AGI - “Andare all’origine del senso di proprietà che l’uomo nutre da sempre nei confronti della donna è un dovere morale”. Così Maria Rosaria Omaggio introduce con AGI ‘Scarpe rosse’ lo spettacolo multimediale che farà il suo debutto nazionale il 5 luglio nel Cortile d’onore del Palazzo Reale di Napoli (nell’ambito del Napoli Teatro Festival Italia). In coppia con Pino Quartullo l’attrice racconterà le donne vittime di violenza nella storia antica e contemporanea. “Si tende ad attribuire i femminicidi contemporanei a follie maschili del momento, invece se vogliamo curare e redimere il presente la memoria è importante perché la violenza sulle donne ha origine nella storia antica, è un fenomeno antropologico” spiega Omaggio, da quindici anni anche ambasciatrice Unicef, che ha scritto lo spettacolo di impegno civile con Maria Letizia Compatangelo, con la consulenza dell’italianista Stella Fanelli. La genesi della performance che metterà in scena venti personaggi femminili storici come Lucrezia di Collatino, Pia de’ Tolomei, Francesca da Rimini, Artemisia Gentileschi, Beatrice Cenci e dieci storie contemporanee di donne uccise durante il lockdown, che sul palco Omaggio ha scelto di chiamare tutte simbolicamente Eva, è di un anno fa.
Tutto è nato, racconta, durante il Premio Camomilla di “Women for Women against Violence” quando sul palco ha incontrato Barbara, vittima di una violenza che, oltre a ventisette interventi chirurgici, ha subito una cicatrice morale difficile da superare. “Abbracciandola sul palco le promisi che avrei fatto qualcosa”.
Quel qualcosa è diventato ‘Scarpe rosse’, dalle calzature simbolo del femminicidio...
Per ogni testimonianza ci sarà un paio di scarpe rosse, ognuna della foggia della sua epoca, che fanno parte di una collezione storica. Saranno portate a bordo palco dalle ballerine e illuminate di volta in volta da una colonna di luce. Alla fine, tutte accese, diventeranno sbarre di una prigione di un unico doloroso avvenimento, che prosegue ai nostri giorni.
Dalla storia antica ai tempi del lockdown, la violenza sulle donne non si ferma, con una lista aggiornata con una frequenza tragica.
“Un uomo è arrivato ad uccidere la sua compagna che lavorava in supermercato perché temeva che gli portasse il virus in casa…”. E’una piaga che arriva da lontano e a cui ha anche contribuito anche un’arretratezza cultural-legislativa. Sul palco scandirò anche le date relative alle leggi che hanno contribuito fino a non troppo tempo fa a rendere le donne proprietà maschili: Il delitto d’onore è stato abrogato soltanto nel 1981, lo stupro è diventato un reato contro la persona e non contro la morale nel ’96 e soltanto dal 2012 l’abbandono del tetto coniugale non è può considerato un reato.
Quartullo che ruolo avrà?
Lui interpreterà tutti gli uomini, compreso un illuminato come Pitagora che peròè asseriva che “ la donna è il principio cattivo che ha creato le tenebre e il caos”. Durante la prima lettura del testo ho chiesto a Pino di aggiungere lui una frase nel copione e ha scritto proprio quella che mi aspettavo: “Come uomo, mi vergogno a nome di tutti gli uomini del passato e del presente”. Ma nello spettacolo viene pronunciata anche un'altra frase chiave, “Né con me né senza di me”.
Sembra tragicamente profetica rispetto alla recente tragedia del Lecchese, forse ancora più tragica di un femminicidio.
“Una donna è stata punita dal marito che non voleva accettare la separazione ,con l’assassinio dei figli. Avrei preferito essermi sbagliata rispetto a quella frase profetica, quella tragedia tocca il massimo livello dello choc. In tutti gli altri casi di soprusi e assassinii della storia per superare il mio dolore personale ho sempre cercato di trovare una parvenza di spiegazione, seppure illogica, in questo caso non ci riesco. Penso però che se ancora oggi alcuni uomini ritengono che le donne siano di loro proprietà, alla radice dei loro comportamenti c’è anche una certa responsabilità femminile”.
A cosa si riferisce?
All’educazione impartita ai figli, ancora oggi ci sono padri e madri che chiudono un occhio o si fanno una risata di fronte ai ritardi o al non rispetto delle regole dei figli maschi mentre per le femmine usano tutt’altro approccio, è una situazione che si è incancrenita negli anni. Oggi però più che di femminismo preferirei parlare di “donnismo”, una definizione che piacerà al mio omonimo Rosario Fiorello e che potrà arricchire il suo tormentone degli “ismi”.
Perché le piace il “donnismo”?
“Perché credo che per combattere una battaglia culturale come questa sia necessario lavorare tutti insieme, uomini e donne, e il femminismo, suo malgrado, è stato troppo spesso accomunato al separatismo. Bisognerebbe lavorare parecchio anche sull’immagine stereotipata che ancora si richiede alle donne.
Quali sono ancora gli stereotipi da superare?
Quelli che ci vogliono sempre belle, eleganti, giovani e perfette, basta vedere cosa è successo alla Botteri, e quello relativo all’oblio destinato alle attrici italiane dopo una certa età. In Italia dopo i 45 anni per le donne non ci sono più ruoli per gli uomini invece sì. Nelle nostre commedie di vedono attori settantenni che interloquiscono con avvocate, primarie e presidenti di tribunali al massimo trentenni, nel cinema francese e inglese non è così”.