“Si prega i signori spettatori di spegnere il telefono cellulare…”, è questa la frase che riecheggia inutilmente prima dell’inizio di un qualsiasi spettacolo teatrale in un qualsiasi teatro italiano. Ma nessuno la rispetta, non fino in fondo perlomeno, i più educati tolgono la suoneria, molti cedono solo alla vibrazione, ma la sola idea di tenere spento lo smartphone risulta praticamente inaccettabile.
Così poi succede che a metà spettacolo, a marzo del 2018 al Metropolitan di Catania, Roul Bova decida di interrompere lo spettacolo; così come successo anche al maestro Daniel Barenboim, che interrompe un concerto nel tempio sacro de’ La Scala per dare della maleducata ad una spettatrice. Toni Servillo invece decide di “punire” uno spettatore che parlava al cellulare durante un suo spettacolo ricominciando da capo una recita delle “Voci di Dentro”. Luigi Lo Cascio lo ha detto chiaro e tondo lo scorso febbraio, mentre era impegnato in “Delitto e castigo”: “Basta cellulari! Vorrei che vi vedeste da qui, sembra un albero di Natale!”.
Questi sono solo alcuni degli esempi più eclatanti, un’abitudine malsana che lo scorso anno fece partire una campagna con l’hashtag #spegneteicellulari che ebbe ben poco successo, nonostante i videoappelli di personaggi molto popolari del teatro italiano. Ma non c’è stato niente da fare. Ma non pensate che gli italiani siano gli unici ossessionati dagli smartphone, anche oltreoceano, negli Stati Uniti, si sta combattendo una durissima battaglia e qui i nomi che la stanno combattendo sono di primissimo piano. Sempre nel 2018 Jack White, ex leader dei White Stripes, annunciando il tour mondiale ha avvisato che sarebbero stati concerti senza cellulari; foto, video, audio….tutto negato.
Come ricorda il Corriere della Sera: “Anni fa gli Yeah Yeah Yeahs hanno messo un cartello all’ingresso dei loro show: "Per favore, mettete via quelle schifezze per rispetto nostro e della persona accanto a voi". Più di recente Father John Misty ha usato come scenografia un grande cuore con sopra la scritta "No Photography", ma molti se ne infischiano, e all’ultima esibizione al Trianon di Parigi a novembre il cantante americano ha messo il braccio sulla spalla dello spettatore in prima fila: "Proprio non ce la puoi fare, eh”.
A venire incontro agli artisti, nel 2014 Graham Dugoni inventa Yondr, che altro non è che una custodia dentro il quale va infilato il proprio cellulare all’entrata dei concerti e che di fatto ne impedisce l’utilizzo per tutta la durata dello show. Già artiste del calibro di Madonna e Rihanna hanno imposto l’utilizzo di Yondr in occasione dei loro concerti e, come scrive il New York Times, quest’anno, per la prima volta, anche gli storici concerti di musica classica del White Light Festival al Lincoln Center saranno a prova di riprese e luci fastidiose; e sarà la prima volta per quanto riguarda la musica classica.
C’è invece chi ha deciso di scendere a patti con gli spettatori che proprio non riescono a fare a meno di guardare il mondo attraverso la lente della fotocamera del proprio cellulare, così la Philadelphia Orchestra sta studiando un’app che aiuti lo spettatore addirittura alla fruizione del concerto, la Boston Symphony Orchestra ha pensato a dei concerti ad hoc permettendo al pubblico di lasciar libero sfogo al bisogno di scattare foto e girare video, una sorta di “casual Friday” in determinati luoghi e momenti.
E, passando al rock, Bruce Springsteen invece ha provato a stipulare un patto con il suo pubblico: “tenete in tasca i cellulari durante le canzoni e alla fine resterò fuori un po' di più per farvi scattare tutte le foto che vi pare”.
Naturalmente c’è qualcosa che va ben oltre il fastidio che può provare l’artista nell’essere distratto durante la propria performance o la sua volontà di proteggere quegli spettatori che vogliono godere in santa pace dello show senza immortalare fino all’ultima nota o battuta; giorni fa infatti Anne-Sophie Mutter, prima violinista della Cincinnati Symphony Orchestra, ha interrotto il suo show dopo che una spettatrice (poi gentilmente scortata fuori dalla sala) ha imbastito le riprese del suo primo movimento del Concerto per violino di Beethoven utilizzando due diversi cellulari e un power bank, al Cincinnati Business Courier dichiarerà dopo: “Mi sento violata nei miei diritti, nella mia proprietà artistica. Come artista ti prendi tanta cura quando registri - hai un tuo tecnico del suono, ci tieni che i microfoni siano appesi nei punti giusti. Il suono fa parte di te, vuoi che la tua voce venga replicata in un modo che rappresenti davvero ciò su cui hai lavorato per un'intera vita”.
Severo, penserà qualcuno, in fondo i video durante i concerti aiutano e non poco la popolarità di un artista, ma giusto.