L a prima regia di prosa teatrale di Ferzan Ozpetek è già un cult: dopo essersi scaldato i muscoli in 25 acclamate date in giro per l'Italia, domani 19 febbraio 'Mine vaganti', adattamento sul palcoscenico del successo cinematografico del 2010 sbarca a Roma, dove vivono il regista e gran parte del cast.
In scena fino al primo marzo all'Ambra Jovinelli, lo spettacolo prodotto da Nuovo teatro di Marco Balsamo con Fondazione Teatro della Toscana, era già sold out a due mesi dalla prima, comprese le due date aggiunte in corsa, motivo per cui il teatro ha intenzione di rimetterlo in cartellone il prossimo anno. "La risposta del pubblico, che viene coinvolto nello spettacolo, con la platea trasformata nella piazza della città dove vivono gli undici personaggi, ci sta emozionando - spiega Ozpetek - portando a teatro un film che ha avuto un tale successo e personaggi così amati ci siamo presi un rischio, ma in tanti dicono che è meglio del film".
Ferzan Ozpetek Il successo sul palco di 'Mine vaganti', già un cult prima del debutto romano, ha fatto venire voglia di teatro al regista Ferzan Ozpetek, che, racconta all’AGI, si ripeterà, ma senza più attingere dai suoi film. “Ho già delle idee in testa, ma ‘Mine Vaganti’ sarà il mio primo e ultimo film adattato per il teatro, perché non mi piace ripetermi - chiarisce - considerando anche che il mio 'Le fate ignoranti' sta diventando una serie tv, preferisco dirigermi su terreni nuovi”.
Con un nuovo romanzo in uscita, il regista spiega che “il cinema, il teatro di prosa, la lirica, la scrittura sono tutte attività creative molto vicine” chiarendo che la trasposizione teatrale di ‘Mine Vaganti’ è stata anche terapeutica in un periodo di tristezza per la morte di suo fratello: “Mi bastava fermarmi due giorni per intristirmi, la mia terapia è fare cose”.
In arrivo una versione spagnola
Il ‘Mine vaganti’ teatrale, tourné italiche a parte continuerà a tenerlo occupato a lungo, visto che il regista è stato chiamato da una compagnia di Madrid, per dirigere una versione spagnola, con attori e ambientazione locale. “Sarà programmato l’anno prossimo” spiega, chiarendo di aver invece opposto un netto “no” a compagnie turche, tedesche e francesi che hanno chiesto di leggere il testo: “Temo che mirino ad approfittarsene senza poi coinvolgerci, come è già successo in Sicilia, dove una piccola compagnia ha messo in scena una versione teatrale di ‘Saturno contro”. Quando ci siamo lamentanti - aggiunge - si sono pure offesi, spiegando che si trattava di un omaggio”.
La genesi dell’operazione teatrale di ‘Mine vaganti’, spiega, nasce da lontano, ancora prima del film del 2010. “La prima volta che raccontai la storia al produttore Domenico Procacci, mentre eravamo in macchina lui disse subito che sarebbe potuto diventare un ottimo testo teatrale”, spiega. E prima di diventarlo in Italia, a dieci anni dal film, svela, otto anni fa sfiorò Broadway: “Ma purtroppo la trattativa, condotta malamente da un avvocato americano si arenò e tutto andò a rotoli”.
Adesso Ozpetek è molto felice del suo adattamento e soprattutto della scelta degli attori che, chiarisce, potrebbero essere coinvolti nelle sue future imprese cinematografiche.
“Sono molto fortunato con gli attori, credo di avere una sorta di sesto senso nella scelta, qui ci sono anche dei debuttanti, ed è come cucinare con del materiale buono - chiarisce - hanno avuto libertà totale ma abbiamo creato insieme, prendendo delle decisioni durante le prove. Il regista è uno scolapasta, lo dico spesso anche sul set”. Rispetto al film Ozpetek si è impegnato, spiega, in un lavoro di adattamento e cambiamento: “Non potevo certo mettere in scena il film e quindi ho dovuto lavorare per sottrazioni, lasciando l’essenziale intrigante e umoristico e optando per un ritmo continuo anche durante i cambi di scena - spiega - lo scenografo Luigi Ferrigno si è inventato un gioco di movimenti con i tendaggi e anche le luci di Pasquale Mari contribuiscono al ritmo”.
Convinto che “a teatro non ci si dovrebbe mai annoiare” ha deciso di coinvolgere il pubblico, con l’abbattimento della quarta parete: “La platea diventa la piazza di Gragnano, e gli attori hanno sempre uno stretto contatto con gli spettatori, scendono tra loro”. Anche se la scelta dell’ambientazione a Gragnano si deve soprattutto al suo famoso pastificio, Ozpetek (lo scrive nelle note di regia) ha pensato anche a un posto dove “un coming out susciterebbe ancora scandalo”. Paragonato in conferenza stampa a Zeffirelli e Visconti per via del suo percorso artistico tra cinema, teatro lirico e teatro di prosa, il regista si schermisce: “Stiamo parlando di giganti, il paragone è esagerato - chiarisce - però prima di dirigere la Traviata andai a casa di Zeffirelli che mi ammirava molto al cinema, chiedendo la sua benedizione. Per me misurarmi con la lirica era una grande sfida. Ed è andata bene, sia con l’Aida sia con la Traviata”.
Dal film al teatro, i protagonisti
Per l'adattamento teatrale della storia della tradizionalissima famiglia Cantone, proprietaria di un famoso pastificio e del crollo della loro borghese esistenza, a cura dei due figli gay e del loro faticoso coming out, Ozpetek ha spostato la scena dal Salento del film a Gragnano ("un po' per via del suo famoso pastificio, un po' perché era necessario cambiare, un po' per via del fatto che qualche attore dello spettacolo viene da quelle parti"). Il ruolo del figlio minore Tommaso Cantone, che nel film era stato di Riccardo Scamarcio, sul palco è affidato al napoletano Arturo Muselli, il boss 'Sangue blu' di 'Gomorra-la serie".
Il fratello maggiore Antonio (Alessandro Preziosi nel film) è interpretato da Giorgio Marchesi, che nel ruolo dello zio Nicola era anche nel film, come Paola Minaccioni promossa da cameriera cinematografica (primo di parecchi ruoli nei film di Ozpetek) a teatrale madre dei due fratelli: "La Stefania Cantone che porto in scena - ha chiarito - è più comica rispetto al film (dove era interpretata da Lunetta Savino, ndr). Quando Ferzan mi dirigeva nel film mi diceva di sottrarre di frenare con gli atteggiamenti comici e invece ora mi ha spinto ad aggiungere".
Il difficile compito di portare in teatro il ruolo del tradizionalista capostipite magistralmente interpretato al cinema dallo scomparso Ennio Fantastichini è affidato a Francesco Pannofino: "Ogni sera prima di andare in scena dedico un pensiero e l'intero spettacolo a Fantastichini", ha detto l'attore. Caterina Vertova interpreta la nonna (Ilaria Occhini nel film) e spiega che Ozpetek è riuscito a costruire "un contenitore di umanità, gli spettatori si sentono emotivamente coinvolti perché respirano un sentimento familiare". Completano il cast tre attori appena visti nell'ultimo film di Ozpetek 'La dea fortuna', Luca Pantini (sul palco e' il compagno di Tommaso), Edoardo Purgatori e Francesco Maggi (nel ruolo degli amici gay di Tommaso) e, inoltre, Sarah Falanga, (la zia Luciana) e Roberta Astuti (la socia di Tommaso che fu Nicole Grimaudo nel film).