L e critiche James Harden le ha sempre ricevute. Anche dagli appassionati di basket italiani. Il suo modo di stare sul parquet, la capacità di influenzare il gioco della sua squadra, gli Houston Rockets, la volontà continua di accentrare su di sè i destini di ogni partita, di ogni possesso decisivo, di ogni soluzione offensiva. Ma insulti razzisti come quelli che sono comparsi ieri sulle piattaforme social esulano da ogni contesto, e forma di intelligenza, possibile.
Non è la prima volta che succede. Campioni sportivi, figure preminenti della Storia, attori e attrici sono spesso usati per scatenare le bassezze di quella parte di Paese pronta a spargere odio razziale sui social. Per i non addetti ai lavori, non è semplice riconoscere quello che a tutti gli effetti è uno dei più forti giocatori di basket del pianeta. Quello che ormai tutti chiamano "Il barba". E così sono fioccati, senza che nessuno verificasse la provenienza di quelle immagini, riferimenti ai centri d'accoglienza, comparazioni dispregiative con animali e allusioni, gravissime, di stampo razzista.
James Harden, classe 1989, è stato scelto dall'Adidas, di cui è testimonial, per celebrare i suoi settant’anni di innovazione. Ma quando ieri il marchio tedesco ha pubblicato su Facebook il banner con la foto del cestista, alcuni utenti italiani non lo hanno riconosciuto e si sono lasciati andare a commenti razzisti. A segnalare l'escalation degli insulti è stata una delle pagine facebook più famose e competenti per chi segue il basket, La Giornata Tipo.
In seguito ai numerosi commenti di matrice razzista, che il team social ha provveduto in maggior parte a cancellare, è apparso anche un commento dell'azienda tedesca: "No al razzismo, solo creatività. In Adidas può giocare qualsiasi giocatore, siamo una squadra di MVP (Most valuable player, ndr), fuori e dentro il campo. Non c’è spazio per il razzismo nella nostra community, sentiti libero di non seguirci più. Non abbiamo bisogno di te. Uniti dallo sport".
Tra i primi commenti, è comparso subito quello di Fedez attraverso una storia Instagram: "Benvenuti nella terza Repubblica. SOLO IN ITALIA sotto la foto di uno dei più forti giocatori di NBA trovi commenti razzisti di questo tipo. Questa è partecipazione". Solidarietà anche dal mondo del giornalismo sportivo, attraverso le parole di Alessandro Antinelli. "Non sapete chi è Harden e si vede. Siete razzisti e si vede. Quella barba e quelle mani valgono 228 milioni di dollari in 6 anni. Non conoscere l’Mvp è come non conoscere Micheal Jordan. Io non ricordo offese razziste a Jordan nei '90. Oggi vergogna".