L a prima vittoria di una squadra canadese in una finale NBA è destinata a rimanere nella Storia. Gara 1 delle finali del più importante campionato cestistico del mondo, terminata 118-109, va con merito ai Toronto Raptors di coach Nurse che, guidati da un caldissimo pubblico di casa e da un ispirato Pascal Siakam, mandano un chiaro messaggio ai campioni in carica dei Golden State Warriors: per vincere il terzo titolo consecutivo dovranno sudare sette camicie. Forse come le gare che si giocheranno in una serie che si preannuncia molto equilibrata
L’ambiente
Il rumore è incredibile. Prima della partita, durante il riscaldamento, al termine dei 48 minuti di gioco. La ScotiaBank Arena si trasforma in un vero fortino che esplode per ogni canestro, ogni palla recuperata, ogni singola giocata. All’interno del Palazzetto il frastuono è assordante. Ma si propaga anche all’esterno, nella vicinissima piazza. L’hanno chiamata Jurassic Park, in onore dei Raptors e del film che ne ha ispirato il nome. Tra schermi e schiamazzi, le persone non smettono un attimo di saltare e di esultare. Un’energia che sembra coinvolgere tutto l’ambiente e domare le velleità dei conquistatori arrivati da Oakland.
La partita
Toronto sa che deve provare a vincere almeno una delle prime due gare della serie. Possibilmente entrambe. Si giocano tra lemure amiche, in suolo canadese, e ai Warriors manca uno dei suoi guerrieri più forti. Quel Kevin Durant che oggi, soprattutto nei momenti di maggior fatica offensiva, è mancato moltissimo a coach Steve Kerr.
I Raptors, invece, scoprono un Pascal Siakam in formato superstar. Dominante in attacco (30 punti, 8 rimbalzi, 5 assist) e in difesa. Quel che colpisce non sono le sue innate doti fisiche ma la sua capacità di lettura e la tranquillità con cui ha giocato la gara più importante della sua vita. Almeno fino a oggi.
Ma è la difesa a permettere a Toronto di aggiudicarsi il primo atto della sfida. Curry segna 34 punti, è vero, ma quasi mai riesce ad accendersi e ad accendere i compagni. Golden State è diligente nel proporre e nell’eseguire quella pallacanestro che l’ha resa celebre. La macchina gira, la palla non entra. Thompson ne mette 21 ma incide poco nei momenti chiave del match. Anzi, con un fallo tecnico negli ultimi minuti di partita, dopo un fallo in attacco, mette una seria ipoteca alla sconfitta della sua squadra. Green scrive a referto addirittura una tripla doppia (10 punti, 10 rimbalzi,10 assist) ed è l’ultimo a tirare i remi in barca. Oggi non può bastare. I Warriors stanno a galla grazie alla panchina che risponde presente quando viene chiamata in causa dallo staff californiano. Per vincere il titolo c’è bisogno di qualcosa in più.
A Toronto, invece, riesce quasi tutto. Oltre a godersi gli assoli di Siakam, classe 1994 e futuro della franchigia, è tutta l’orchestra a suonare quasi alla perfezione il proprio spartito. I Warriors battezzano gli avversari dal perimetro ma i risultati balistici di Gasol (20 punti), Danny Green (11), Vanvleet (15) puniscono le scelte difensive di Golden State. E l’attesissimo Kawhi Leonard? Una partita tutta sostanza. Calmo e freddo durante la prima metà di partita, appena 5 tiri dal campo, ma mai assente, esce fuori alla distanza quando c’è più bisogno di lui: chiuderà con 23 punti, 8 rimbalzi e 5 assist. Numeri normali ma con una presenza sul parquet assai più decisiva dei rivali. Per ora insomma, basta e avanza. Almeno in attesa dell’uno contro uno con Kevin Durant. Lì, forse, si deciderà parte di questa finale. Intanto Toronto e tutto il Canada, ora, ci credono un po’ di più.