I l Festival di Sanremo una volta chiuso si trascina dietro una polemica del tutto inedita: quella riguardo il regolamento, e in particolare circa la percentuale riservata al pubblico per la scelta del vincitore finale. Secondo molti, così come testimoniano gli innumerevoli messaggi lasciati dagli utenti sulle varie piattaforme social, il 50% è troppo poco e consegnerebbe la scelta finale nelle mani delle altre due giurie, quella d’onore (una volta “di qualità”) che possiede il 20% del potere sulle votazioni e quella dei giornalisti della sala stampa dell’Ariston, cui parere pesa al 30%.
Se il giudizio fosse rimasto infatti nelle mani del pubblico da casa, il giovane Mahmood, che aveva raccolto solo il 14% delle preferenze, probabilmente non solo non avrebbe vinto ma non sarebbe riuscito a ritagliarsi nemmeno un posto sul podio, così come, al contrario, per esempio, fosse dipeso dalle altre due giurie, i ragazzi del Volo, cui non-vittoria è stata festeggiata a lungo in sala stampa, sarebbero risultati decisamente lontani dallo sfiorare il primo posto.
Per questo il regolamento è stato pensato con questa logica “paritaria”, per bilanciare il giudizio “esperto” con quello popolare e più “di pancia”. Il giorno dopo la finale, in sala stampa, così come ricorda La Repubblica, il direttore artistico Baglioni non solo accoglie un eventuale cambiamento delle regole ma dichiara apertamente di non disdegnare affatto l’idea di mettere nelle mani del pubblico tutte le scelte: “O il festival diventa di nuovo solo popolare o questa mescolanza, il fatto di avere tre o quattro giurie spezzettate, rischia di essere discutibile”.
In realtà, come scrive David Puente su Open, l’idea di dare il 100% del potere al pubblico non sarebbe affatto felice, non per una questione di gusti musicali, ma perché il televoto, specie diluito come lo sarebbe in ben cinque giorni di festival, risulta facilmente “manipolabile”. Sono diversi i modi con i quali è possibile tecnicamente aggirare l’ostacolo e votare più volte, per non parlare della possibilità di investire nell’ingaggio di interi call-center che potrebbero falsare il risultato; possibilità, tra l’altro anche del tutto legale e, eventualmente, a portata esclusiva delle grandi e più economicamente attrezzate major. Insomma, tutto troppo approssimativo e incontrollabile per istituzioni come Sanremo e come la Rai.
Chi forse ha trovato una soluzione discretamente corretta è X-Factor, che non solo ha una giuria di qualità, anzi, proprio del settore, ma la scelta è stata quella di metterla al centro dello show, protagonista assoluta del format e influente al 100%, ma solo fino ad un certo punto, fino ai ballottaggi e alle votazioni finali, dove invece la palla passa completamente tra i piedi del pubblico che poi opera la sua scelta. Il televoto nel talent di Sky non solo è decisivo e unico giudice nelle serate live, ma sono gli stessi giudici a chiedere il 'suo' intervento nelle decisioni più delicate, dove bisogna decidere chi mandare a casa tra due concorrenti comunque forti (come noto a XFactor se c'è parità di giudizio tra i 4 giudici si rimanda proprio al pubblico la decisione finale. E i giudici sono ben felici di prendere questa strada).
Giusto? Probabilmente, ma forse non replicabile per il festival, dove nessun artista in gara, sempre presumibilmente più o meno affermato, accetterebbe di giudicare né tantomeno essere giudicato da un suo pari. Vi immaginate Loredana Berté o Patty Pravo essere giudicate da Fedez?
Allora la parte della giuria di esperti, di giudici, come vengono chiamati a XFactor, dovrebbe passare o nelle mani di professionisti, come ha spiegato lo stesso Baglioni interrogato sulla questione sempre in conferenza stampa durante le giornate del festival, scelti tra personaggi dello spettacolo che comunque hanno un forte interesse per la musica, oppure nelle mani dei giornalisti accreditati dalle proprie testate per seguire la kermesse; solo che questa opzione, a differenza di come viene sottolineato, anzi fortemente e violentemente urlato sui social in queste ore, non garantisce alcuna preparazione inattaccabile in ambito musicale.
Quindi? Quale potrebbe essere la soluzione? Al momento difficile dirlo, ma siamo sicuri che la Rai da qui al prossimo anno, chiunque venga posto al timone del Festival, ragionerà approfonditamente sulla questione.