AGI - Si è conclusa con l'assoluzione di Cristian Cocco, perché il fatto non sussiste, il processo per estorsione scaturito dalle accuse dell'operatore tv che lavorava con il comico e attore sui servizi per Canale 5. Oggi è arrivata la parola fine in tribunale a Oristano. Al pronunciamento della sentenza della giudice Silvia Palmas sono seguite le lacrime liberatorie di Cocco, dopo anni di battaglie legali. Ad accusare l'ex inviato di Striscia la notizia era stato il suo ex operatore, Massimo Antonio Aversano. La collaborazione con Cocco era stata interrotta da Mediaset dopo una telefonata in cui Aversano lo aveva accusato di pretendere il 50% dei suoi compensi.
"Il mio assistito ha patito tanto in questi anni - ha dichiarato Cristina Puddu, legale di Cocco -. E' arrivata oggi l'assoluzione con formula piena, la più ampia, perché il fatto non sussiste". "Sono uscito fuori da un incubo durato sei lunghissimi anni - ha detto l'ex inviato di 'Striscia' - un incubo finito fortunatamente oggi. E' giusto che la verità venga sempre a galla. Una liberazione, uno sfogo. Voglio ringraziare tutti coloro che mi sono stati vicini, la mia famiglia che ha sofferto con me, mia moglie, i miei figli, mia mamma e tutte le persone che mi vogliono bene. Soprattutto ringrazio il mio avvocato, Cristina Puddu, ha dovuto smontare l'aria. Ora affronterò una nuova vita".
"Non lavoro da cinque anni, chi mi accusa voleva rovinarmi", aveva dichiarato dopo un'udienza, un anno fa, lo stesso Cocco: "Sto subendo un calvario ma mi sono sempre presentato a tutte le udienze. Aversano invece non è mai venuto in aula perché non ha alcuna prova". Nel luglio del 2023 il gup di Oristano aveva archiviato l'accusa di truffa nei confronti di Cocco, mossa anche ad Aversano. Era stato proprio l'ex operatore, nel 2018, a segnalare alla società di produzione della galassia Mediaset, RTI, la presunta truffa, sostenendo che Cocco gli aveva chiesto più volte di gonfiare le fatture di rimborso. La società aveva presentato querela. La procura di Oristano aprì un fascicolo, ma il pm Andrea Chelo aveva chiesto l'archiviazione dato che con le indagini non era stata riscontrata la sussistenza degli elementi di accusa.