AGI - E' una favola senza lieto fine quella dell'attrice trans Karla Sofia Gascon, protagonista del film "Emilia Perez", la cui carriera e reputazione sono state rovinate da vecchi post razzisti, riesumati dai meandri del web. La star spagnola, che ha compiuto il suo cambio di genere a 46 anni ed era la favorita per gli Oscar, dove avrebbe potuto fare la storia, ha visto svanire ogni speranza, trascinando nella sua caduta il film destinato a diventare un simbolo della lotta contro la discriminazione. "Ho avuto una vita un po' strana", ha raccontato all'Afp, "Ho fatto cose buone e ho commesso errori, come tutti gli esseri umani". Chi la conosce la descrive come "intensa", altri addirittura come "incontrollabile". Ma nessuno avrebbe mai immaginato che sarebbe stata travolta dalla tempesta scatenata da vecchi messaggi emersi su X - che allora si chiamava Twitter - in cui descriveva l'Islam come un "focolaio di infezione per l'umanità", prendeva in giro la diversità nell'intrattenimento e addirittura il movimento antirazzista nato dopo la morte di George Floyd, l'afroamericano ucciso dalla polizia nel 2020.
Gascon è stata anche candidata ai premi Bafta e Cesar, ma con poca fortuna. E molto probabilmente dovrà accontentarsi del premio come migliore attrice, vinto congiuntamente con le altre attrici del film, Zoe Saldana, Selena Gomez e Adriana Paz, al Festival di Cannes. Quando Karla Sofia Gascon, 52 anni, salì sul palco del Palais des Festivals, era all'apice della sua fama. "Tutte le persone trans che stanno soffrendo così tanto, voglio che arrivino a credere che è sempre possibile migliorare" disse "E' molto bello essere un esempio del fatto che i sogni diventano realtà". Il sogno di Karla Sofia inizia negli anni Novanta, quando recita in serie spagnole comiche di successo come "Isabel" e "El super". Emigrata in Messico - dove nel 2013 recita in "Nosotros los nobles (2013)", uno dei maggiori successi cinematografici del Paese - riusce grazie al benessere finanziario raggiunto a iniziare la completa transizione di genere.
Alla sua esperienza dedica un libro autobiografico, che la espone all'omofobia e alla transfobia, ma la vera svolta viene con il regista e sceneggiatore Jacques Audiard, un incassatore seriale di premi con il talento di trasformare in oro la carriera degli attori. Alla sua 'fata madrina', autore di un musical unico come 'Emilia Perez', Gascon dice che vuole interpretare entrambi i ruoli: quello di Emilia, ma anche quello di Manitas, temibile trafficante di droga che affronta la transizione di genere. Con 'Emilia Perez' conquista Cannes e si attira nuovi attacchi transfobici tra cui quelli dell'eurodeputata Marion Marechal. Nove mesi dopo il sogno va in fumo.
Secondo quanto riportato dai media di Hollywood, Netflix, che ha investito molto nel film, l'ha esclusa dalla sua campagna per gli Oscar, preferendo Zoe Saldana per la promozione e in Spagna una casa editrice ha deciso di non ripubblicare la sua autobiografia. La difesa di Karla Sofia Gascon è confusa: in una dichiarazione rilasciata da Netflix, si scusa "in quanto membro di una comunità emarginata", salvo poi proclamarsi razzista in un'intervista alla CNN. Si rifiuta di ritirarsi dalla corsa agli Oscar e su Instagram ricorda il periodo in cui si sentiva "persa nella transizione, in cerca dell'approvazione degli altri". Afferma inoltre di essere vittima della "cancel culture" - il processo che mira a escludere dalla memoria collettiva una personalità il cui comportamento è ritenuto riprovevole - e alla fine annuncia di aver scelto "il silenzio", nella speranza di consentire "che il film venga apprezzato per quello che è, una bellissima ode all'amore e alla diversità".
Il colpo di grazia, però, lo dà la sua 'fata madrina', Jacques Audiard, che la scarica senza mezzi termini. "Non voglio parlarle. E' in un processo di autodistruzione" dice alla pubblicazione Deadline, "fa la vittima come se pensasse che le parole non facciano male".