AGI - “Teresa la ladra è una donna di un’altra epoca ma oggi purtroppo, in certi contesti ci sono ancora donne nella sua condizione, costrette a subire quello che ha subito lei, e obbligate a fare determinate scelte a causa dell’ambiente in cui vivono. Teresa la ladra, è effettivamente un’opera attuale”. Lo dice all’AGI Mariangela D’Abbraccio, dal 22 marzo al Teatro Parioli di Roma con lo spettacolo omonimo tratto dal libro di Dacia Maraini “Memorie di Una Ladra” e che anni fa, fu interpretato da Monica Vitti al cinema.
Il testo racconta la storia di Teresa, ladruncola buffa e disgraziata che attraversa gli eventi e la storia d’Italia dalla metà degli anni venti fino agli anni settanta. Un racconto tragicomico e funambolesco dal ritmo incalzante e coinvolgente. Mariangela D’Abbraccio è Teresa che racconta e canta la sua storia con le musiche originali di Sergio Cammariere e un gruppo di 5 musicisti che fanno da colonna sonora portante dello spettacolo. Una Teresa che fa sorridere e intenerire insieme, bella e coinvolgente.
Non è la prima volta che l’attrice napoletana collabora con Dacia Maraini. “Abbiamo iniziato con la realizzazione dell’opera ‘Camille Claudel’ meravigliosa e dedicata a questa scultrice, amante di Rodin che ebbe una vita fantastica. Dall’adattamento di quell’opera rappresentato al festival di Spoleto nel 1994, sono partite poi una lunga serie di iniziative comuni. 'Memorie di una ladra' è nato sicuramente dall’esperienza di Dacia che conduceva all’epoca inchieste sulle carceri femminili, negli anni ’70. Credo quindi che Teresa sia una donna realmente esistita”.
"Per le donne è più difficile modificare la propria condizione"
Maraini, racconta Mariangela D’Abbraccio, adattò quindi il suo libro per il teatro, “e poi – spiega l’attrice – chiesi di aggiungere le musiche. Grazie a Sergio Cammariere che ha composto le canzoni su testi di Dacia, sono nate otto ballate per Teresa. Alla fine, con tanto di disco, ne è nata un’opera vera e propria. E del resto ritengo sia ancora attuale”.
E perché? “Perché purtroppo di Teresa ce ne sono tantissime, magari non in quella condizione sociale di allora, è ovvio, ma elementi comuni con il vissuto di oggi ce ne sono. Teresa è nata negli anni 20 e ora siamo nel 2023. Quella degli anni 20 era un’Italia contadina e rude, quella di oggi è moderna. Però purtroppo, non è che le cose vadano molto diversamente in certi contesti svantaggiati può capitare che le cose stiano ancora così. Ancora oggi ci sono ragazze sfortunate costrette a fare delle scelte difficili, e non mi riferisco solo all’Italia ovviamente. Per le donne è più difficile modificare la loro condizione se nate in certi ambienti. Per i maschi è più semplice. Molto spesso basta non avere cultura o una famiglia alle spalle che ti supporta e allora uscire da certe situazioni diventa molto difficile. Questo è anche uno dei motivi per cui ho scelto di rappresentare storie popolari. È’ un mio modo di fare giustizia e rendere gli altri partecipi di certe situazioni, anche per far capire quanto si è fortunati e magari, sottolineare l’importanza del possesso di strumenti di difesa utili nella vita come la capacità di affrontare la situazioni e volgerle al meglio o l’importanza della cultura”.
Educata alla libertà
Femminista? “Il femminismo è insito in me. Una condizione naturale - risponde D’Abbraccio - io vengo da una famiglia dove dominano le donne, mia madre ha avuto sei figli non tutti dallo stesso uomo è sempre stata molto indipendente, è andata via di casa prestissimo. Io sono nata quando lei aveva 16 anni. Certo, non era nelle condizioni sociali di Teresa, era la figlia del primo violino del San Carlo per intenderci… Però se ne è andata lo stesso via di casa molto presto: le stava stretta la provincia voleva correre a Roma, vivere i suoi sogni. Per certe cose caratteriali somiglia a Teresa. Di conseguenza, io sono stata educata alla libertà. Non ho mai visto mia madre dipendere da nessuno o fare qualcosa che non volesse. E ovviamente, io la penso esattamente come lei. Sono convinta – aggiunge l’attrice - che la donna debba essere indipendente in tutto e per tutto. Quindi, si, familiarmente sono una femminista. Non ho dovuto fare battaglie, del resto se l’esempio lo hai in casa è più semplice”.
Oggi com’è la condizione della donna? “Sono stati fatti tanti passi in avanti – sottolinea Mariangela D’Abbraccio – ma c’è ovviamente molto da fare e vigilare. Conquiste che vanno tutelate. Non dobbiamo dimenticare che una parità vera e propria su tante cose non c’è. Però, dobbiamo metterci anche del nostro. Per ottenere qualcosa bisogna convincersi di potercela fare, e fare da sola senza aspettarsi chissà cosa dagli altri. Insomma, devi essere un po’ arbitro della tua vita e decidere cosa vuoi essere e come vuoi che gli altri ti trattino. Sappiamo che la donna deve sempre dimostrare di avere qualcosa in più e che deve combattere di più rispetto all’uomo. E questo vale anche se al giorno d’oggi stiamo assistendo a novità come quella di donne a capo di partiti politici sia in Italia che all’estero. Anche nel nostro settore è difficile, sia qui che a Hollywood: per esempio, le star americane ancora si battono e lottano perché le paghe delle attrici non sia inferiori a quelle dei colleghi uomini. Figuriamoci negli uffici poi… L’ascesa al potere non è mai così semplice come invece lo è per un uomo. Sembra sempre che per una donna tutto avvenga quasi per miracolo. La nostra è una società ancora molto maschilista e quindi la donna fa fatica”.
Eduardo, il primo maestro
Chi è stato il primo “maestro” per Mariangela D’Abbraccio? “Eduardo De Filppo! Volevo studiare teatro – racconta – andai al Piccolo. Pino Daniele mi disse che se volevo fare l’attrice, da napoletana che sono, dovevo andare da Eduardo. Io chiesi il permesso al Maestro di poter assistere alla lezioni di drammaturgia che teneva all’università. Lui invece, mi invitò a casa sua per propormi due ruoli nella compagnia di suo figlio Luca che dirigeva. Non potevo crederci. Invece è iniziato tutto cosi. Incredibile. E poi con Albertazzi mi sono definitivamente formata come attrice. Devo molto anche a Patroni Griffi, un grande regista e drammaturgo”.
Scrivere un testo o dirigere, insegnare? ‘ “ Mah – prosegue l’attrice – non lo so, chissà. È una cosa che mi hanno chiesto in tanti. Non è che ne sento il bisogno anche perché ho un marito, Francesco Tavassi, che fa questo lavoro e quindi compenso. Condividiamo molte idee e quindi non serve. Poi in futuro si vedrà. Insegnare recitazione? Io vengo da una famiglia di insegnanti, mio nonno era violinista al San Carlo, mia nonna pittrice, mia madre ha insegnato, mia sorella ha una scuola, la YD Actors di Yvonne D’Abbraccio che è fra le più importanti d’Italia. L’insegnamento ci potrebbe anche stare da parte mia, ma in famiglia soprattutto con mia sorella, c’è già chi lo fa. E insegnare recitazione è qualcosa di molto impalpabile. Io sono stata allieva di danza, ho fatto la ballerina professionista dai 6 ai 18 anni, e per questo dico che l’insegnamento, il trasmettere emozioni agli altri non è semplice. Bisogna andare a toccare l’animo della persona. Dare l’imprinting ad un attore è una cosa molto seria e delicata, intima. E siccome ho molto rispetto di questo – conclude D’Abbraccio - ,penso che se succederà, verrà molto tardi”.
“Teresa la Ladra” di Dacia Maraini, canzoni originali di Sergio Cammariere e Maraini suonate dal vivo per la regia di Francesco Tavassi, è in scena al Parioli di Roma, dal 22 al 29 marzo