I l Journal of the American Academy of Child and Adolescent Psychiatry, la più autorevole rivista specializzata in psicologia pediatrica, entra a gamba tesa su “13 Reason Why”, in Italia conosciuta semplicemente come “Tredici”, la serie tv trasmessa da Netflix che racconta la storia di Hannah Baker, giovane adolescente bullizzata dai compagni di scuola che si toglie la vita lasciando in “eredità” tredici nastri che raccontano tredici storie diverse, i suoi, appunto, tredici motivi per i quali decide di togliersi la vita.
A far scattare l’allarme una lettera spedita al Mirror da Rachael Warburton, mamma inglese di Jessica, 12 anni, fan della serie e trovata morta suicida; il riferimento alla serie è chiaro, anche lei ha lasciato alcune cassette, sei nel suo caso, dove spiegava i motivi del gesto facendo riferimento alle angherie subite da un bulletto a scuola.
Nella sua stanza è stato trovato un taglierino, con il quale Jessica si incideva delle lettere sulle gambe, un gioco nato in chat con altri amici, anche loro appassionati alla serie tv, che infatti hanno salutato su Facebook la compagna pubblicando una foto della scritta “RIP” incisa sul piede. L’analisi dei dati, svolta dal Journal of the American Academy of Child and Adolescent Psychiatry, ha poi svelato numeri che appaiono decisamente inquietanti: dopo la messa in onda della prima stagione i suicidi tra gli adolescenti che vanno dai 10 ai 17 anni sarebbero aumentati del 30%, pari a 195 suicidi in più rispetto alla media.
“Dovrebbe essere vietata - scrive oggi la madre di Jessica - spinge i ragazzi all’autolesionismo”. Gli studi naturalmente specificano come non è possibile accostare un aumento dei suicidi con la messa in onda di una serie tv, anche se particolarmente popolare tra gli adolescenti, ma “Tredici” resta comunque nell’occhio del mirino.
Lisa Horowitz, del National Institute of Mental Health, ha dichiarato che l’accaduto “dovrebbe aumentare la consapevolezza che i giovani sono particolarmente vulnerabili ai media”, si spinge oltre Jeff Bridge, responsabile della ricerca, che sostiene: "I creatori della serie hanno intenzionalmente ritratto il suicidio del personaggio principale. Era una rappresentazione molto grafica della morte tramite suicidio”.
Il collega Victor Hong dell'Università del Michigan si unisce al coro riferendo, con un ulteriore studio, che degli 87 pazienti adolescenti ricoverati per cure psichiatriche da lui analizzati, la metà aveva visto la serie e ha affermato che aumentasse il rischio di suicidio, così non può far altro che dedurre che “Il nostro studio conferma che dovremmo assolutamente preoccuparci dell'impatto dello spettacolo su giovani impressionabili e vulnerabili”.
Il deputato laburista Stephen Doughty ha dichiarato: "Dovremmo fare tutto il possibile per proteggere e salvaguardare i bambini e i giovani dalle narrative sul suicidio, sia online che tramite servizi tv in streaming. I provider come Netflix semplicemente non fanno abbastanza per garantire che sia in atto una verifica dell'età appropriata per servizi TV facilmente accessibili", il collega Jo Stevens, che fa parte del Comitato di selezione della comunità digitale, cultura, media e sport, prosegue parlando del: "Fallimento dei sistemi di verifica dell'età per le piattaforme online, che è un problema di interesse globale”.
Pare che in Austria la serie abbia ispirato il suicidio di una tredicenne di Bad Ischl e negli Stati Uniti “Tredici” è stata direttamente collegata a un aumento delle ricerche su Internet di frasi che includevano la parola "suicidio". L’azienda, che dopo le prime avvisaglie ha deciso di evidenziare maggiormente gli avvertimenti extra sui contenuti dello show, si difende con una nota ufficiale: “È un argomento di fondamentale importanza e abbiamo lavorato sodo per garantire la gestione di questo problema in modo responsabile".
Anche Selena Gomez, nota cantante e attrice, nonché produttrice della serie, interviene sull’argomento. “Volevamo raccontare una storia in modo onesto, e volevamo fare qualcosa che potesse, si spera, aiutare le persone, perché il suicidio non dovrebbe mai, mai essere un'opzione". In realtà la serie tv con queste accuse fa un salto della barricata finendo in una pericolosa black list, mentre all’uscita era stata presentata, al contrario, come serie tv manifesto contro il bullismo a scuola.
Non è naturalmente la prima volta che uno show televisivo viene indicato come responsabile di fatti di cronaca, per cui difficilmente verranno presi provvedimenti al riguardo. Anzi, la terza stagione della serie, che ha raccolto numeri particolarmente fortunati anche in Italia, è regolarmente confermata dalla piattaforma e l’uscita è prevista per la fine dell’anno”.