S ta diventando un appassionante thriller giornalistico-politico il caso della striscia di approfondimento post-Tg1. Annunciata per la seconda metà di febbraio è ancora in alto mare, congelata, dopo il tam tam prefestivaliero che dava per imminente la conduzione di Maria Giovanna Maglie.
I futuri cruciali cinque minuti che seguiranno il Tg1 hanno tolto pesantemente la scena alla concorrenza casalinga della striscia post-Tg2 condotta dalla giornalista interna Francesca Romana Elisei (venti minuti, dalle 21 alle 21,20) di cui, con la conferenza stampa di rito, si stava celebrando la partenza fissata per il 18 febbraio.
Perché nella giornata della Elisei, del direttore del Tg2 Gennaro Sangiuliano e del direttore di Raidue Carlo Freccero l’Agi ha saputo da fonti interne alla Rai che il nome della Maglie non era più la priorità per la striscia post Tg1 e che al suo posto si stava pensando invece a Mario Giordano, volto Mediaset nonché azionista ed editorialista de La Verità di Maurizio Belpietro.
Sul nome del giornalista-scrittore che per Mondadori ha da poco pubblicato il libro "L’Italia non è più italiana. Così i nuovi predoni ci stanno rubando il paese" sulla cannibalizzazione estera delle aziende e dei luoghi nostrani, ci sarebbe una convergenza tra i due alleati di governo.
La striscia slitta ancora
Un sovranista maschio al posto della sovranista femmina al cui approdo a Raiuno si sono preventivamente opposti il pollice verso del Movimento cinque stelle e le barricate dell’Usigrai, il sindacato interno dei giornalisti? Fonti vicine a Raiuno hanno soltanto confermato lo slittamento dello striscia, di cui la direttrice della rete Teresa De Santis aveva già parlato il 13 febbraio in Commissione di Vigilanza Rai chiarendo l’assenza di contratti in essere e parlando di valutazioni di carattere autorale in corso.
Poche ore più tardi altre fonti Rai hanno chiarito la situazione: al momento nessuna proposta è arrivata al settimo piano, quello dell’amministratore delegato Fabrizio Salini. Il nome della Maglie non è più l’unico sul piatto ma sarebbe partita una ricerca su un doppio binario, quello degli interni Rai, e quello degli esterni. Accanto al nome della Maglie e a quello di Giordano ce ne sarebbero anche altri. Vedremo su chi cadrà la scelta.
Sull’ipotesi Giordano intanto si sono già scatenati i dem con Patrizia Prestipino che su Twitter ha scritto: «Se confermata la notizia di Mario Giordano a Raiuno nella striscia postTg precipitiamo nell’era dell’indottrinamento politico. È ufficiale». Mentre l’altro del Michele Anzaldi ha invitato la Rai a guardare al suo interno, aprendo un job posting per le candidature.
"Mi hanno cercato per il Tg1 e sono rimasto fedele"
E Giordano? Lui una striscia informativa quotidiana già ce l’ha, quella che si chiama Fuori dal coro, fa il 4 per cento di share e va in onda dopo il Tg4 alle 19,30. È lo spazio, dove è coadiuvato da Luisella Costamagna che Mediaset gli ha riservato (“la mia trasmissioncina” l’ha definita lui su Twitter a gennaio quando si lamentava perché la rete faceva slittare la sua ripartenza) quando con il varo della nuova Rete4 l’azienda berlusconiana, guardando al risultato delle elezioni di marzo, ha scelto una linea meno populista.
Anche se non è più nelle prime linee, come quando fino a maggio scorso conduceva il Tg4, a Mediaset comunque Giordano - ha chiarito all’Agi, evitando però ogni commento sul suo essere il lizza per l’approfondimento - ha "un contratto a tempo indeterminato, da direttore", più solido quindi dei 240mila euro fissati dal tetto Rai di cui si dovrebbe accontentare per l’ipotetico ingaggio per la striscia post Tg1.
Buoni rapporti in Rai però Giordano (che prima di entrare nell’orbita berlusconiana, nel ’97 era il grillo parlante del Pinocchio Rai di Gad Lerner) ce l’ha, ospite dei suoi programmi (è recentissima una brutta offesa rivoltagli dal fondatore di Emergency Gino Strada, che ha preso in giro la sua voce a Carta bianca) ma soprattutto vicino al presidente Rai Marcello Foa: Giordano era il suo direttore al Giornale e quando Foa è stato contestato da chi non lo gradiva alla presidenza Rai l’ha difeso definendolo “un giornalista inattaccabile”. Una vicinanza che però non ha impedito, come ha raccontato lui stesso ai microfoni de La Zanzara di declinare l’offerta di dirigere il Tg1: “Mi hanno cercato qualche mese fa, ma ho detto no, sono rimasto fedele. Chi me lo chiese? Marcello Foa”.