AGI - Sono circa 600, guadagnano in media 23 mila euro l'anno e affrontano come i loro colleghi americani le sfide epocali poste dall'arrivo delle piattaforme nel mondo dell'intrattenimento televisivo. Sono gli sceneggiatori italiani, che ora guardano di là dell'Atlantico con grande interesse perché dall'esito della protesta della Writers Guild of America potrebbe dipendere anche il loro futuro.
Ne abbiamo parlato con Giorgio Glaviano, presidente di WGI (Writers Guild Italia) che rappresenta - grazie anche a una recente federazione con Centoautori - la gran parte degli sceneggiatori italiani.
Partiamo dalle nozioni di base: per cosa si sciopera a Hollywood?
La WGA è una struttura molto più complessa, articolata e potete di qualunque sindacato degli autori italiano: basti pensare che agli iscritti garantiscono l'assistenza sanitaria e sono strutturarti come un vero e proprio sindacato. Stanno scioperando perché da quando nel mercato hanno fatto irruzione le piattaforme, i cosiddetti streamer come Netflix e Amazon Prima, è cambiata radicalmente la loro l'aspettativa di guadagno. Mentre prima si scriveva per un canale generalista e poi il prodotto poteva passare alle syndication (le emittenti consorziate tra loro, ndr) e poi lo stesso contenuto poteva essere acquistato in altri Paesi e in ognuno di questi passaggi lo sceneggiatore guadagnava qualcosa, con l'arrivo della piattaforma tutto questo non esiste più
Di quanti soldi stiamo parlando?
Prima guadagnavano tra i 25 e i 30 mila dollari per ogni episodio. A oggi questa cifra è crollata a 80 dollari. Ma non è solo una questione di compenso per episodio: Gli streamer stanno modificando il mercato in sé perché guardano al resto del mondo e questo significa avere la possibilità di fare dumping
Ossia?
Acquistare contenuti da altri mercati e riversare fondi in altri Paesi creando degli scompensi sul mercato americano
Questo però potrebbe avere effetti positivi su mercati che altrimenti avrebbero prospettive più limitate. Lo abbiamo visto con il successo di serie spagnole come 'La casa di carta' o sudcoreane come 'Squid Game'
Non abbiamo intenzione di diventare i crumiri del lavoro di scrittura: i colleghi stanno scioperando per dei diritti che in Italia fatichiamo ad avere nella loro totalità. Il contratto italiano per la scrittura seriale si è degradato con l'introduzione della scrittura 'a step': lo sceneggiatore è costretto a guadagnare poco a ogni passaggi e ad attendere l'approvazione da parte del produttore e del committente. Il risultato è che il contratto viene spezzettato, i tempi si dilatano e uno sceneggiatore deve prendere più contratti per poter sopravviver
Come è cambiato il mercato italiano della scrittura per il cinema e la tv?
Secondo un sondaggio che rappresenta la voce di tutti gli sceneggiatori, le idee per la serialità vengono vendute a 2-3mila euro: nulla per qualcosa che ha un valore enorme. Inoltre c'è da considerare che mentre prima si parlava di serie di 24 puntate oggi le stagioni sono da 6 puntate o 8 da 50 minuti. Apparentemente aumenta la quantità di titoli, ma è diminuita la quantità di ore che si scriviamo. Si tende a prendere più lavori, ma si finisce per lavorare male.
Quindi per cosa lottate?
L'obiettivo è di aumentare la remunerazione dei singoli step per garantire allo sceneggiatore una stabilità che non lo costringa a lavorare su troppi progetti in contemporanea a discapito della qualità.
Che numeri fanno le piattaforme in Italia?
Non è dato saperlo, perché per gli streamer le visualizzazioni sono in segreto industriale. Quindi se grazie all'Auditel sappiamo che numeri fa la tv generalista, non abbiamo idea di quali siano i numeri delle piattaforme. E questo è un altro motivo di scontro con gli sceneggiatori. Il mercato italiano, poi, è particolare: è stato fino a un certo punto prevalentemente domestico e questo ha fatto sì che i nostri prodotti avessero un appeal molto limitato e non avessero spazi di vendita all'estero. La maggior parte della produzione è in mano a Rai e Mediaset, con quest'ultima che è fortemente calata rispetto alla parità di qualche anno fa. Ma i contenuti prodotti non sono tanti e in termini di monte ore a fare la parte del leone sono le uniche due soap che vengono prodotte in Italia: 'Un posto al sole' e 'Il paradiso delle signore'. La quantità prodotta per Netflix è di circa 70 ore.
In questo confronto tra streamer e sceneggiatori, che ruolo hanno i produttori?
Sarebbe necessario superare una serie di contrapposizioni per arrivare a trovare insieme una soluzione, un modello di business che soddisfi tutti. I produttori stessi denunciano un controllo stringente da parte delle piattaforme e rischiano di essere marginalizzati sempre di più e di essere ridotti al ruolo di produttori esecutivi. Un ridimensionamento che noi vorremmo evitare perché è grazie al confronto con i produttori che il prodotto migliora il prodotto.
Sintetizziamo in termini cinematografici: le piattaforme sono i nuovi cattivi della tv?
Non vogliamo demonizzare gli streamer perché sono una grande occasione per gli sceneggiatori, ma vogliamo partecipare del successo. Non chiediamo quello che non ci spetta, ma se una cosa funziona, vogliamo avere un compenso commisurato.