M agari finirà tutto in fretta, a tarallucci e vino, con uno sketch pacificatorio Ferro-Fiorello che sancirà la pace definitiva sul palco dell’Ariston, dove con sollievo generale in casa Rai, Fiorello staserà regolarmente e allegramente in servizio, a cantare e ballare “Quando quando quando” con Tony Renis.
Chissà. Quel che è certo è tra lo showman siciliano e Tiziano Ferro, nonostante le scuse ufficiali seguite al peccato di leggerezza del secondo (che, senza valutare il rischio viralità e la cieca obbedienza delle truppe di fan, se n’è uscito con il lancio dell’hashtag #Fiorellostattezitto), al momento sembra esserci meno complicità di quella di 40 anni fa tra la brunetta e la bionda dei Ricchi e Poveri.
Il fattaccio che ha scalzato dal podio delle polemiche sanremesi “il passo indietro”, Junior Cally e pure il sesso sdoganato da Benigni con il Cantico dei Cantici, è il seguente: quando durante la seconda serata del Festival, Tiziano Ferro ha potuto esibirsi sul palco colonizzato dallo showman solo a notte fonda, è sbottato, lanciando in mondo visione la boutade del “Fiorello statte zitto”.
E a poche ore dal fischio d’inizio della quarta serata del Festival, nonostante le scuse del cantautore, doverosamente consegnate pure ai social e le rassicurazioni di Amadeus che negli scomodi panni del direttore artistico con obbligo di equidistanza ha dichiarato che “Fiorello e Tiziano hanno un rapporto bellissimo” il mattatore indiscusso di Sanremo non sembrava così pacificato, anzi gridava al cyberbullismo, anche grazie al carico da undici di Selvaggia Lucarelli.
La giornalista su Tpi in mattinata lo aveva disegnato come uno che non sa gestire critiche e dissenso, (“Fiorello è uno che vuole piacere a tutti e se ciò non accade va in tilt”). Un dissenso giornalistico che poco è piaciuto a Fiorello, tanto da prendere in mano il telefono, chiamare Lucarelli, e spiegare che “Non è giusto darmi del permaloso come se mi fossi arrabbiato per nulla, accetto le critiche, accetto che si dica che non faccio ridere, ma Tiziano Ferro ha fatto una cosa che non si fa”.
Per chiarire le sue ragioni Fiorello ha ricordato che Tiziano Ferro un po’ di tempo fa aveva rimarcato in tv che le parole hanno un peso (a Che tempo che fa, a novembre), ma poi, insomma se ne sarebbe dimenticato. “Dopo che ha lanciato sul palco l’hashtag, ho ricevuto insulti tremendi per 24 ore - ha puntualizzato Fiorello - tu lanci un hashtag dal palco di Sanremo e sai cosa scateni, come se poi fosse colpa mia se ci sono cinquantamila ospiti e si fa tardi la sera. Noi parliamo tanto di cyberbullismo e non valutiamo le conseguenze? C’è un vigile che si è suicidato in questi giorni per gli attacchi sul web”.
Fiorello ha raccontato di aver ricevuto insulti pesantissimi sui social, roba tipo “Merda, è lui la star” e pure “Devi morire perché il nostro Tiziano deve cantare”. Colpa del divino Ferro o colpa degli haters che come lupi famelici aspettano il cenno del padrone per attaccare? Difficile da stabilire.
Ma visto che le polemiche televisive ormai si lanciano si affrontano e si risolvono con il linguaggio dei social, anche per ammorbidire questo incidente diplomatico di metà festival, dopo lo sfogo a caldo dietro le quinte di Fiorello, è stata scelta la strada del web e degli hashtag. Ferro si è cosparso il capo di cenere postando nelle sue storie di Instagram un biglietto indirizzato a Fiorello che recitava: “Ti chiedo scusa se ti ho provocato un dispiacere”, sottolineando, nel sottotesto, come l’idea di quell’hashtag fosse una battuta (“ho pensato che fosse normale scherzare con te che sei il re dei comici, sono rammaricato, #tizianostattezitto”.
E pure il direttore di Raiuno Stefano Coletta ha proposto un hashtag #Fiorellosempreasanremo, per sottolineare quanto la Rai abbia a cuore un acchiappa-audience come lo showman. Poi è arrivato il salomonico Amadeus: “Quella di Tiziano era una battuta venuta non benissimo, era l’una a quell’ora può capitare”. Coraggio, mancano solo due serate alla fine.