G li italiani sono “troppo flessibili” per non riuscire a escogitare una soluzione politica dopo le prossime elezioni, e il sovrintendente del teatro alla Scala, il viennese Alexander Pereira, confida visibilmente che i suoi interlocutori a Roma resteranno gli stessi. “Credo che almeno per quest’anno le cose non cambieranno”, dice in un’intervista all’Agi.
Al Piermarini lavora dal settembre del 2014, è stato il “sovrintendente dell’Expo”, nominato dall’allora sindaco Giuliano Pisapia, e nei sei mesi dell’Esposizione universale ha fatto in modo che ci fossero spettacoli sempre, anche nei periodi che normalmente sono di chiusura.
Nel 2017/2018, il suo quarto cartellone scaligero conta 15 opere e 7 balletti tra cui 8 nuove produzioni. Nel solo febbraio sono in scena il Simon Boccanegra di Verdi, il balletto sulle Variazioni Goldberg di Bach, numerosi concerti e rappresentazioni per grandi e piccini ed è in programma il debutto dell’Orfeo e Euridice di Gluck. Il direttore Riccardo Chailly è sul podio a guidare diversi concerti sinfonici mentre tornerà a dirigere un’opera in aprile, il Don Pasquale di Donizetti.
Il colpo grosso con Allianz
Austriaco nonostante il nome, Pereira, settant’anni portati con il sorriso e al fianco di una radiosa compagna molto più giovane, ha portato a casa nei giorni scorsi un importante risultato: un nuovo socio privato per la Fondazione, Allianz, che con i suoi 6 milioni di contributo porta la Scala ad essere il secondo teatro al mondo, dopo il Metropolitan di New York, per ammontare di fondi privati.
“Abbiamo tre gambe – ha detto – che si dovrebbero equivalere. Ora i fondi privati sono pari a 44 milioni e quelli pubblici a 41: ci aspettiamo un maggiore equilibrio”. In un bilancio da 125 milioni, la “terza gamba” sono le vendite al botteghino, equivalenti, fra biglietti e abbonamenti, a 39 milioni.
“Quando sono arrivato mi sono accorto che c’era un periodo, quello che precede la prima del 7 dicembre, in cui c’erano poche rappresentazioni di opere: 9 recite, nel 2014, contro le 40 di oggi”. In questo modo, anche le migliaia di persone che vengono a Milano da tutto il mondo per la settimana della moda di settembre, ad esempio, hanno la possibilità di andare alla Scala. “Ci sono più posti per chi viene a visitare la città – ha detto – e infatti queste 30 recite in più hanno un grande successo”.
Lo spettro delle elezioni
Le prossime elezioni non lo preoccupano: “non vedo in arrivo un disastro italiano senza soluzione: gli italiani sono troppo flessibili per non trovarne una”, constata. Dell’attuale governo, e del ministro alla Cultura Dario Franceschini, Pereira ha una buona opinione, come della decisione sui “bonus cultura”: “ha creato un’attenzione al mondo della cultura e degli spettacoli molto importante. Noi abbiamo bisogno del supporto dello Stato, della regione e della città. Una quindicina di anni fa, questo è stato molto ridimensionato: ora cerchiamo di tornare a un equilibrio giusto”.
Ma per ottenere la fiducia degli investitori, pubblici e privati, secondo il sovrintendente “tutti i ragionamenti finanziari si dovrebbero basare su quello che è il nostro vero lavoro: creare il miglior 'Così fan tutte' o il miglior 'Don Carlo'. Se riusciamo a mantenere un livello di eccellenza, con i migliori artisti, si crea un’atmosfera di rispetto e di amore per questo teatro. Il resto verrà di conseguenza”.
Come attirare nuovi spettatori
Pereira non pensa che la discussa scelta del direttore del Museo Egizio di Torino, proporre sconti ai visitatori che parlano arabo, sia da imitare: “è un po’ forzato e non credo che abbia portato al museo grandi flussi di visitatori”. Ma anche la Scala ha una politica di sconti: “per i giovani, gli anziani e coloro che non si possono permettere il prezzo del biglietto”. Da quando è alla guida del teatro milanese, ha importato dalla sua precedente esperienza a Zurigo un’attività di spettacoli per bambini, a prezzi molto contenuti (40 euro per gli accompagnatori adulti, genitori o insegnanti, e 1 euro per ogni bambino), i cui esecutori sono l’orchestra e i cantanti dell’accademia della Scala.
Nel prossimo periodo, Pereira dovrà trovare un accordo sul contratto dei circa 900 lavoratori della Scala. Storicamente molto sindacalizzati, hanno diverse esigenze a seconda della categoria a cui appartengono: orchestra, ballerini, macchinisti, eccetera. “Ho avuto finora un solo giorno di sciopero all’inizio del mio lavoro – ricorda Pereira – credo sia il segno che il clima è buono. Mi serve una comprensione da parte dei sindacati. Non possono chiedere cifre che non posiamo dare. Il costo fisso del personale è di 75 milioni e i contributi pubblici sono 41. Significa che il resto dipende dai contributi dei privati. La cosa più importante per noi è non tradire la fiducia dei nostri finanziatori, attraverso una qualità costante: ogni teatro può avere la fortuna di azzeccare una produzione eccellente. Ma quando ci sono 15 produzioni di opera e 7 di balletto serve una qualità costante. A ogni nuova produzione si ricomincia da zero e non ci si può mai sedere sugli allori”.
@fventurist