AGI - "Roma sorprende sempre di più. Sono anni che non mi stupisco più di nulla, quindi neanche di questa enorme indecisione, di questa indecifrabilità del panorama politico della città. Io non riesco più a capire e quindi non giudico: aspetto e poi vedrò. In questo momento, comunque, non andrei a votare, non saprei veramente cosa fare. Ed è la prima volta che mi succede nella vita. Voto da quando ho 18 anni, da 40 anni". Rispondendo a una domanda dell'Agi durante la press conference su Zoom della seconda stagione di 'Nero a metà', serie tv in sei serate che andrà in onda a partire da giovedì 10 settembre su Rai1, Claudio Amendola confessa le sue preoccupazioni per il futuro di Roma.
"Per Roma manca poco al punto di non ritorno"
"Credo che Roma sia a un punto cruciale", spiega l'attore che nella serie interpreta l'ispettore Carlo Guerrieri del commissariato del Rione Monti, che confessa di non sapere cosa accadrà e si augura che accada "qualcosa di veramente sconvolgente e noi cittadini che abitiamo questa città cominciamo ad avere una coscienza diversa e una consapevolezza che manca poco al punto di non ritorno, sia come vivibilità che come rapporti interpersonali". Il lockdown, a giudizio dell'attore, ha peggiorato le cose, almeno in fatto di rapporti umani: "Il Covid da questo punto di vista ha rappresentato un peggioramento enorme". Chi invece ha dato segnali importanti, che però non sono stati raccolti, è la natura che in due mesi di lockdown "si stava riprendendo la città - sotto casa mia l'erba aveva ricoperto i sampietrini - dando un segnale fortissimo che doveva farci capire qualcosa e invece non ci ha fatto capire un tubo, come sempre".
Amendola vede 'nero a metà': "Ce la faremo"
In perfetta linea con la serie diretta da Marco Pontecorvo (a Luca Facchini è affidata la regia degli ultimi quattro episodi dei 12 complessivi), per quanto riguarda la situazione nella Capitale, Claudio Amendola vede 'nero a metà'. "Sono molto preoccupato - ammette - però so anche che questa città viene definita 'eterna' perché in qualche modo si risolleva sempre, lo ha sempre fatto. Perciò voglio essere ottimista in questo - continua - mi auguro che questa città possa godere di personaggi come abbiamo avuto da piccoli, come è stato Argan. Ma penso anche a Walter Veltroni che è stato un sindaco gigantesco per questa città. Ma lo stesso Rutelli... mi piacerebbe ritrovare persone come quelle che hanno fatto Massenzio, altri come Nicolini (assessore e inventore dell'Estate romana, ndr). Sono ottimista perché alla fine questa città ce la fa sempre - dice ancora l'attore - però il percorso stavolta è veramente duro, veramente arduo e se si dovesse arrivare a compromessi, per altri motivi che poi si ripercuotono a livello nazionale, sarà veramente dura. Non abbiamo neanche il calcio a distrarci. Questa città merita molto di più - conclude - leggo tutti i giorni articoli di intellettuali che implorano che questa città sia trattata da capitale come Parigi, come Londra, come Madrid. Speriamo di vederlo".
Intanto dal 10 settembre gli italiani potranno vedere lui, Claudio Amendola, nei panni dell'ispettore Guerrieri nella seconda stagione della serie 'Nero a metà', una coproduzione Rai Fiction - Cattleya in collaborazione con Netflix, che vede al fianco dell'attore romano Miguel Gobbo Diaz, Fortunato Cerlino, Rosa Diletta Rossi, Alessandro Sperduti, Margherita Vicario, Eugenio Franceschini, Alessia Barela, Antonia Liskova, Claudia Vismara, con la partecipazione di Angela Finocchiaro e Nicole Grimaudo.
"Covid? La Costa Smeralda non è diventata Wuhan"
"Non è che adesso la Costa Smeralda è diventata Wuhan di febbraio. E trovo anche sbagliato ciurlare nel manico su questa roba qua. Penso che ci sia bisogno di serietà e responsabilità". Durante la press conference online di presentazione della seconda stagione di 'Nero a metà' in programma dal 10 settembre su Rai1, Claudio Amendola parla del ritorno del coronavirus in Italia e del focolaio in Sardegna. "Ognuno fa le scelte private che crede e non mi sento di demonizzare nessuno - spiega l'attore - io sono andato in una piccola casa in Trentino, lontano il più possibile dagli assembramenti e non faccio testo. Sono un signore di 60 anni che non ha più voglia di frequentare le discoteche come facevo a 25-30 anni. Penso che ci sia ancora tantissima responsabilità da parte di tanti. Per esempio mio figlio, è tornato ieri dalla stessa casetta in Trentino dove ero stato io e dove è andato con la sua compagna, e oggi è andato a fare il tampone di sua spontanea volontà. Ci vuole responsabilità e serietà".