AGI - Dopo la contestata premiazione alla Berlinale dello scorso febbraio, il docu-film "No Other Land", diretto da un collettivo di due registi israeliani e due palestinesi sbanca anche alla trentesima edizione del romano Medfilm festival. Il lungometraggio sull'occupazione in Cisgiordania si è aggiudicato ben cinque premi al Festival diretto da Ginella Vocca, anche se quello principale è andato al francese Les Fantomes, su una rete segreta di profughi siriani che dà la caccia ai torturatori del regime di Assad in fuga in Europa.
"No Other Land", secondo la giuria del concorso ufficiale che gli ha assegnato la Menzione speciale, è "un atto di resistenza creativa che ci infiamma e ci indigna e che ci ricorda come il cinema possa diventare un vero e proprio strumento di resistenza e di lotta, in cammino verso la ricerca di giustizia, così tanto offesa in questi giorni bui". Per la giuria che gli ha assegnato il premio Valentina Pedicini, nel film "il racconto procede con la stessa ripetitività delle ruspe che quotidianamente si palesano davanti allo sguardo dei giovani autori". In questo "logoramento" risiede la forza del film, "che oltrepassa lo schermo per arrivare dritto alle nostre coscienze". "No Other Land" ha ricevuto anche i premi della Giuria universitaria, composta da studenti di nove atenei, di Amnesty International e il premio Piuculture, il giornale dell'intercultura.
Lo scorso febbraio, le dichiarazioni dei due giovani registi presenti a Berlino per ritirare il premio del miglior documentario sollevarono critiche e polemiche, e in particolare il giornalista israeliano Yuval Abraham ha ricevuto minacce di morte dal suo Paese, che gli hanno da allora impedito di farvi ritorno. Le accuse di antisemitismo appaiono paradossali per un giovane la cui famiglia ha pianto numerosi morti durante l'Olocausto.
"Non mi pare giusto avere più diritti del mio amico e coetaneo Basel, che non si può muovere dal villaggio e la cui casa e scuola sono state più volte demolite dalle ruspe israeliane", dice Abraham nel film, riferendosi al co-regista Adra, che da quando era bambino riprende con una videocamera quanto accade nel suo villaggio in Cisgiordania, Masafer Yatta. "Il festival accoglie le testimonianze dirette di un luogo del mondo gravido di senso, il Mediterraneo, grazie al dialogo umano e umanista con gli artisti che lo abitano, lo informano, lo costruiscono", ha detto la fondatrice del Medfilm e direttrice creativa Ginella Vocca.
Il Mediterraneo è centro di "ricchezza culturale e creatività diffusa" ma al tempo stesso "antidoto alle guerre, ai cambiamenti climatici, al dolore. In un tempo che fa spavento per la perdita di umanità ed empatia, pensiamo si debba accendere e illuminare la pace. Il cinema, per noi del Medfilm Festival, è stato in questi trenta, lunghi ma veloci anni, una inesauribile fonte di conoscenza dell'altro e di speranza per il futuro di tutti".