È Valeria Raciti, segretaria amministrativa 31enne di Acireale, la vincitrice dell’ottava edizione di Masterchef Italia. Una vittoria meritata, specie nella seconda metà della stagione, quando Valeria, una volta sconfitti i suoi demoni personali, ha ingranato la marcia e raggiunto gli altri due favoritissimi, entrambi arrivati alla prova finale, Gloria Clama e Gilberto Neirotti.
Ma a spuntarla alla fine è stata lei, che in prima manche è riuscita a conquistarsi per prima un posto nella finalissima riuscendo a riprodurre perfettamente il dolce capolavoro del pluristellato Heinz Beck, chef da tre stelle Michelin de’ “La Pergola” di Roma.
L’ultima prova dell’edizione, così come da prassi, consiste nel presentare un proprio menù degustazione e mai forse come in questa edizione in finale erano arrivati chef dilettanti con uno stile tanto diverso l’uno dall’altro.
Gilberto, personaggio dal carattere forte, il meno amato nella classe a causa dei suoi modi sempre vagamente malignetti e superiori, punta più sulla tecnica e l’estrosità con il suo menù “Dal Mediterraneo al Pacifico, un viaggio di sola andata”; Gloria rimane legata alle tradizioni tipiche della sua regione, il Friuli, con svariati colpi di classe per quanto riguarda la preparazione, portando un menù dal titolo “Guriuz”, che spiega essere mitologici folletti che vivrebbero il boschi della Carnia; e anche Valeria decide di puntare sui sapori della sua di regione, diametralmente opposta in colori e sapori a quella di Gloria, la Sicilia, con un menù intitolato “Fra me e me”, simbolo della sua rinascita tra i fornelli di Masterchef.
E alla fine è lei a risultare vincitrice, anche se non parte col piede giusto, la sua rivisitazione di una bruschetta infatti, chiamata “C’era una volta”, ovvero pane di Altamura, aglio, olio evo, basilico e sferificazione di pomodoro, purtroppo secondo lo chef Barbieri resta grassa in bocca e Bastianich non sente nemmeno il sapore del pomodoro, errore invece sul pane utilizzato secondo Cannavacciuolo.
“Fra me e me” prosegue poi con un “Cannolo di alici marinate” con un ripieno di battuto di melanzane con aria di prezzemolo, mandorle tostate, salicornia e uova di trota, e purtroppo anche qui Bastianich non riesce a scorgere il sapore di melenzane. La fortuna di Valeria fino a questo momento è che anche i piatti degli altri due concorrenti non lasciano a bocca aperta i quattro giudici.
Il tocco di genio, che probabilmente le è valsa la vittoria finale, arriva con il secondo piatto: “Gli opposti a volte si attraggono”, cioè una guancia di vitello e gambero crudo con bisque al Marsala e giardiniera di radici e germogli; una scelta azzardata quella del gambero crudo sdraiato su una guancia di vitello, un piatto da “lascia o raddoppia”, ma il nome preannuncia una bizzarra verità, gli opposti alle volte si attraggono e questa volta è una di quelle, Cannavacciuolo sorride restando senza parole, così come chef Locatelli. Per Barbieri “è una bomba” e Bastianich decide di ritirare il piatto alla fine del giro per finirselo avidamente.
Ma per un azzardo particolarmente riuscito un altro si rivela un mezzo buco nell’acqua, perché Valeria decide di presentare un piatto in più, sei quindi per lei nel conto finale, un “Piccione al tè Oolong Phoenix” con patate alla barbabietola e bietoline rosse, ma la siciliana, supportata da molti ex concorrenti e dal marito dalla famigerata balconata, sbaglia la cottura e i giudici concordano sul fatto che sarebbe stato meglio non servirlo.
Neanche il dolce, il suo “Lieto fine”, gelato alla ricotta su terra al pistacchio con coulis di lamponi e spugna di agrumi, risulta particolarmente illuminante per i giudici, ma alla fine è lo stesso lei, nel complesso, ad aver presentato il miglior menù, portandosi a casa insieme al titolo, centomila euro in gettoni d’oro e la possibilità di pubblicare il proprio primo libro di ricette.
L’ottava edizione di Masterchef ha funzionato piuttosto bene, ottimo l’inserimento dello chef Giorgio Locatelli, che si affianca al già rodato tridente Bastianich, Barbieri, Cannavacciuolo con estrema naturalezza (c’è da dire che per lui questo di Masterchef non rappresentava l’esordio in tv); ottima anche la scelta dei concorrenti, linfa vitale per un format che da otto edizioni ha variato poco o nulla, e andando ancor più nello specifico ottima anche la scelta, chissà quanto casuale o meno, di inserire un “cattivo” come Gilberto tra i concorrenti, costretti per difendersi ad un tatticismo che ha reso il tutto molto più interessante.
Purtroppo si conferma anche la brutta abitudine di indugiare troppo con tutta la parte romanzata della sceneggiatura, dimenticandosi che il pubblico, in linea di massima, è più interessato a veder uscire piatti e alle massime di Bastianich e ai piagnistei dei concorrenti, disperati in lacrime anche solo annusando un peperone, non si è mai affezionato particolarmente. Per il resto, tutto al proprio posto, anche questa edizione viene portata a casa con successo.