M ettiamola così: non tutti i mali vengono per nuocere. E' l'unico modo per spiegare il repentino passaggio dalla desolazione all'euforia che i tifosi rossoneri hanno vissuto quando si è scoperto che il presidente cinese della società non aveva pagato la tranche mancante per l'aumento di capitale del Milan e quando, subito dopo, è venuto fuori l'interessamento di una famiglia di finanzieri americani, i Ricketts, già proprietari dei Chicago Cubs di Major League Baseball.
Come riporta la Gazzetta, la famiglia ha confermato attraverso un comunicato di essere interessata all'acquisto della società. "La famiglia Ricketts ha portato un titolo ai Chicago Cubs dopo investimenti a lungo termine ed essendo focali e centrali nel progetto della squadra, di ciò che la circonda, per i tifosi e per la città di Chicago. La famiglia vorrebbe portare lo stesso approccio all’AC Milan. (Non ci sarebbero modifiche rapide ma investimenti a lungo termine per assicurare un successo duraturo)" si legge nel comunicato. Con dettagli non da poco: quegli 'investimenti di lungo termine' e quel 'successo duraturo' che potrebbero trainare squadra e tifosi fuori dal pantano di una lunga incertezza.
Il problema con l'Uefa
A fine maggio i sogni del Milan si erano fermati quando l’Uefa aveva negato al club il settlement agreement, vale a dire il patteggiamento delle sanzioni per la “violazione delle norme del Fair Play Finanziario”. La camera investigativa del Club financial control body aveva già deciso a dicembre scorso di non concedere il voluntary agreement. Non era stata sufficiente l’ambizione dell’ad Marco Fassone che sperava di incassare un giudizio positivo contando sui dati positivi della semestrale.
Il Milan è ancora in attesa del giudizio dei tre giudici del consiglio che decideranno come sanzionare il club per aver sforato il bilancio nel triennio precedente (2014-2017). Il ventaglio delle possibili sanzioni è ampio. A fronte di un deficit di oltre 100 milioni, tra le ipotetiche punizioni – stop al mercato, restrizioni della rosa, multe – non è esclusa la più severa: l’esclusione dalle Coppe. Cioè, addio Europe League. Difficile che l' eventuale ricorso al Tas possa portare i giudici svizzeri a cambiare decisione: Nyon ha bisogno di basi più solide.
Nel caso del Milan, ricostruisce Gazzetta dello Sport, la (tacita) strategia di Nyon era stata di concedere tempo al Milan nella speranza che arrivassero elementi positivi in merito al rifinanziamento, alla proprietà, ai ricavi futuri. E forse la buona notizia è arrivata con il comunicato dei Ricketts e con il fondo Elliott, intervenuto per versare i 32 milioni che il presidente del Milan, Yonghong Li, avrebbe dovuto sborsare per completare l'aumento di capitale del club. Il termine scadeva venerdì alle 17 e Li ha 10 giorni per restituire i soldi a Elliott che altrimenti avvierà la procedura di escussione del debito davanti al Tribunale del Lussemburgo. Il numero uno cinese cercherà il denaro mancante affidando il rimborso a un nuovo socio, di cui si parla da tempo.
Il fondo, infatti, non ha intenzione di gestire il club a lungo perché il calcio non è la sua mission. In sostanza sistemerebbe i conti e cercherebbe un nuovo management per il 'diavolo'.
Troppe incertezze restano sul rifinanziamento del debito (non ancora completato) di 303 milioni - contratto con il fondo americano Elliott - e “sugli effetti passivi da pagare entro ottobre 2018”. A pesare, scrive il Corriere della Sera, i troppi dubbi sulla affidabilità finanziaria del principale azionista del Milan, Li Yonghong, e sulla continuità della gestione economica.
Hanno indiscutibilmente nuociuto al Milan i continui rinvii del rifinanziamento da parte del misterioso uomo d’affari, a rischio default. Il patron del Milan, 48 anni, è al centro di numerose inchieste giornalistiche per numerose truffe e il millantato impero (recente la notizia del fallimento della sua cassaforte, la società Jie Ande). Non solo: la procura di Milano ha aperto un’inchiesta sulla cessione del club all’imprenditore cinese,
Non è bastata la garanzia di continuità aziendale da parte del fondo Elliott. Le incertezze permangono anche nell’eventualità che alla scadenza del debito (ottobre 2018) il fondo americano subentri come nuovo proprietario (vorrà vendere a sua volta?). Non solo. L’Uefa bacchetta il Milan anche sul piano dei ricavi: il business plan si basa su ipotetiche entrate prive di riscontro (qualificazione alla Champions League e nuovi sponsor asiatici: peccato che il mercato cinese sia stato ancora avviato).
Tutti questi elementi sono emersi nelle numerose inchieste dell’Agi sulla incerta provenienza dei soldi con cui il 13 aprile 2017 la Rossoneri Sport Investment Luxembourg di Li Yonghong ha rilevato da Fininvest il 99,93% di AC Milan.
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