S commesse sui siti online in tutto il mondo sulle partite dei campionati under 20 della pallacanestro italiana. Ne ha scritto Il Corriere della Sera. È l’ultima frontiera delle scommesse, l'ultima vergogna, eticamente insopportabile, e la Fip, per bocca del suo presidente, Sandro Petrucci, parte al contrattacco, lancia in resta: “D'intesa con il Coni, vogliamo presentare al governo una proposta perché avvii l’iter per una legge che vieti le scommesse sui campionati giovanili. In Danimarca funziona già così”.
Abbiamo interpellato l’avvocato Marcello Presilla, che parla a nome di Sportradar, la più importante agenzia privata che concorre a segnalare le “anomalie” sulle puntate alle varie federazioni sportive e alle forze dell’ordine.
Leggendo quest’ultima notizia sulle scommesse sullo sport giovanile si sono meravigliati in tanti. Anche lei che è del mestiere?
“Purtroppo no. Da anni, esiste questo fenomeno, che sicuramente va monitorato e gestito al meglio, mettendo dei limiti precisi alle puntate. Sotto il profilo etico, anch’io sono spaventato da questa situazione. Ma, nello stesso tempo, quando pensiamo a questi ragazzi, teniamo anche presente che sono lì per passare di livello. La differenza fra sport giovanile e sport d’alto livello è sempre più sottile. E stiamo anche attenti ai pericoli maggiori di una limitazione totale del fenomeno”.
Vorrebbe dire che il proibizionismo aumenterebbe e peggiorerebbe il fenomeno delle puntate sullo sport giovanile?
“Sicuramente sarebbe meno controllabile: lo scommettitore continuerebbe a fare le sue puntate ma con allibratori clandestini, e con formule e modalità che verrebbero gestite dalla malavita. Pensiamo al basket Nba: l’America è all’anno 1, ha appena abbattuto il muro che impediva le scommesse pubbliche, che però sono sempre esistite, come sappiamo anche da Las Vegas. Così come sappiamo che c’è stato il problema del match fixing, cioè delle partite truccate. Tanto che un arbitro, in cambio della protezione dell’FBI, ha confessato di aver falsato il risultato di 40 partite, sotto minaccia di malavitosi. La gente scommetteva dagli allibratori ai Caraibi invece che negli Stati Uniti, ma scommetteva sempre. Il fenomeno è diffuso in tutto il mondo e riguarda tutti gli sport. Di più, ora come ora, la scommessa è il servizio più globalizzato nel mondo: ogni scommettitore ha accesso in qualsiasi paese e in qualsiasi campo, con mille opzioni da scegliere, con leggi che variano da paese a paese”.
Quindi lei dice che è meglio avere puntate palesi che si possono seguire, verificare e modulare.
“Sì, altrimenti il mercato non si cancella, ma si inabissa e si offre ad altri. Guarda il calcio italiano: il primo scandalo scommesse è dell’inizio degli anni 80, ma il mercato è stato legalizzato nel 1998, coi Mondiali. Che cosa è successo prima e durante queste date? Si è sempre scommesso sul calcio. Oggi, il sistema italiano è avanzato: è vero, concede la scommessa sulla partita del ragazzo così giovane, ma vieta che sia troppo elevata, per esempio, e intanto la controlla. Anche con la tracciabilità del nome dello scommettitore”.
Le scommesse online sul calcio sono una droga, portano alla rovina, diventano un fenomeno compulsivo da psicanalisi.
“Non è l’erba del diavolo. Chiariamoci: anche a me non piace lo scommettitore e io personalmente non scommetto, ma la puntata media è di 10-40 euro. Poi, certo ci sono i grandi scommettitori, i gruppi di scommettitori e quelli compulsivi. Ma non giocano come fanno alla slot machine, c’è il differimento dell’evento, lo stacco, in attesa del risultato”.
Forse il tennis ha la maglia nera fra i tre grandi sport sui quali si scommette di più, rispetto a calcio e basket.
“È lo sport devastato numero uno al mondo, perché porta dentro di sé il problema: ci sono tanti soldi in ballo, è sempre selettivo ed è costoso da praticare. Al di là dei primi 100 della classifica, il resto dei giocatori ha grosse difficoltà nel fare attività cioè viaggiare per il mondo e disputare tornei. Se non ci fossero le famiglie ad aiutarli, come farebbero? Ecco, quindi un’altra fonte di autofinanziamento: anche solo concedere un set di vantaggio o di svantaggio, d’accordo con l’avversario, non altera il risultato finale, ma certamente falsa il tracciato delle giocate e la quotazione delle puntate, è truccare le partite e, peraltro, è estremamente difficile da dimostrare. Trattandosi di sport individuale. Ecco perché noi, come Sportradar, abbiamo un pool di investigatori che monitorizza 50-60 mila partite l’anno. Perché i match fixing non riguarda l’allibratore, il bookmaker, che è il primo soggetto danneggiato dall’imbroglio, tanto che collabora segnalando subito giocate dubbie, abbassa la quota, stoppa addirittura la giocata. Basta guardare il famoso match di qualificazione ai Mondiali di calcio fra Sud Africa e Senegal, vinto dai primi, a sorpresa, per un rigore. Su segnalazione proprio dei bookmakers che hanno ravvisato anomalie, la Fifa ha aperto un’inchiesta, ha radiato l’arbitro, ha fatto rigiocare la partita. Che ha avuto esito opposto, come prevedibile”.
Come si limita il fenomeno?
“La corruzione è viscida. Bisogna assolutamente educare i tesserati. Devono capire che anche la battuta scherzosa con un amico può essere una informazione illecita, che comporta dei rischi disciplinari enormi. Io stesso faccio tanti incontri, tanta formazione, con gli atleti, per spiegare tutte le situazioni pericolose da evitare assolutamente. L’attività di formazione e informazione verso i giovani atleti è fondamentale”.