I l Messico è stata la sorpresa più grande delle prime giornate del Mondiale in Russia. Ma l’inaspettata vittoria contro la Germania, i cui festeggiamenti sono stati rilevati anche dai sismografi, non è l’unica vicenda che riguarda la squadra centro-americana. Il suo capitano Rafa Marquez, classe 1979, è al centro di uno scontro con la Casa Bianca che dura da quasi un anno. Lo scorso agosto, Marquez è stato inserito nella blacklist del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti d’America.
Come ricorda il Post, questo significa che non può usare le stesse maglie da allenamento dei suoi compagni, dissetarsi dalle stesse bottigliette, rilasciare interviste se alle sue spalle ci sono i cartelloni pubblicitari che mostrano i loghi di aziende americane. Ma non può neanche essere nominato “uomo partita” (premio sponsorizzato dalla Budweiser) o ricevere altri riconoscimenti simili. Più in generale, non può stringere nessun accordo commerciale con le banche e le aziende statunitensi o incontrare americani durante la sua permanenza in terra russa.
Il motivo dell’inserimento nella “lista nera”
Gli Stati Uniti hanno preso questa decisione sostenendo che Marquez, e le sue aziende, sarebbero coinvolte in una vasta operazione di riciclaggio di denaro appartenente ai cartelli messicani che si occupano di narcotraffico. In particolare avrebbe agito in favore di Raul Flores Hernandez che, come scrive Sky, è sospettato di essere uno dei maggiori operatori in territorio americano. Un’accusa pesante che l’ex giocatore del Barcellona, visto anche in Italia con la maglia del Verona, oggi difensore dell’Atlas, ha sempre negato con decisione, iniziando una battaglia legale per essere tolto dai “cattivi” di quella lista.
Tutti i problemi per la FIFA
Per prepararsi al Mondiale, ogni squadra ha ricevuto dalla FIFA 1,5 milioni euro. Una parte di questi sono arrivati al Messico tramite banche europee, in euro, a causa proprio di Rafa Marquez. Ma non è finita qui. Ogni elemento economico, piccolo o grande, che riguarda la sua presenza in Russia è stato studiato nei minimi particolari, racconta il New York Times, con uno sforzo di grande diplomazia tra la federazione messicana e il massimo organo calcistico mondiale. Dall’alloggio ai servizi offerti ai giocatori.
Uno dei problemi più grossi è stato quello di far sospendere i rapporti tra Marquez e la FIFA stessa, i cui dipendenti sono tutti cittadini americani: quando Marquez deve apparire in una conferenza stampa organizzata dalla FIFA, ad esempio, il moderatore non può essere un americano. Tutte misure necessarie per evitare che il difensore fosse costretto a rimanere a casa. E perdere così la possibilità di giocare il suo quinto mondiale. Un traguardo raggiunto solamente da altri due campioni come Buffon e Matthäus.