Martedì 13 febbraio Juventus-Tottenham e Basilea-Manchester City danno il via alla fase a eliminazione della Champions League, che dal 2003-04 prevede il succedersi di ottavi, quarti, semifinali con andata e ritorno e finalissima in gara secca.
Il grafico qui sopra mette a confronto le 16 squadre approdate alla fase a eliminazione, suddivise per colore in base all’accoppiamento dell’urna di Nyon dello scorso dicembre. In questa top 16 spicca il Tottenham, avversaria della Juventus, unica squadra imbattuta fin qui, capace anche di battere i campioni in carica del Real Madrid (3-1 a White Hart Lane, 1-1 a Madrid). Gli Spurs di Mauricio Pochettino al termine dei gironi hanno fatto registrare il punteggio migliore (16 punti), meglio di PSG, Bayern, City e United (15) e Barcellona (14). Con 5 vittorie e 1 pareggio fanno meglio di City, United, PSG e Bayern che hanno vinto 5 volte ma hanno perso 1 partita. 4 vittorie e 2 pari per il Barcellona, che stranamente ha avuto fin qui le polveri bagnate rispetto ai suoi standard: “solo” 9 gol fatti, come Roma e Shakhtar. Fa peggio solo la Juve, che ha segnato 7 gol. Il PSG spicca in due classifiche: è la squadra che ha segnato di più, ovvero 25 gol in 6 turni, per una media impressionante di più di 4 gol a partita. Inoltre, i parigini hanno la miglior differenza reti (+21), davanti a Liverpool (+17) e Tottenham (+11).
Le sfide e i precedenti
Tre partite degli ottavi sono match inediti in Champions: Basilea-City, Juve-Tottenham e Siviglia-United. Quest’ultima è anche la sfida più squilibrata se guardiamo ai punti fatti nel girone (9 a 15 per la squadra allenata da Josè Mourinho). Gli spagnoli, ora allenati da Vincenzo Montella, sono l’unica squadra giunta agli ottavi ad aver totalizzato meno di 10 punti nel girone: solamente 2 vittorie in archivio, a cui si aggiungono 3 pareggi e 1 sconfitta. Fra gli altri match paiono abbastanza segnati Bayern-Besiktas a favore dei bavaresi, così come l’inedito tra gli svizzeri del Basilea e i lanciatissimi inglesi del City di Guardiola, padroni della Premier. Allo stesso modo, il Liverpool è favorito sul Porto, anche a livello di precedenti. Ben più equilibrata e avvincente è Chelsea-Barcellona, un vero classico degli ultimi 15 anni: 12 incroci, 4 vittorie blues, 5 pari e 3 vittore blaugrana. Quest’anno gli inglesi allenati da Antonio Conte hanno chiuso il girone secondi dietro alla Roma mentre il Barcellona di Ernesto Valverde ha vinto il gruppo D davanti alla Juventus.
Vero big match degli ottavi è però la sfida tra Paris Saint Germain e Real Madrid. I francesi hanno fatto ingenti investimenti sul mercato estivo, spendendo 220 milioni per Neymar e 180 per l’ex Monaco Kylian Mbappé, creando così un attacco galattico (e litigioso) con Edinson Cavani. Meno galattico fin qui il Real, che in campionato arranca e in Champions è arrivato dietro al Tottenham, con un secondo posto che per gli ottavi ha portato in dote proprio i francesi, la squadra più prolifica in fase realizzativa della fase a gironi. I precedenti sono all’insegna dell’equilibrio: 2 vittorie a testa e 2 pari. L’ultimo incrocio fra le due squadre risale ai giorni nella stagione 2015-16: 0-0 a Parigi, 1-0 blancos a Madrid. Per il PSG, anche viste le cifre spese, un’eliminazione agli ottavi sarebbe una delusione, anche se contro una squadra di grande blasone come il Real. Inoltre, il PSG ha un conto aperto con gli ottavi di Champions e le squadre spagnole: nel 2016-17 subì un clamoroso 6-1 col Barcellona nei minuti di recupero vanificando la vittoria dell’andata per 4-0 al Parco dei Principi.
Juventus-Tottenham: il confronto
Juventus-Tottenham è un inedito in gare ufficiali. Si contano solo tre amichevoli, l’ultima a luglio 2017 con gli inglesi vittoriosi per 2-0 che vendicarono il 2-1 di dodici mesi prima, sempre in amichevole.
In un certo senso la squadra inglese è la sorpresa della fase a gironi. Non solo perché ha vinto quasi a punteggio pieno il gruppo in cui figuravano Real e Borussia Dortmund, ma anche perché ci è riuscita segnando 15 gol e subendone solo 4. La Juve ha invece chiuso il girone subendo un gol in più e segnando meno della metà (7 reti). Là davanti, Higuain e soci dovranno dunque essere più bravi a finalizzare il buon possesso palla che i bianconeri hanno comunque prodotto. A differenza del Tottenham che nelle partite del girone ha avuto in media un possesso palla del 48%, quello della Juve è stato infatti del 53%. Questo dato è ancora più significativo se pensiamo che i bianconeri hanno affrontato per due volte il Barcellona.
Il maggior possesso palla di Buffon e compagni si riflette anche nel numero complessivo dei passaggi effettuati: ben 3411 con un’accuratezza dell’88%, contro i 2856 degli Spurs, che sono andati a buon fine “solo” nell’85% dei casi. Si prefigura dunque un match con i bianconeri presumibilmente a guidare il gioco e il Tottenham pronto a ribaltare l’azione sull’asse Eriksen-Kane.
Nella fase finale della Champions League l’abitudine a disputare gare pesanti gioca sempre un ruolo determinante. E sotto questo aspetto il divario tra le due squadre è enorme. Escludendo quella in corso, la Juventus ha preso parte a 10 delle ultime 14 edizioni, uscendo ai gironi nelle stagioni 2009-10 e 2013-14, finendo la corsa agli ottavi nel 2008-09 e nel 2015-16 e ai quarti per tre volte, nel 2004-05, nel 2005-06 e nel 2012-13. Il resto è storia recente con due finali disputate nelle ultime tre edizioni per un totale di 92 partite giocate a partire dalla stagione 2003-04.
Nello stesso arco temporale il Tottenham ha partecipato soltanto a due edizioni di Champions: la prima, nella stagione 2010-11, giungendo a quarti, la seconda lo scorso anno, quando la sua corsa terminò ai gironi. Escludendo l’edizione in corso, dunque, il numero di partite disputate dai londinesi in Champions negli ultimi 14 anni ammonta appena a 16. Curiosamente, l’unico ottavo disputato e vinto del Tottenham in Champions League è stato contro una squadra italiana: il Milan, allenato proprio da Massimiliano Allegri. Per il tecnico juventino, quindi, il match è un’occasione di rivincita per quella eliminazione.
Shakhtar-Roma: il confronto
Shakthar-Roma evoca brutti ricordi ai giallorossi: ultima volta agli ottavi della Champions 2010-11, con la Roma doppiamente sconfitta, sia all’andata all’Olimpico (2-3), sia al ritorno in Ucraina (3-0). Per ritrovare i capitolini di fronte agli arancioneri ucraini occorre andare al 2006-07, quando nel girone D la Roma vinse 4-0 in casa e perse 1-0 a Donetsk.
La Roma si presenta allo scontro dopo aver vinto un girone davvero complicato, con Chelsea, Atletico Madrid e Qarabag. Il grande equilibrio del gruppo si riflette chiaramente nei 9 gol fatti e nei 6 subiti, uno a partita. Ma è forse il dato sul possesso palla quello più confortante. Perché la media del 54% è la dimostrazione che la squadra di Eusebio Di Francesco non ha mai rinunciato a giocare, anche nelle difficili trasferte di Londra e Madrid. Il numero dei passaggi complessivi riflette il dato sul possesso palla dei giallorossi: 3185 con un’accuratezza dell’87%.
Pur essendo arrivato secondo dietro il Manchester City di Guardiola, lo Shakhtar ha chiuso il suo girone con ben 12 punti, uno in più della Roma. Stesso bottino dei giallorossi per quanto riguarda i gol segnati (9), ma tre gol subiti in più (9). Complice la presenza nel girone di Manchester City e Napoli, che fanno del possesso palla un mantra del proprio gioco, gli uomini guidati dal portoghese Paulo Fonseca hanno fatto registrare in media un possesso palla del 47%, frutto di 2856 passaggi tentati che sono andati a buon fine nell’85% dei casi.
Sia Roma che Shakhtar sono tornate a calcare i campi della Champions League proprio quest’anno, dopo un’assenza di due anni per i capitolini e uno per gli ucraini. A differenza di quanto abbiamo visto per Juve e Tottenham, le due squadre hanno un percorso simile nella storia recente della massima competizione europea. Escludendo la stagione in corso, la Roma ha preso parte a 7 delle ultime 14 edizioni della CL, giocando 56 partite complessive, mentre lo Shakhtar è stato protagonista in 6 edizioni per un totale di 46 partite.
Come si vede a colpo d’occhio dal grafico sopra, la Roma è stata una presenza costante nella seconda metà degli anni duemila, mentre lo Shakhtar si è espresso ai suoi massimi livelli tra il 2011 e il 2015. Il confronto tra le due compagini è equilibrato anche se diamo un’occhiata ai migliori piazzamenti nella competizione: la Roma ha raggiunto gli ottavi tre volte, mentre lo Shaktar due; due sono invece le edizioni nelle quali la Roma ha raggiunto i quarti (2006-07, 2007-08), un traguardo che lo Shakhtar ha tagliato solo una volta, nella stagione 2010-11, e, come dicevamo prima, proprio a scapito della Roma.
La sfida si presenta dunque all’insegna dell’equilibrio, benché nei 4 precedenti gli ucraini conducano per 3 vittorie a 1. Gli uomini di Di Francesco hanno così due match a disposizione non solo per passare il turno, ma anche per portarsi in parità negli scontri diretti. Dato statistico, quest’ultimo, che comprensibilmente interesserà ben poco dalle parti di Trigoria.
Ritorno, meglio in casa o fuori?
Negli ottavi, le vincitrici dei gironi affronteranno la partita di andata fuori casa. Nel caso delle due italiane si parte infatti con Juventus-Tottenham a Torino e Shakhtar-Roma a Donetsk. La Uefa considera evidentemente un vantaggio giocare la prima partita fuori casa. Ma è realmente così? Dati alla mano, dalla stagione 2003-2004 a oggi, il 72% delle squadre che hanno giocato l’andata degli ottavi in trasferta ha poi staccato il biglietto per i quarti. Nella stagione 2013-2014 ad approdare ai quarti sono state solo le squadre che avevano vinto il girone, cioè quelle con l’andata degli ottavi in trasferta. Solo nella stagione 2007-2008 il pronostico è stato in parte sovvertito, quando delle 8 squadre giunte ai quarti ben 5 avevano giocato l’andata degli ottavi tra le mura amiche.
Questa statistica è però influenzata dal fatto che agli ottavi sono proprio le squadre che hanno vinto il girone - ovvero quelle che sulla carta sono le migliori - a giocare l’andata in trasferta. Vediamo allora che cosa succede ai quarti, dove il sorteggio è totale e non ci sono più limiti legati al piazzamento nel girone e alla provenienza delle squadre.
Come si vede dal grafico, in questo caso passa il turno il 61% delle squadre che hanno giocato il ritorno in casa. In un caso, stagione 2011-2012, le quattro semifinaliste avevano giocato addirittura tutte il ritorno dei quarti in casa. Questi dati suggeriscono che in questa fase del torneo (i quarti) c’è ancora spazio per le rimonte, che di solito si concretizzano di fronte al proprio pubblico e ovviamente nella gara di ritorno.
Tutto si ribalta nelle semifinali. Nelle ultime 14 edizioni della Champions League, infatti, il 64% delle squadre che sono andate a giocarsi la finale aveva disputato la partita di andata in casa. Nelle fasi finali della competizione, quando il livello delle squadre è elevato e rompere gli equilibri presto nei 180’ può essere determinante, è evidentemente avvantaggiato chi gioca l’andata in casa. Di conseguenza, possiamo vedere come in semifinale sia molto complicato recuperare lo svantaggio della partita di andata, anche giocando il ritorno di fronte al proprio pubblico. Questo è quello che è capitato al Barcellona di Guardiola nella stagione 2009-10, quando perse l’andata a Milano contro l’Inter di Mourinho per 3 a 1 e poi non riuscì nella tanto annunciata remuntada davanti ai 90 mila del Camp Nou. Rimonta mancata anche dal Real di Ancelotti contro la Juve di Allegri nel 2015.
Questi numeri ci dicono dunque che agli ottavi giocare il ritorno in casa conta; probabilmente, però, questo ha a che fare col sistema di sorteggio che premia le squadre che hanno vinto i gironi e permette loro di evitare le altre squadre vincitrici (teste di serie), che sono poi le migliori della prima fase. Naturalmente i sorteggi della prima fase possono creare gironi di alto livello con due o più big in un gruppo (era il caso di Chelsea, Atletico Madrid e Roma nel gruppo C, ma anche Barcellona e Juve nel D, Real e Tottenham nell’H, PSG e Bayern nel B): questo fa sì che nell’urna delle “più deboli” quest’anno siano finite Real, Juventus e Bayern e nell’urna delle “più forti” squadre meno blasonate a livello europeo come Besiktas, Shakhtar e Tottenham. In fasi più avanzate come quarti e semifinali i sorteggi non prevedono teste di serie. Così, mentre il livello delle squadre si va uniformando, giocare l’andata fuori casa nei quarti ha un peso inferiore rispetto a quello che riveste negli ottavi e diventa addirittura uno svantaggio nelle semifinali.
Tornando a puntare lo sguardo sugli ottavi, le statistiche danno ulteriore fiducia alla Roma e forse un po’ meno alla Juve. I bianconeri dovranno disputare subito una buona gara di andata per evitare brutte sorprese al ritorno. Giocando la prima in casa, verrebbe da dire che la squadra di Allegri dovrà interpretare gli ottavi come se fossero semifinali.