C on il sorteggio della fase a gironi, che si terrà oggi al Cremlino, si entra nel vivo del Mondiale di calcio del 2018 in Russia. Le 32 squadre qualificate saranno suddivise in 8 gruppi da 4 squadre che si affronteranno per la 21° edizione della Coppa del Mondo, organizzata dalla Fifa dal 14 giugno al 15 luglio. È la prima volta che la manifestazione si tiene in un paese dell’Europa dell’est. È la prima volta, da 60 anni, che non ci sarà l'Italia.
Per la Russia, ancora sotto sanzioni e accusata da più parti di interferire nei processi elettorali dell’Occidente, l’evento ha anche un forte valore politico ed è un’occasione per rilanciare un’economia che si sta rialzando dopo due anni di recessione. Il paese ha già esperienze nell’organizzazione di grandi manifestazioni sportive: durante l’Urss, nel 1980, ha ospitato i Giochi Olimpici e più di recente, nel 2014, le Olimpiadi invernali a Sochi, sul Mar Nero. In entrambi i casi, gli appuntamenti sono stati accompagnati da boicottaggi e scandali.
Un Mondiale che nasce all’ombra di scandali
Il Mondiale è iniziato sotto i peggiori auspici, a causa del Fifagate, lo scandalo di corruzione all’interno dei vertici del calcio mondiale, che avrebbe assegnato in modo poco trasparente, sette anni fa, la Coppa del 2018 alla Federazione e al Qatar quella del 2022. L’inchiesta ha fatto crollare l’impero dell’ex numero uno della Fifa Sepp Blatter (sostituito da Gianni Infantino) e causato un’ondata di appelli a togliere a Mosca l’organizzazione del Mondiale.
Il boicottaggio è stato avanzato anche da chi, come la Gran Bretagna, voleva in questo modo condannare le operazioni militari russe in Siria, a fianco del regime di Bashar al-Assad. Altro motivo per annullare il Mondiale russo, secondo alcuni, sarebbe lo scandalo del doping di Stato, che tra le altre cose potrebbe mettere a rischio la partecipazione della squadra russa alle Olimpiadi invernali del prossimo anno in Corea del Sud. Nel 1980, era stata l’invasione sovietica dell’Afghanistan a provocare il clamoroso boicottaggio delle Olimpiadi da parte degli Stati Uniti, mentre tre anni fa a Sochi la maggior parte dei leader occidentali - fatta eccezione per l’allora premier italiano Enrico Letta - non si sono presentati ai Giochi invernali, come gesto di condanna della controversa legge contro la propaganda gay, ritenuta lesiva dei diritti umani.
Ripercussioni sulla raccolta di sponsor
Lo scandalo corruzione ha avuto una forte ripercussione d’immagine sulla Fifa, che ha perso alcuni grandi sponsor, come Sony ed Emirates, e si è innestato sui danni d’immagine incassati dalla Russia dopo la crisi ucraina, l’annessione della Crimea e le sanzioni occidentali. Le grandi multinazionali non hanno sgomitato per accaparrarsi le sponsorizzazioni più prestigiose e anche le società russe, di solito molto generose nello sponsorizzare eventi sportivi, stanno rimanendo in disparte. Per ora, a bordo sono salite il colosso statale del gas Gazprom, partner Fifa dal 2013, e la Alfa Bank.
Secondo gli analisti, pesano sia crisi economica, che il fatto i pesanti investimenti fatti da molte società società russe nelle Olimpiadi invernali di Sochi, progetto voluto personalmente dal presidente Vladimir Putin, il quale aveva chiesto al business nazionale uno forzo di sistema. Le Olimpiadi di Sochi sono state le più costose di sempre: 55 miliardi di dollari, quattro volte di più rispetto a quanto i russi avevano programmato. Ad aggiudicarsi gli appalti di costruzione più ricchi era stato il fedelissimo di Putin, Arkady Rotenberg. Anche per la costruzione delle infrastrutture dei Mondiali sono in campo alcuni degli imprenditori già vicini al Cremlino, come Ghennady Timchenko, la cui Stroytrangaz corporation si è aggiudicata gli appalti per gli stadi di Volgograd e Nizhny Novgorod, e il miliardario russo-azero Aras Agalarov, chiamato il Trump di Russia, il cui gruppo di costruzioni ha l’incarico di costruire lo stadio di Kaliningrad.
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Numeri e logistica del Campionato
Il Campionato si gioca in 64 partite, in 11 città e 12 stadi, alcuni costruiti dal niente e altri solo ristrutturati, tutti nella parte europea della Russia. Si va da Ekaterinenburg, la città più a est, fino a Sochi, che è quella più a sud. Il cuore dell'evento è Mosca, con due impianti: l’arena principale è quella di Luzhniki, che ospiterà la finale, mentre la Otkrytie Arena, del glorioso Spartak, ospiterà la partita inaugurale; ci sono poi San Pietroburgo, Volgograd, Kazan, Kaliningrad, Nizhniy Novogorod, Samara, Saransk e Rostov sul Don. La capienza minima delle strutture prescelte è di 35.000 posti, come nel caso dello stadio di Ekaterinenburg, mentre l'impianto più grande è il Luzhniki.
Quattro stadi, in quattro città diverse, sono stati testati questa estate con la Confederation Cup, che ha riscosso gli apprezzamenti della Fifa. Ne mancano ancora otto da completare, ma tutte le infrastrutture sportive dovrebbero essere consegnate tra dicembre e inizio anno. Ci sono ancora ritardi allo stadio di Samara, per problemi con il subappaltatore e anche per la complessità del progetto e grandi polemiche sui costi dello stadio di San Pietroburgo, la Zenit Arena, un cantiere aperto da 10 anni e macchiato da casi di corruzione, sfruttamento di operai nordcoreani in violazione dei diritti umani e impennata vertiginosa dei costi: si è arrivati a oltre 636 milioni di euro, sette volte le stime previste all’inizio.
Oltre agli stadi, si stanno costruendo strade, strutture ricettive e aeroporti: la distanza tra Kaliningrad ed Ekaterinburg è di oltre 3.000 chilometri. Il progetto più costoso è l’ampliamento delle piste dello scalo internazionale Mosca Sheremetevo, poi quello dell’aeroporto di Rostov sul Don e del secondo aeroporto di Mosca, Domodedovo, che devono ancora essere tutti terminati. Se da una parte, la costruzione e l’ampliamento di infrastrutture è vista come un’occasione di riscatto per alcune città periferiche - come Saransk, la città più piccola, che ospiterà i Mondiali - dall’altra in molti si chiedono cosa si farà di stadi così avveniristici una volta finita la Coppa del Mondo: le 36 squadre dei due massimi campionati appartengo ad enti locali o società statali, sui cui bilanci ha pesato la crisi economica e che oggi si trovano ai margini del calcio europeo.
Le spese totali per la manifestazione sono state riviste a rialzo due volte nell’ultimo anno, con un decreto firmato dal primo ministro Dmitri Medvedev: l’ultimo aumento ha portato le spese al corrispettivo di 10 miliardi di euro. L’aumento è stato dovuto, ufficialmente, alle oscillazioni del rublo nel cambio con l’euro e il dollaro, valute in cui vengono comprati i materiali per le costruzioni, per lo più importati. Ma non è un segreto che in Russia la corruzione è endemica, nonostante ufficialmente il governo abbia promesso battaglia a questo fenomeno.
Sono previsti 1 milione di visitatori dall’estero; i biglietti vanno dai 1.280 rubli (quasi 20 euro), fino ai 66.000 rubli (quasi 1.000 euro) per la finale ed è obbligatorio essere in possesso del passaporto del tifoso (Fan Id).
In Russia, evento sotto tono
Putin non è un tifoso di calcio e lo sport nazionale in Russia è l’hockey. Rispetto alla retorica nazionalista che aveva accompagnato i Giochi di Sochi, il Mondiale di calcio appare quasi sotto tono. La nazionale è senza speranze: nel ranking Fifa, occupa il 65° posto, il più basso tra tutte le 32 squadre che parteciparono alla manifestazione e il suo posizionamento peggiore di sempre. Putin sta tenendo le distanza dalla nazionale, mentre la stampa non dà all’evento il risalto che avevano avuto le Olimpiadi invernali del 2014, con la campagna mediatica e il programma governativo “Un paese-una squadra!”.
Nonostante questo, i Mondiali sono un appuntamento di rilievo, prima di tutto perché come in pochi altri paesi al mondo lo sport nella Russia di oggi ha una forte connotazione politica. Mentre di solito, lo sport viene sostenuto dallo Stato per promuovere uno stile di vita sano, qui è usato anche per dimostrare la supremazia sugli avversari geopolitici. I russi vanno sinceramene fieri del risultato conquistato a Sochi - rimesso, però, in discussione dal recente scandalo sul doping di Stato - dove hanno ottenuto il primo posto nel medagliere finale, battendo gli Stati Uniti. Il culto delle vittorie sportive non è un aspetto nuovo e risale all’Unione sovietica, ma con Putin è tornato in auge. Sull’immagine di una Russia sana e forte, Putin ha costruito parte della rinascita morale del Paese e del suo ritorno da superpotenza sulla scena internazionale, insieme ovviamente al potenziamento della capacità militare.
Le varie voci che periodicamente chiedono di togliere alla Russia i Mondiali sono lette come un pretesto geopolitico per indebolire il paese. A dicembre, per esempio, il Comitato olimpico internazionale deciderà sulla partecipazione o meno della Russia ai Giochi invernali in Sud Corea e secondo il preside dietro a tutto ci sono gli americani, interessati a screditare le autorità russe, in vista delle presidenziali di marzo 2018.
Allerta sicurezza: terrorismo e hooligans
L’Isis ha diffuso locandine e poster, che inneggiano ad attentati durante i Mondiali, ma è impossibile stabilire quanto serie siano queste minacce. Non va, però, dimenticato che la Russia è da anni obiettivo di gruppi terroristici e di recente è nel mirino per il suo coinvolgimento militare in Siria, a fianco del presidente Bashar al-Assad. Il problema maggiore per la sicurezza è rappresentato dai possibili foreign fighters di ritorno: è noto che un gran numero di ceceni e daghestani (almeno 2.400) - originari delle repubbliche del Caucaso, a maggioranza musulmana - sia andato a combattere nelle fila dell’Isis in Siria e Iraq. Si tratta di cittadini con passaporto russo, che parlano russo e si possono muovere liberamente per il paese. L’allerta principale è sulle città dei Mondiali più vicine al Caucaso come Sochi, Volgograd e Samara.
Il livello sicurezza salirà al massimo e le organizzazioni per i diritti umani temono che ci sarà modo di sfruttare la situazione per un giro di vite sulla società civile. Putin ha già firmato un decreto, con cui si vietano, dal 25 maggio al 25 luglio 2018, manifestazioni e azioni pubbliche non legate al calcio, sul territorio delle regioni che ospitano i Mondiali, se non autorizzate dal ministero degli Interni e dalle agenzie di sicurezza. Nel periodo della competizione sportiva, si potrà entrare in Russia senza visto ma con documento identità e passaporto del tifoso. Non si potranno vendere armi anche nei negozi autorizzati e chi ha il porto d’armi, come anche i cacciatori, non potrà girare armato.
Altro problema, sul piano sicurezza, è quello degli hooligan. A ottobre, è iniziata la registrazione dei passaporti dei tifosi, con cui si identificheranno gli spettatori dei match ed è obbligatorio per tutti coloro che hanno comprato un biglietto. Gli organizzatori russi della competizione si sono detti convinti dell'“ospitalità” dei propri concittadini. Per il Cremlino, il Mondiale è un'occasione straordinaria di mostrare la Russia in mondovisione e non ci si può permettere incidenti. Il presidente ha già firmato leggi che inaspriscono multe e pene per gli atti di teppismo dentro e fuori gli stadi ed è prevista una massiccia presenza di polizia ed esercito nei giorni delle partite. Per far posto agli agenti di polizia e agli uomini della Guardia Nazionale, nelle principali città che ospitano la manifestazione sportiva, è previsto lo sfratto degli studenti dai dormitori universitari.