A Oakland tirano un sospiro di sollievo per il risultato finale, importantissima la vittoria in gara 2 in trasferta in Canada, ma trattengono il fiato per l’infortunio muscolare a Klay Thompson, caduto male dopo un tiro da tre punti. Dopo l’infortunio a Kevin Durant, i Warriors potrebbero perdere un altro dei loro migliori giocatori e rimettere in discussione una serie che, ad oggi, sembra comunque aver virato in direzione California. Toronto paga il blackout d’inizio terzo quarto e il parziale da 18-0 che ha cambiato il match. Male soprattutto Gasol e Siakam (rispettivamente 6 e 12 punti), passati da essere eroi in gara 1 a impalpabili comparse.
Una partita dai mille volti
Non era difficile prevedere che il secondo atto delle finali NBA avrebbe avuto un inizio molto diverso rispetto al primo. Ed è il punteggio, inizialmente basso, a dimostrarlo. Dopo 5 minuti sul tabellone compare ancora un poco credibile 9 a 7. La palla pesa e il nervosismo si fa sentire da entrambe le parti. C’è chi colleziona tiri sbagliati e chi mette insieme palle perse e forzature. Per i Warriors in quintetto c'è DeMarcus Cousins. La volontà è quella di provare a mettere maggiore fisicità sotto canestro. L’assenza che si nota di più è sempre quella di Durant che, a causa dell'infortunio al polpaccio, dà ancora forfait. Per i californiani Klay Thompson sembra l'unico in grado di segnare: 9 punti su 9 sono suoi.
Dall'altra parte risponde Kawhi Leonard (34 punti totali), stavolta da subito aggressivo, che si prende i primi tiri della sua squadra. Siakam, il vero eroe di gara uno per i canadesi, ci mette 8 minuti ad affondare le mani nel canestro avversario, schiacciando in contropiede; Stephen Curry, attesissimo, ne impiega addirittura nove per mettere a referto i primi 2 punti, dalla lunetta. Ma il figlio del grande Dell sembra avere qualcosa che lo disturba: in ogni pausa le telecamere lo inquadrano parlare con il responsabile dello staff medico. Si chiama Rick Celebrini, è canadese e per molti rappresenta uno dei motivi della forza mentale e psicologica che ha permesso alla squadra di Oakland di diventare una delle più forti di tutti i tempi.
Durante un timeout Curry sparisce addirittura per qualche minuto negli spogliatoi. Poi rientra. Ma sbuffa, scuote la testa e in campo sembra mancare di energia. Come se avesse la febbre. Sbaglia i primi 6 tiri dal campo e costringe Golden State a trovare soluzioni alternative. Ci prova Draymond Green che prima risponde presente sui due lati del campo ma poi cede alla frustrazione rischiando, con plateali proteste, di beccarsi un fallo tecnico. Per sua fortuna gli arbitri sono clementi e gli riservano solo alcune inequivocabili occhiatacce.
We're through one quarter in Game 2 on ABC & TSN! #NBAFinals#WeTheNorth 27#StrengthInNumbers 26
— NBA (@NBA) 3 giugno 2019
Kawhi Leonard: 9 PTS, 3 REB
Klay Thompson: 11 PTS, 2-2 3PM
Draymond Green: 9 PTS, 5 REB, 3 AST pic.twitter.com/YuDn9VZPir
Intanto è la ScotiaBank Arena a dare quell'energia necessaria a spingere i Raptors al primo allungo (37-28). Tutto grazie alle giocate da funambolo di Vanvleet e dalla concretezza di Powell, acclamati dai tifosi ad ogni canestro. Le seconde linee dei Warriors, invece, nel primo tempo non danno una mano a coach Kerr: Cook, McKinnie, Livingston e Jerebko escono dalla panchina con mani fredde e pochissima lucidità. Cousins è un disastro in difesa, sopratutto nelle situazioni di pick'n'roll e raddoppio, ma in attacco segna (anche da tre punti) e dà respiro ai suoi.
È un'illusione. I Warriors, senza Durant, appaiono preoccupati per lo stato fisico di Curry (che segna però 8 punti in fila) e di Iguodala. Ma sono sempre i campioni in carica ed è il loro l’orgoglio a impedire, alla sirena di metà partita, uno svantaggio maggiore tra le parti. Si chiude 59-54 per i Raptors ma tutto è ancora in bilico.
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— Sky Sport NBA (@SkySportNBA) 3 giugno 2019
Tutto si decide al rientro sul parquet. A segnare sono proprio Iguodala e Curry. Primo parziale di 7-0 e sorpasso Warriors. Coach Nurse sa che per vincere la partita Toronto non può permettersi di staccare la spina e chiama immediatamente timeout. Ma la possibilità concreta di poter davvero vincere la finale è un pensiero che sta prendendo forma nella mente dei giocatori canadesi che non si sbloccano. Il parziale sale e diventa 14-0, con Thompson abile a sfruttare le deficienze difensive degli avversari. Arriva, inevitabile, il secondo timeout. Toronto sembra quasi sotto shock. Sarà Vanvleet a chiudere il parziale (18-0) ma nei primi 6 minuti del terzo quarto la squadra di casa segna un solo canestro su tredici tentativi. Anche il pubblico pare aver subito il colpo e si percepisce meno rumore all’interno dell’arena. Golden State allunga 88-80 ma non si comporta come uno squalo davanti a una preda sanguinante.
È il leader emotivo dei Raptors, Kyle Lowry, a provare a dare la scossa a tutto l’ambiente. Ma ci pensa Cook, stavolta efficace in uscita dalla panchina, con due triple, a ristabilire le distanze. Poi Golden State torna a tremare. Klay Thompson, fino a quel momento autore di 25 punti, si ferma improvvisamente in mezzo al campo.Trascina la gamba e scuote la testa. La direzione è lo spogliatoio. È l’ennesimo infortunio della serata e di questi playoff. Il replay non lascia dubbi: è un problema muscolare, piuttosto grave, che costringe i Warriors a rinunciare ad un’altra stella.
Klay Thompson limps to the bench after landing awkwardly and eventually heads to the locker room #NBAFinals
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Mancano 7 minuti alla sirena finale ma l’inerzia della partita non cambia. I Warriors muovono la palla e tornano, giocoforza, ad agire di squadra; i Raptors si affidano, invece, solo a uno stremato Kawhi Leonard. Il risultato è un nuovo allungo (106-94) che fa rifiatare i campioni in carica e aumenta la sfiducia nei debuttanti. Ma questa è una partita dai mille volti, l’abbiamo detto. È Vanvleet, 17 punti per lui, con un piccolo parziale, a ridurre le distanze sul meno 6. L’ultimo minuto è palpitante. Prima un canestro di Leonard, poi tripla incredibile di Danny Green che porta i Raptors a meno due. Ci pensa Iguodala, campione vero ma spesso sottovalutato, a rispondere, con la tripla della vittoria a cinque secondi dalla fine.
Golden State porta a casa una partita grazie al tesoretto accumulato all’inizio del terzo quarto. Ora la serie si sposta in California con alcune domande importanti. Come sta davvero Steph Curry? Quando torna Kevin Durant? Quanto dovrà stare fuori Klay Thompson? È dalle risposte a queste tre domande sulle tre stelle dei Warriors che capiremo chi potrà vincere il titolo.