Il primo atto della convivenza tra calcio e coronavirus ha superato l'esame. Con gli occhi del mondo addosso, la Bundesliga ha riacceso i fari sul proprio campionato mostrando come, in sicurezza, lo sport possa ripartire. Almeno quello giocato sul rettangolo verde. Tra nuove esultanza, lunghe aste con i microfoni, distanziamenti sociali, la Germania ha riabbracciato (virtualmente) i suoi atleti
La ripartenza del calcio (in Germania)
"Hai sanificato il pallone?". Olio di gomito, ci vuole. Solo così l'oggetto più prezioso per i ventidue giocatori in campo può ritenersi sicuro di essere preso di nuovo a calci
Tutti seduti composti con i gomiti che si allargano e le mascherine sul volto. I braccioli sono tutti per sé. I panchinari, in attesa di una chiamata dal proprio allenatore, mantengono intatte le distanze e le speranze
Alla fine della partita le squadre hanno applaudito verso la curva. Quei seggiolini erano vuoti solo in apparenza. C'è chi ha cantato, esultato, urlato dal divano della propria casa. I colori della maglia si indossano ovunque. Come qualunque altra fede
Quando la palla rotola in rete i ragazzi si guardano, complici. Niente abbracci ma tanti sorrisi. Gomiti alzati e appena sfiorati. La gioia di un gol non sembra così distante dall'euforia ubriaca che solo una vittoria sa regalare
No, non è una questione temporale. L'asta metallica si allunga verso il campo, il microfono in punta cattura voci e atmosfere. Le interviste "a braccio" non hanno mai avuto un nome che spiegasse così bene la loro natura
Non si parla, si scrive. I giornalisti guardano da sopra la mascherina cercando di non pensare al caldo che quel pezzo di tessuto procura. Gli occhi sul campo, la voce si trasforma in parole. L'attesa è di quella di poter "esclamare" ancora verso i propri vicini di postazione