S e i “buu” rivolti ai calciatori di colore all’interno degli stadi, durante le partite di calcio, sono stati smorzati con pesanti sanzioni ai club e ai tifosi, ora è il momento di intervenire anche per quanto riguarda un’altra faccia della realtà, ormai altrettanto tangibile: i social.
A scendere in prima linea sarà proprio uno dei club più blasonati al mondo, il Manchester United, dopo la valanga di insulti subiti da Paul Pogba e Marcus Rashford a causa del rigore sbagliato dal primo lo scorso lunedì contro i Wolves e la sconfitta in casa contro il Crystal Palace subita sabato dai “Red Devils” per quanto riguarda il secondo, reo di aver sbagliato una facile palla gol. Su Twitter i due calciatori di colore, francese Pogba e inglese Rashford, sono stati letteralmente massacrati, tanto che il centrocampista ex Juve ha commentato gli insulti con un post ad hoc:
My ancestors and my parents suffered for my generation to be free today, to work, to take the bus, to play football. Racist insults are ignorance and can only make me stronger and motivate me to fight for the next generation. pic.twitter.com/J9IqyWQj4K
— Paul Pogba (@paulpogba) August 25, 2019
L’incontro tra i vertici del club inglese e Twitter sarà solo il primo, ora lo United vuole fare il giro delle parrocchie e sentire anche cosa ha da dire Facebook a tal proposito, anche se lì gli attacchi di stampo razzista sul social targato Zuckerberg sono minori, perlomeno in termini numerici.
Sulla questione, che naturalmente riguarda anche altri calciatori, come Tammy Abraham e Yakou Méïté del Chelsea colpiti circa una settimana fa dai propri supporters, come riporta The Guardian, è intervenuta anche Kick It Out, un’associazione che si occupa di uguaglianza e inclusione nel calcio inglese: “I vili abusi razzisti sui social media sono continuati oggi. Questo problema non andrà via e necessita di un'azione decisiva. Senza un'azione immediata e la più forte possibile, questi atti codardi continueranno a crescere”.