U no dei giocatori più forti al mondo di basket è un “drogato di popcorn”. Così “addicted”, come dicono dall’altra parte dell’oceano, da mangiarli persino durante il riscaldamento, l’intervallo tra il secondo e il terzo quarto, e dopo la fine di ogni match. È stato il New York Times a raccontare l’insana passione di Stephen Curry, stella della NBA e dei Golden State Warriors, per uno degli snack più amati negli Stati Uniti.
“Lo faccio, è vero, soprattutto se è particolarmente buono”. Quella di Curry, protagonista degli ultimi quattro titoli conquistati dalla squadra californiana, è una dipendenza a cui tutti sono ormai abituati: allenatore, compagni di squadra, avversari e addetti ai lavori. Ed è visibile soprattutto durante le trasferte più lunghe quando il suo comportamento diventa quasi routine: “Scendo dall’autobus, entro nello spogliatoio, metto in ordine le mie cose e mi fiondo al tavolo dove c’è il popcorn”.
Un’abitudine che va in netta controtendenza con la dieta moderna che obbliga i professionisti a stare molto ai cibi scelti prima di un’attività agonistica e particolarmente fisica come il campionato NBA. Una dieta fatta di barrette energetiche, frutta, salumi, carboidrati e altri prodotti simili.
The Times asked Stephen Curry to rank the popcorn at all 29 N.B.A. arenas.
— Alan Blinder (@alanblinder) 12 aprile 2019
"Curry not only agreed but also suggested scoring five factors on a scale of 1 to 5 to support the rankings: freshness, saltiness, crunchiness, butter and presentation." https://t.co/bQv7BFt6H7
Quella di Curry, del resto, è una famiglia di cestisti e amanti del popcorn. A Portland, altra squadra approdata ai playoff, gioca il fratello Seth. Il papà, Dell, è stato un tiratore di talento e un giocatore di grande acume, con alle spalle 16 stagioni nella Lega. Ed è stato proprio lui a confermare che, oltre alle mani da cecchino, anche la passione per i popcorn è un’eredità che ha trasmesso alla prole: “Quando li guardo giocare ho sempre del popcorn con me. Ma non avrei mai immaginato di mangiarli prima o durante una partita”.
Un’anomalia che l’allenatore dei Warriors, Steve Kerr, anche lui storico tiratore con un passato nei Bulls di Jordan, ha appreso da un giornalista e ora non intende toccare: “Il mio consiglio è semplice: qualunque cosa faccia, deve continuare a farla”. Soprattutto se questo vuol dire canestri, leadership, vittorie e titoli NBA. Secondo Bruce Fraser, uno degli assistenti sulla panchina di Kerr, questa passione per i popcorn deve essere fatta risalire all’infanzia, quando Steph giravaper il paese seguendo le gesta paterne e tutto sembrava così grande e così importante. A quell’epoca mangiava popcorn a bordo campo o davanti alla televisione: “Penso che lo aiuti a sentirsi più a suo agio sul parquet, in un’arena così affollata”.
Un modo per sentirsi, ancora, in mezzo alla gente e alle sue emozioni. Eppure, nonostante il semaforo verde dato dal suo allenatore, quello dei popcorn è un argomento controverso in casa Warriors. Tanto che, nel resoconto del giornale americano, si legge di iniziali stratagemm, risalenti soprattutto alle prime stagioni di Curry, in cui venivano coinvolte le guardie di sicurezza della Oracle Arena per far entrare il “cibo proibito” all’interno dello spogliatoio. Sì, perché il più forte tiratore della NBA crede che il popcorn sia uno dei motivi per spiegare le sue performance. Ed è per questo che, per non eccedere, cerca di limitarne il consumo quando è a casa o in vacanza.