I n un anno e cinque mesi possono cambiare tante cose. A Daniele Piervincenzi è per esempio capitato di agguantare la prima conduzione Rai della sua vita, quella di Popolo Sovrano (Rai2), dove dal 14 febbraio affiancherà Alessandro Sortino e Eva Giovannini. Piervincenzi, 37 anni, è un “cronista da strada”, come gli piace definirsi, e proprio quando era on the road con l’operatore Edoardo Anselmi, a Ostia, il 7 novembre del 2017, è diventato famoso suo malgrado, beccandosi in pieno naso una testata da Roberto Spada, fratello del boss Carmine, infastidito dalle domande di Piervincenzi, che allora lavorava per Nemo, sul suo presunto sostegno a Casapound nella campagna elettorale per il rinnovo del consiglio municipale. Il video della testata che gli fratturò il naso ha fatto il giro d’Italia e del mondo, Spada, si sa, è stato poi condannato a sei anni, con l’aggravante del metodo mafioso e Piervincenzi ha continuato il suo cammino professionale, cercando di lasciarsi faticosamente alle spalle quell’esperienza.
Non è stato facilissimo, racconta: un po’ perché per un cronista come lui, abituato da sempre ad andare in cerca di storie “è stato inquietante diventare una notizia”, un po’ per la difficoltà di proteggere la figlia di sette anni (“non le facevamo vedere i giornali, ma gli altri bambini a scuola parlavano”). E poi, racconta, c’erano anche “le minacce di rimbalzo”, come definisce gli avvertimenti in stile “meglio che Daniele non si faccia più vedere ad Ostia” e “la sua vita sta per cambiare” che persone vicine agli Spada andavano a sussurrare ai suoi amici.
Alessandro Sortino, Eva Giovannini e Daniele Piervincenzi (AGF).
Ma non è stato un anno e mezzo facile, prima del lieto fine di Popolo Sovrano, racconta all’Agi, anche dal punto di vista professionale. “Ero stato messo in ghiacciaia dopo i fatti di Ostia, ringrazio Sortino di avermi riesumato”. All’epoca della testata, Piervincenzi, definito da un po’ tutte le cronache italiani e internazionali “giornalista Rai” perché quel fatidico servizio lo stava facendo per Nemo era contrattualizzato da Fremantle, la società che produceva Nemo, dove era arrivato dopo anni a La7,(lavorava per Coffee break e per Otto e mezzo, il talk di Lilli Gruber).
Dal giugno scorso ha un contratto annuale Rai da conduttore, ma, racconta, ha dovuto aspettare fino ad oggi per agguantare ufficialmente quel ruolo: “Prima avrei dovuto condurre un programma sul bullismo, ma è stato cancellato”. Non che sia un novellino della conduzione. Da sei anni, grazie alla sua passionaccia per il rugby, anima sul canale Dmax di Discovery “Rugby social club” un programma, racconta, che alleggerisce la sua vita densa di cronaca nera e di drammi umani. Quelli che affronterà a Popolo sovrano, dove punta a “a raccontare gli ultimi della realtà”.
Nella prima puntata si immergerà tra gli immigrati sgomberati dalla fabbrica occupata Penicillina, di Roma. “Lì vivevano 500 persone ma al momento dello sgombero ce n’erano solo 37. Gli altri sono diventati degli zombie, noi raccontiamo dove sono andati e cosa fanno dopo il decreto sicurezza. Vivono a poche centinaia di metri dall’ex fabbrica, alcuni dormono sui bus fermi, altri nella stazione della metro Rebibbia. Si mantengono in qualche modo pulendo con la pietra pomice e il sapone le scarpe usate e rivendendole nei mercatini. Quello che più temevano, quando siamo andati lì con le telecamere, era che le loro immagini arrivassero nei loro paesi, in Africa. Perché ai loro parenti hanno fatto credere di avercela fatta”.