L unedì Maria Giovanna Maglie dovrebbe decidere se firmare il contratto per la conduzione della striscia informativa post Tg1 che le ha proposto la direttrice di Raiuno Teresa De Santis. Ma a giudicare dal tasso di alta tensione politica e aziendale che ha caratterizzato il primo giorno di febbraio, il suo non si annuncia come un un weekend facile. Ieri sulla sua designazione alla striscia che fu di Enzo Biagi ma che lei, ha detto all’Agi, vorrebbe come quella di “Batti e ribatti” di Pierluigi Battista (due minuti di monologo, tre di intervista a un personaggio) si è scatenato di tutto, fino alle risse via comunicati e tweet tra gli alleati di governo: i cinquestelle che non digeriscono la designazione della sovranista vicina alla Lega, per stopparla si sono appellati al presidente della Rai Marcello Foa e adesso stanno valutando anche di scrivere all’ad Fabrizio Salini.
Motivi addotti: i famigerati 150 milioni di lire dei rimborsi spese della sua prima vita in Rai, accusa che però finì con l’archiviazione, tanto che ora Maglie minaccia di portare in tribunale chi continua a sbandierare quell’accusa ("mi comprerò una casetta alle Eolie", ha detto all’Agi), ma anche la sua antica vicinanza a Bettino Craxi.
Il fatto di essere, insomma legata , dicono i Cinquestelle "al vecchio sistema". Un vecchio sistema, che ha ricordato il presidente leghista della commissione Trasporti, Alessandro Morelli, accorso in suo aiuto, ha sempre dominato in Rai, mentre il vero cambiamento, sostiene "dovrebbe consistere nella scelta di un vero professionista, piuttosto che di un amico degli amici".
Mentre su Facebook il pd Michele Anzaldi, osservando che "i due partiti che volevano i partiti fuori dalla Rai ora decidono anche chi deve condurre un singolo programma" definiva "indecente lo spettacolo che Lega e M5s stanno dando sulla Rai", il caso Maglie colonizzava anche Twitter: Giuliano Ferrara, detentore nel 2011 dell’ultima striscia post Tg1 soccorreva l’amica stemperando i toni ("lasciate che Maria Giovanna Maglie venga a noi nel posto che fu di Biagi, Battista e Berti. È una stronza simpatica"). Ma i cinguettii antiMaglie dei cinquestelle si moltiplicavano, con un portavoce del Movimento, Michele Gubitosa che ricordava pure che la giornalista "non è iscritta all’albo dei giornalisti da tre anni".
Maria Giovanna Maglie (foto AGF)
Già, perché al mattino, al risveglio, il primo metaforico strattone alla Maglie era arrivato da un tweet del segretario dell’Usigrai Vittorio Di Trapani che svelava la sua mancata iscrizione da tre anni all’Ordine dei giornalisti. "Non mi pare una faccenda di grande importanza, dall’84 a tre anni fa non facevo mica parte dell’ordine dei pasticcieri. Mi sono semplicemente dimenticare di pagare la mia quota, l’iscrizione annuale era un’operazione di cui si occupava mio padre, che oggi non c’è più", ha così commentato la faccenda con l’Agi Maglie, interpretando comunicati e tweet contro di lei come parte di "un fuoco preventivo teso a far saltare la mia conduzione della striscia".
Stupefatta dalla rivolta scatenata dall’ipotesi di una sovranista a capo della nuova striscia informativa di Raiuno, ha chiarito che essere sovranista "non è fuorilegge, non significa mica essere brigatisti, non vedo nulla di male ad essere simpatizzanti di questo governo". E stupita pure dal terrore che suscita il suo nome a Raiuno ha chiarito di essere "turbata dal provincialismo che fa reputare così decisivi cinque minuti televisivi, senza capire che oggi i social contano molto di più". Se accetterà (sempre che da qui a lunedì l’offerta sia ancora in piedi) non avrà niente da ridire sul tetto del compenso dei 240 mila euro: "È una regola applicata un po’ a tutti. Non a Fabio Fazio naturalmente".
Chissà se a questo punto riuscirà a realizzare la versione 2.0 di 'Batti e ribatti', la striscia informativa del Tg1, con cui 15 anni fa Pierluigi Battista superava il 20 per cento di share. Intanto la conduttrice designata ha incassato il suo sostegno: "Non condivido il sovranismo ma non vedo perché non dovrebbe avere spazio in Rai. Non sopporto quelli che, dopo aver occupato militarmente tutti gli spazi della tv pubblica, compresa l’Usigrai, si trasformano in verginelle e protestano perché in quegli stessi spazi si siede chi politicamente la pensa diversamente da loro", ha chiarito l’editorialista del Corriere della Sera, ancora più deciso sulla questione della mancata iscrizione della Maglie all’ordine dei giornalisti negli ultimi tre anni: "L’ordine dei giornalisti è una creatura fascista che andrebbe abolita. Non esiste in nessun’altra democrazia occidentale. Gli antisovranisti e i filoeuropei della Rai dovrebbero saperlo".