N ella seconda giornata delle Paralimpiadi di Pyeongchang, la britannica Millie Knight si è messa al collo la medaglia d’argento per il SuperG, circa 24 ore dopo dopo averne portata a casa un altra nella discesa libera. Non è l’oro, ma per Millie ha forse lo stesso valore. 19 anni, ipovedente da quando ne aveva uno a causa di una brutta infezione agli occhi, Millie, che scende a velocità impressionanti dalle cime delle montagne più alte con una visione sfuocata che arriva massimo a tre metri, ha conosciuto davvero la paura solo l’anno scorso.
All’inizio del 2017 si è schiantata a 115 km orari riportando una commozione cerebrale. Solo con l’aiuto della psicologa che l’ha in cura da anni e della sua guida, Brett Wild - che lei conosce come una macchia arancione che le indica la via - Millie è riuscita a vincere l’ostacolo più grande e a risalire in pista. E i risultati non si sono fatti attendere. “E’ incredibile, non posso credere che tutto questo stia accadendo davvero”, ha detto subito dopo la gara.
L’oro è andato alla slovacca Henrieta Farkasova (e alla sua guida Natalia Subrtova) che nel suo Palmares ha già 6 ori, di cui uno conquistato nella prima giornata delle Paralimpia di Pyeongchang, 1 argento e 1 bronzo per discesa libera e slalom gigante. 31 anni, con un problema congenito agli occhi che l’ha resa impoverente e che i dottori collegano a Chernobyl, Henrieta ha un motto: “Niente è impossibile”. Nemmeno completare una discesa dello Slalom gigante in 1:25.13.
Al terzo posto si è classificata la britannica Menna Fitzpatrick (e la sua guida Jen Kehoe). Come Millie Knight, anche Menna ha solo il 5% di capacità visiva, ma solo all’occhio destro, mentre è completamente cieca al sinistro. Millie che ha 19 anni è nata con questo problema congenito, ma ciò non l’ha fermata e nel 2016 è stata la prima sciatrice alpina britannica a vincere il Campionato del mondo per ipovedenti. “Aggiudicarmi una medaglia alle Paralimpiadi era uno dei miei sogni, sono molto orgogliosa”, ha commentato.