AGI - Non solo la storia di un inventore. Ma il racconto di un uomo che ha attraversato il cuore del progresso per poi interrogarsi sul suo stesso significato. È “Federico Faggin, l’uomo che vide il futuro”, documentario firmato da Marcello Foa, in onda venerdì 28 marzo alle 23.10 su Rai 3 e disponibile su RaiPlay. Nato a Vicenza, protagonista assoluto della Silicon Valley, padre del microprocessore e del touchscreen, Faggin è oggi un pensatore atipico: scienziato che ha fatto i conti con la coscienza, innovatore che riflette sui limiti della tecnica.
Il film – prodotto da ZetaGroup in collaborazione con Rai Documentari – ne attraversa le “quattro vite”: infanzia, impresa, crisi interiore, visione etica. Con uno stile narrativo che alterna immagini d’archivio, ambienti simbolici, testimonianze familiari, Foa propone un ritratto in chiaroscuro. “Ho scelto di raccontare Faggin con uno sguardo non agiografico, ma profondo,” spiega il regista. “Il documentario si muove sul confine tra luce e ombra, mostrando il doppio volto del genio: da fuori l’inventore, da dentro un uomo inquieto, segnato dal bisogno di senso. Un cammino che porta all’illuminazione e alla nascita della sua ‘quarta vita’”.
A interpretare il senso di questa traiettoria è anche Luigi del Plavignano, direttore di Rai Documentari: “Questo film è molto più di un omaggio biografico. È una riflessione sul tempo che viviamo. In un’epoca dominata dall’intelligenza artificiale e dalla potenza degli algoritmi, Faggin ci ricorda che il vero progresso è quello che conserva l’umano. Solo se guidata da libertà, creatività e responsabilità, la tecnologia può essere davvero al servizio dell’uomo”.
“È questo – aggiunge del Plavignano – il compito del servizio pubblico: dare voce a visioni lungimiranti, fornire strumenti per comprendere il presente e difendere il diritto di ciascuno a restare protagonista della propria storia”.