L a sezione italiana di Netflix ha annunciato l’inizio delle riprese di un film ispirato alla storia di Giorgio Rosa, personaggio controverso entrato in maniera piuttosto bizzarra, ma anche silente, nella storia del nostro paese. Un nome che ai più non dirà nulla ma che per una manciata di mesi, per l’esattezza da maggio del 1968 ad aprile del 1969, è stato il Presidente dell’Isola delle Rose, una micronazione a largo delle spiagge di Rimini. Un suo territorio fuori dai nostri confini, un governo, una bandiera, una moneta, una lingua.
Tutto in regola, insomma, finché lo Stato italiano non fece quella che potremmo ironicamente definire effettivamente l’ultima sua conquista militare. La Repubblica Esperantista dell'Isola delle Rose altro non era che una piattaforma progettata e realizzata dall’ingegnere bolognese Giorgio Rosa, circa 500 metri oltre il confine territoriale italiano, in prossimità di Torre Pedrera.
I lavori cominciarono nel 1958, secondo Wikipedia, “Giorgio Rosa ipotizzò per la posa della sua isola di alzare il basso fondale marino con un sistema di dragaggio della sabbia trattenuta da alghe. I sopralluoghi avvennero utilizzando un natante, costruito in acciaio e propulso con un motore di una Fiat 500, e proseguirono per tutta l'estate del 1960, con frequenza bisettimanale, avendo come base un capanno sul molo di Rimini”.
Ci vollero anni, come facilmente ipotizzabile, per finire e rendere agibile la piattaforma, il mare non permise di lavorare per più di tre giorni a settimana, ma il primo maggio del ’68 Rosa concluse il suo progetto dichiarando l’indipendenza dell’Isola e autoproclamandosi presidente. Per un mese calma piatta, poi la conferenza stampa del 24 giugno, quando la cosa venne resa pubblica e cominciò un via vai di stampo turistico dalla costa alla piattaforma, arrivata ad essere grande 400 metri quadrati.
Fu proprio questo traffico che fece scattare l’interesse delle forze dell’ordine italiane verso quell’isola artificiale che nel frattempo aveva creato una sorta di proprio consiglio dei ministri, scelto una lingua, l’esperanto, scelto una bandiera, un mazzo di sole tre rose su sfondo arancione e perfino un inno il “Chor der Norwegischen Matrosen” dalla prima scena del terzo atto de “L'olandese volante” di Richard Wagner.
Presto la Repubblica Italiana dispose un pattugliamento di motovedette della Guardia di Finanza e della capitaneria di porto vicino alla piattaforma, impedendo a chiunque, costruttori compresi, di attraccarvi, di fatto ottenendo un blocco navale. Dopo una serie di aspre diatribe legali, a metà febbraio del 68 i sommozzatori della Marina Militare Italiana misero una prima volta 75kg di esplosivo per ogni palo che sorreggeva la piattaforma, ma non fecero altro che scalfirla, poi passarono a 120 kg a palo ma nemmeno questo fu sufficiente.
Servì la burrasca del 26 febbraio per inabissare totalmente quella piattaforma, rappresentazione dell’utopia di un visionario, o di un pazzo, come molti scrissero in seguito. Naturalmente tutta la vicenda coinvolse in maniera attiva le più alte cariche politiche e delle forze armate, una storia complessa che grazie a Netflix riprenderà vita oggi, in modo tale che ognuno possa farsi la propria opinione, per nulla scontata. Giusto per fare un esempio, nel 2011 l'americano Peter Thiel, ideatore del sistema di pagamento PayPal, rilanciò l'idea delle piattaforme marine, progettando di costruire in giro per il mondo, in acque internazionali, isole artificiali senza legge da costituire come stato sovrano con dieci milioni di residenti divisi per un massimo di 270 abitanti per isola.
Niente che non sia insomma contemporaneo, niente che non possa ripetersi. “Questo film è un progetto unico, ambizioso - sostiene Matteo Rovere, produttore di quello che al momento è stato intitolato “L'Incredibile Storia dell'Isola delle Rose” - non solo perché racconta una pagina fondamentale del nostro Paese che sono in pochi a ricordare, ma perché lo fa tirando in ballo ideali e argomenti universali. Una storia di libertà, fratellanza, partecipazione, che non può che parlare a tutti”. Ad interpretare l’ingegner Rosa è stato chiamato Elio Germano e nel cast compaiono anche nomi di primo piano del nostro cinema come Matilda De Angelis, Fabrizio Bentivoglio e Luca Zingaretti.