AGI - Quella vissuta dalla Juventus è l'ennesima cocente sconfitta subita in Champions League, il sogno diventato ossessione che tormenta tifosi e dirigenza. Ma stavolta l'eliminazione fa più male del solito. Perché è avvenuta agli ottavi di finale, troppo presto; perché è arrivata contro una squadra piu' che abbordabile, il Lione di Garcia; perché avvenuta all'indomani di una gara regalata, almeno per metà, quella dell'andata in terra francese pre-pandemia. Perché, infine, è una sconfitta che apre scenari e implica decisioni, in parte smorzate con frasi di rito da Andrea Agnelli nel dopo-partita ai microfoni di SkySport. Ronaldo resterà? "Cristiano è un pilastro della Juventus", ricorda il presidente bianconero. La Juve cambierà guida tecnica? "Il bilancio quest'anno è agrodolce", ribadisce. Il tempo per un brusco cambiamento, del resto, è poco. Tra poco più di un mese inizia una nuova stagione che significa nuova rincorsa alla "Coppa dalle grandi orecchie".
Agnelli guarda indietro è suddivide la stagione in due parti. Ma non dal punto di vista temporale, pre e post lockdown come siamo abituati a sentire in queste settimane. Quello del massimo dirigente juventino è un giudizio doppio, costruito a seconda degli obiettivi fissati la scorsa estate: "È stata una stagione difficilissima, abbiamo ottenuto un grande risultato vincendo il nono campionato consecutivo, scrivendo una pagina di calcio fantastica, perché come ha sempre detto il mister, è partito dalla categorie più basse per arrivare in cima alla vetta d'Italia, e credo che la pagina di calcio che ha scritto Maurizio sia una pagina straordinaria nel calcio italiano. In Champions League evidentemente è deludente, è deludente per noi, è deludente per i giocatori, per i tifosi".
Se dovessimo tramutare tutto questo in voti si potrebbe azzardare un 8 in pagella per il campionato, nonostante qualche inciampo di troppo soprattutto nelle ultime settimane, e un bel 4 in Champions. "Uscire in questo modo, in questa doppia sfida con il Lione, ci deve lasciare tutti quanti delusi e quindi ci prenderemo qualche giorno, faremo delle valutazioni complessive per capire come affrontare la prossima stagione". La media è una sufficienza stiracchiata ma che forse potrebbe bastare a promuovere Sarri all'anno successivo. Si è applicato, certo, ma poteva fare molto di più.
Per Agnelli "la Champions è una competizione a cui anche altri club partecipano con la stessa nostra ambizione di vincerla, è evidente che in una serata come questa e contro un avversario che francamente era abbordabile, per cui al momento dei sorteggi nessuno ha versato una lacrima, questo è deludente, però il gruppo dirigente che ho è molto affiatato e me lo tengo stretto".
Ma se l'allenatore, i dirigenti e la punta di diamante dovessero restare l'attenzione si rivolgerebbe evidentemente verso i giocatori. "Mi è capitato di sentire più volte che abbiamo una delle rose più vecchie d'Europa, quindi questo può essere un elemento di riflessione" ha sottolineato ancora Agnelli. "Anche le prestazioni che abbiamo avuto durante la stagione sono un elemento, ci sono tante cose che abbiamo cambiato quest'anno e hanno fatto sì che fosse un anno difficilissimo, come lo sono ad esempio i cambi fatti all'interno dello staff. Sono dinamiche e modi d'intendersi che vanni ricreati. E quando uno cambia così tanto poi sa di rischiare di andare incontro a delle difficoltà". L'arrivo di De Ligt dodici mesi fa e quelli prossimi di Arthur e Kulusevski potrebbero non bastare. La Juventus si è accorta che la sola esperienza è in grado di far vincere un campionato ma non basta, forse, per alzare il trofeo più ambito e agognato. Quello che per Agnelli, per l'ambiente e per i tifosi "non e' piu' un sogno ma un obiettivo". Il timore, però, è che continui a restare un sogno.