I l conduttore Enrico Lucci con una sintesi delle sue lo ha presentato come “un programma che mischia idiozia e intelligenza, con il pubblico chiamato a capire dove inizia una e finisce l’altra”. Ma in “Realiti, siamo tutti protagonisti”, sei puntate al via il 5 giugno in prima serata su Raidue, nel mercoledì dominato su Canale 5 da Barbara d’Urso, regina dei veri reality, lo spessore promette di pesare molto di più della presa in giro.
Perché in un momento storico in cui l’Italia sta perdendo la testa per un fidanzato virtuale che si chiama Mark Caltagirone, “Realiti" è un programma che scherzando ma non troppo punta ferocemente i riflettori sull’Italia dei selfie, sul narcisismo dei tanti che hanno trasferito le loro vite sui social e si abbeverano ai “mi piace”, in uno studio allestito come un grande magazzino di reperti tv, dove tutto è una satira dei veri talent e reality show: dalla giuria popolare ai troni girevoli che fanno il verso a quelli di "Uomini e donne" e alle poltrone rotanti dei giudici di "The voice", ai coach che qui si chiamano “saggi” e sono Asia Argento (dominatrice e nutrice dei social fino a pochi giorni fa, quando si è cancellata da Instagram), il rapper napoletano Luchè e lo scrittore Aurelio Picca.
E poi ci sono i concorrenti, ma virtuali perché non saranno in studio, ma saranno scelti ogni settimana tra politici, artisti e gente comune che cerca il suo spazio di celebrità su social, per essere giudicati dai saggi, dalla giuria popolare e, su Instagram dai telespettatori, in base alla loro iperproduzione 2.0 legata ai fatti di cronaca della settimana, dalla flat tax ai matrimoni trash dei neomelodici. Il format originale italiano pensato da Umberto Alezio, 39 anni autore storico di Lucci (lavorano insieme dai tempi delle Iene, e hanno poi dato vita a Nemo e a Realiti Sciò) fortemente voluto dal direttore di Raidue Carlo Freccero e prodotto con Fremantle, è, insomma, vero infotainment. “Del resto, spiega Alezio all’AGI “a me e Lucci è sempre piaciuto lavorare su questa traccia. E fare tv con lui è facile come giocare a calcetto avendo in squadra Maradona”.
Il direttore di Raidue Carlo Freccero ha definito Realiti “il primo Truman show dell’informazione”.
"L’idea del programma infatti mi è venuta una notte che non riuscivo a dormire, riguardando in tv “Truman show” il film di Peter Weir del ’98. Ho pensato a un programma dove un conduttore pazzo è convinto di presentare un reality con inconsapevoli concorrenti. E ho riflettuto su quanto quella storia cinematografica sia addirittura superata perché lì le telecamere che riprendevano la vita di Truman Burbank erano nascoste, mentre oggi a quelle che sono palesemente ovunque, si aggiungono quelle personali. Un po’ tutti, personaggi famosi e non, passano il loro tempo facendo dirette di qualsiasi cosa, perché ormai viviamo riprendendoci da soli. Abbiamo oltrepassato il limite, io sono di Torre del Greco, e di questa follia collettiva me ne accorgo anche in spiaggia".
Che c’entra la spiaggia?
"Perché anche al mare la gente non si preoccupa dell’ombrellone in prima fila o di avere un posto tranquillo, al riparo da eventuali schiamazzi. No, la domanda più ricorrente è “Ma c’è il wifi?”. Nello stabilimento che frequento io c’è una zona bellissima, sul mare, dove il wifi arriva poco, ma è poco frequentata. Stanno tutti ammassati in quella, molto meno attraente, dove funziona. E’ tutto molto triste, forse anche più delle coppie dove il lui e la lei di turno a cena stanno ognuna sul proprio cellulare, e di quelli che ai concerti non guardano gli artisti attraverso i loro occhi ma con quelli delle telecamerine dei cellulari. Siamo alla follia collettiva, un delirio ovviamente utile al nostro programma: agli autori che lavorano con me ho detto: “questa volta più che scrivere dobbiamo fare un processo di sottrazione dal materiale che ci offrono i social". E anche i componenti della nostra giuria popolare li abbiamo scelti da quel mondo".
Come li avete selezionati?
"Nel marzo scorso abbiamo fatto partire i casting, dopo aver scandagliato i social. La giuria popolare, quella che rappresenta la troppo citata “pancia del paese” e che fa il verso a quella del “Festival di Sanremo” cambierà ogni settimana a seconda dei concorrenti. Abbiamo il palestrato, il playboy, il poeta di strada… Ma quella che mi ha colpito di più è una donna che ci ha raccontato di aver partecipato senza successo ai provini del Grande Fratello. E che, per compensare il rifiuto aveva deciso di farselo in casa lei il Grande Fratello, riprendendo e postando ogni momento della sua vita familiare. E ormai non è mica un’eccezione…"
E i concorrenti virtuali, come li scegliete?
"Il meccanismo è quello di TripAdvisor, dove ristoranti e hotel finiscono al centro delle valutazioni non per scelta ma su iniziativa dei clienti. Ci occuperemo della produzione social di politici, di personaggi dello spettacolo e di gente comune. Ad ogni puntata ci sarà un vincitore e un eliminato e l’idea è quella di dare vita poi a una finalissima con tutti i sei vincitori".
Personaggi scelti per la prima puntata?
“Matteo Salvini, Luigi Di Maio, Silvio Berlusconi, il Generale Marasco, ormai un idolo del web, la coppia Fedez-Ferragni e, entrato di prepotenza dopo il fattaccio della Rinascente, Marco Carta. Ognuno di loro servirà ad approfondire un tema: nel caso di Carta non ci interessa il suo ruolo in quel furto ma ragionare sui talent come fabbriche di sogni destinati a infrangersi".
Puntate soprattutto sui politici.
“Non sarà sempre così, anche se il cambio di passo della comunicazione politica rappresenta un fenomeno importante. Ormai le conferenza stampa le convoca giusto il premier Conte perché è un personaggio vecchio stile. Tutti gli altri twittano o fanno dirette Facebook. Salvini e Di Maio sono dei maestri, ma noi ci soffermeremo anche sui tanti piccoli amministratori locali che si sentono in dovere di comunicare anche loro sui social, con effetti esilaranti, da Cetto La Qualunque. La nostra speranza è che seguendoci i politici si colleghino con noi in diretta, magari scrivendoci e mandandoci video attraverso il nostro account Instagram. I politici saranno anche i protagonisti, dal vivo, del nostro momento alla Letterman, un’intervista a cura di Lucci in una sorta di confessionale sgarrupato che prende in giro quello del Grande Fratello. Inizieremo però (ci sono i ballottaggi in corso ndr) con un attore, Vincenzo Salemme, e sarà molto divertente".
Puntando le telecamere sull’infernale sistema delle esistenze virtuali siete obbligati a lavorare sui social, un bel paradosso… Ma nelle vostre vite extraprofessionali lei e Lucci che uso fate di Facebook and Co?
“Fino a qualche tempo fa non frequentavo nessun social e i miei amici mi vedevano come un marziano. Adesso ho un account Facebook , che alimento pochissimo, mi serve soprattutto a guardare cosa scrivono gli altri. Lucci è peggio di me. Mai presente sui social, è stato costretto ad aprire un profilo su Fb all’inizio del 2008 per difendersi dai fake che al posto suo diffondevano false notizie. La polizia postale gli ha spiegato che l’unico modo per farlo è aprire un vero profilo. Insomma, non c’è scampo. Siamo obbligati in un modo o nell’altro, ad esserci. Il diritto all’oblio non esiste".