnando un gol nella finale è qualcosa di unico - racconta Leonardo, terzino destro autore del terzo sigillo giallorosso contro il Genoa - mi dispiace averlo segnato al nostro migliore amico (Ascioti, portiere rossoblù, ndr), però è stata un’emozione indescrivibile. Avrò rivisto il video dell’azione almeno 100 volte e ancora ho i brividi, tutti i compagni che mi corrono dietro e tutti che si buttano addosso a me. Non si può spiegare”.
"Una gioia incredibile"
Ancor più importante, forse, è stata la rete di Francesco in semifinale contro la Spal, valsa il 3-2 e l’accesso in finale all’ultimo secondo dei tempi supplementari: “Una gioia incredibile quel gol, quasi non ci credevo, è stata la prima volta che provavo un’emozione del genere - commenta il centrocampista - in precedenza avevo fatto anche l’assist per il momentaneo pareggio di Falasca all’87’ e già quella è stata una scarica emotiva pazzesca, ma l’aver realizzato quel gol è stato unico. Per quanto riguarda la vittoria dello Scudetto sapevamo delle nostre potenzialità, dal primo all’ultimo, siamo felicissimi di aver centrato il nostro obiettivo. Una dedica? Sicuramente i primi a cui lo dedichiamo sono i nostri genitori - chiosano i due - se non ci fossero loro non saremmo qui. Continuano a fare mille sacrifici per noi, ci portano al campo ogni giorno organizzandosi con i turni di lavoro, ci seguono e ci sostengono sempre. Poi ci teniamo a ringraziare e quindi a dedicare il nostro successo alla Football Service Agency e ai nostri procuratori Stefano Antonelli, Emanuele Di Cicco e Manuele Iorio. Più che procuratori però ci teniamo a sottolineare che sono in primis amici per noi, ormai ci conosciamo da tanti anni e sin da subito ci hanno preso seriamente a cuore, seguendoci ogni giorno e passo dopo passo nella nostra crescita, interagendo molto anche con i nostri genitori”.
La crescita a Trigoria con la Roma nel cuore
Romani e romanisti, Francesco e Leonardo D’Alessio una volta messi i piedi dentro Trigoria non l’hanno mai più abbandonata. “Eravamo piccolissimi e non sapevamo ancora dell’esistenza delle giovanili della Roma - racconta Francesco - Un giorno i nostri genitori ci portarono proprio a Trigoria dicendoci che dovevamo fare un allenamento normale, come quelli che si fanno sempre nelle scuole calcio. Da quel momento in poi non siamo mai usciti di lì ed è iniziata la nostra avventura in giallorosso, partendo dai Pulcini. Entrare ogni giorno da quel cancello è un’emozione continua e inoltre vedere ora quei bimbi piccoli che una volta eravamo noi, ridere, giocare e divertirsi con la maglia della Roma addosso è bellissimo. È una questione d’amore”. Al primo anno di agonistica il primo Scudetto, bissato quest’anno con una maturità ben diversa: “In Under 15 eravamo allenati da Tanrivermis ed essendo turco non parlava bene italiano - spiega Leonardo - Le prima parole che ha detto però sono state che avremmo vinto lo scudetto. Nessuno ci credeva, lo prendevamo quasi in giro, ma è stato molto bravo a lavorare sull’aspetto mentale ed è riuscito a crescere un bel gruppo. A distanza di due anni più che gruppo squadra ci possiamo considerare una famiglia, non c’è stata mai una discussione tra di noi, abbiamo sempre seguito tutti la stessa strada e abbiamo raggiunto insieme l’obiettivo che ci eravamo prefissati”.
La maturità calcistica, senza tralasciare gli studi
Una volta raggiunti determinati livelli e con tutti i giorni occupati da allenamenti, partite o viaggi per le trasferte, non è facile per ragazzi di questa età riuscire a conciliare lo sport e la passione con lo studio (frequentano con un'ottima media di voti il liceo linguistico di Morena, periferia sud-est di Roma): “Ormai è diventata un’abitudine per noi - sottolinea Francesco - l’importante è riuscire ad anticiparsi i compiti, farne il più possibile. Ogni tanto capita che andiamo in trasferta con i libri, anche se in camera con gli altri compagni non è mai facile riuscire a studiare (ride, ndr). Però anche i professori ci vengono incontro, sanno dei nostri impegni e ci aiutano tanto, non come successe invece alle scuole medie. Diciamo che ce la caviamo anche con buoni voti”. In attesa della maturità scolastica (Leonardo e Francesco hanno appena concluso il terzo anno di liceo), i due giovani giallorossi, a piccoli grandi passi, stanno percorrendo la via della maturità calcistica, già comunque a buon punto per quanto fatto vedere in campo: “Due anni fa ho fatto molta fatica con Tanrivermis, non mi sentivo parte del progetto - chiosa Leonardo - ho sempre giocato sulla fascia, ma il gioco non era molto improntato sugli esterni. Con Piccareta invece mi sono sentito più importante, la squadra cercava sempre l’attacco alla profondità e le mie doti hanno fatto sì che venissi impegnato molto più spesso. Mi sento cresciuto molto e ora ho più prospettive”.
Simile il discorso di Francesco: “In me ho notato molto un miglioramento dal punto di vista mentale, prima mi facevo prendere più dal nervosismo, non giocavo in un ruolo stabile e molte cose non mi riuscivano. Mi sono sempre messo a disposizione della squadra per cercare di aiutarla, però certe volte non comprendevo il mio utilizzo in una posizione che non mi apparteneva, quando avevamo a disposizione gente giusta per ricoprirla. Parlando con mister Piccareta ho espresso la mia volontà di giocare stabilmente a centrocampo e grazie a questo sono riuscito a mettere in mostra il mio valore”.
L’alba della Primavera
Con la probabile nascita ufficiale del Campionato Nazionale Under 18, dopo l’anno di sperimentazione appena concluso, ci sarà un ulteriore step da compiere prima di approdare ufficialmente in Primavera per i classe 2004 della Roma. Sia Leonardo che Francesco, però, hanno avuto già modo di muovere i primi passi insieme ai ragazzi di Alberto De Rossi: “La Primavera ho già avuto la fortuna di ‘assaggiarla’ - spiega il laterale destro - mi sono allenato qualche volta con loro e sono stato portato anche in panchina ad Empoli. Già ora con mio fratello ci riteniamo fortunati per il percorso che abbiamo fatto, partire dai Pulcini e arrivare fin qui è bellissimo, vogliamo continuare su questa strada”.
Qualche allenamento in più invece per Francesco, che ha potuto condividere il campo anche con qualcuno di più importante: “Ho avuto la fortuna di allenarmi con Zaniolo durante il suo recupero dall’infortunio, è una fonte di ispirazione per la cattiveria agonistica che ci mette e per l’amore che dimostra alla Roma. Il mio sogno al momento è quello di poter arrivare ad allenarmi in pianta stabile con la Primavera, sono fiducioso”.
Gli occhi di Mou
Tra poco sbarcherà a Trigoria anche uno dei più grandi allenatori del panorama calcistico mondiale, ovvero José Mourinho, uno che sui giovani ha sempre puntato: “Da quando è arrivata l’ufficialità non faccio altro che pensarci - afferma Leonardo - Mou è uno che crede nei giovani, non scordiamoci che a 19 anni ha fatto esordire Santon nell’Inter del triplete. Chissà, gli è stato fatto un contratto triennale, sarebbe un sogno esordire con lui”. Sulla stessa scia il fratello Francesco: “Pensare che un allenatore come Mourinho possa stare lì a guardare i nostri allenamenti, è un qualcosa che può dare una carica in più. Ognuno dovrebbe mettere sempre in mostra il proprio valore, perché con il passare del tempo magari viene a bussare alla nostra porta e chiede di noi. Con la giusta voglia e con un pizzico di fortuna si può arrivare in alto, non si sa mai”.