C ’è stata una camera prenotata per settimane in un hotel di Sanremo a nome Saverio Raimondo, uno dei pionieri della stand up comedy, un volto molto noto a chi segue il genere in Italia, specie sul canale specializzato Comedy Central. Questo perché nei piani della Rai, fino all’ultimo, era previsto un suo contributo per il dopofestival, piano interrotto improvvisamente il 9 gennaio, quando una giornalista del Giornale, in conferenza stampa, chiede al direttore artistico Baglioni un parere sulla questione migranti, dando il via ad una bagarre politica che ha diviso l’Italia.
Poi Claudio Baglioni e il ministro dell’Interno Matteo Salvini, che si era un po' punto della risposta del cantautore romano, hanno risolto la questione con una telefonata. Nonostante ciò la Rai, preoccupata probabilmente che la tempesta bagnasse anche il festival mettendo al centro del dibattito i temi politici (più di quanto già non facciano diverse canzoni in gara), comincia a badare particolarmente ai temi trattati, ai contenuti, e decidendo di andare sul sicuro non rischiare con temi che potrebbero, più che altro, distogliere l’attenzione dalla musica, cosa particolarmente caro a Baglioni.
Così la camera viene disdetta e Saverio Raimondo (non ancora vincolato al progetto da nessun contratto, come specifica lui stesso) viene escluso. Come mai? Lo spiega lui stesso in un lungo post su Facebook.
“Cosa avrei fatto a Sanremo di tanto pericoloso? Avrei indossato un gilet giallo. Avrei fatto un collegamento dal porto di Sanremo - chiuso per la celebre politica dei porti chiusi - e speculando sulle parole del direttore artistico Claudio Baglioni, che in conferenza stampa ha detto di non volere ospiti stranieri (un festival sovranista!), avrei raccontato l'emergenza umanitaria di un barcone bloccato da giorni in mezzo al mare con a bordo un centinaio di ospiti stranieri - Shakira, gli U2, Amii Stewart - che non vengono fatti sbarcare. Approfittando della mia somiglianza con Di Maio, sarei salito sul balcone dell'Ariston a festeggiare l'abolizione della povertà e ad annunciare un nuovo boom discografico. Avrei rivelato l'arrivo di Cesare Battisti come super ospite sul palco di Sanremo, esibito in catene di fronte alla folla impellicciata”.
Satira insomma, “Il mio lavoro. Quello per cui mi avevano chiamato”, come conclude il post. Qualcosa di troppo per mamma Rai? Può darsi. Ma la versione ufficiale, diffusa tramite Twitter, è che non esiste alcun caso, che il comico non era legato con il festival da nessun contratto. Fatto sta che, secondo quello che dice lo stesso Raimondo, il materiale era pronto, sarebbe stata una finestra di due minuti, ogni sera, all’interno del format guidato da Rocco Papaleo.
A salvare l’ottimo materiale di Saverio Raimondo, è intervenuta la nave madre Comedy Central, che lo ha rispedito per le strade di Sanremo e trasmette ogni giorno sui suoi social i video del comico. Il materiale proposto è simile (o forse proprio quello) preparato per il dopofestival, quindi satira sulla falsa riga dei migliori stand up comedian americani, una sorta di Luttazzi (impossibile non notare il richiamo) ma meno spericolato (e non è da interpretare necessariamente come una critica).