AGI - Il libro di Nathan Thrall 'Un giorno nella vita di Abed Salama - Anatomia di una tragedia a Gerusalemme, da poco uscito per Neri Pozza, ha vinto il Premio Pulitzer 2024 per la 'nonfiction' con la seguente motivazione: "Il racconto appassionato e puntuale della vita nella Cisgiordania occupata da Israele, attraverso il ritratto di un padre palestinese che perde il figlio di cinque anni nello spaventoso incidente del suo scuolabus. Incidente reso ancor più terribile dai regolamenti di sicurezza che hanno ritardato i soccorsi israeliani e palestinesi".
Il libro di Nathan Thrall (collana Neri Pozza Bloom, pp. 272; 19.00 euro) è una lettura commovente e uno sguardo originale sul conflitto Israele-Palestina. Giornalista esperto di Medio Oriente che vive a Gerusalemme, Thrall ha diretto per dieci anni l'Arab-Israeli Project nell'ambito dell'International Crisis Group, l'ong transnazionale che fornisce consulenza ai governi e agli organismi intergovernativi sulla prevenzione e risoluzione dei conflitti, e ha insegnato alBard College. In 'Un giorno nella vita di Abed Salama - Anatomia di una tragedia a Gerusalemmè Thrall riesce in modo sorprendente a far capire come il conflitto sia anche figlio di piccole sopraffazioni quotidiane, di una burocrazia ottusamente feroce, della non volontà di comprendersi.
Milad, cinque anni, è emozionatissimo: sulle spalle uno zaino più grande di lui con dentro la sua merendina preferita, non vede l'ora di salire sul pullman per la prima gita di classe della sua vita, destinazione un parco a nord di Gerusalemme. Quando Milad saluta la mamma ed esce sotto una pioggia battente, suo padre Abed sta ancora dormendo. La giornata che cambierà per sempre la vita di Abed Salama comincia qualche ora più tardi, su una strada bloccata, una delle poche su cui ai palestinesi è ancora concesso viaggiare, e la notizia di un incidente "con alto numero di vittime".
Incalzato da un presagio, Abed raggiunge trafelato il luogo dell'impatto dove lo accoglie una bolgia infernale: un gigantesco tir rovesciato, uno scuolabus in fiamme, dei corpi a terra. Milad però non si trova. Inizia cosi' per Abed una corsa angosciante in un labirinto fatto di ostacoli fisici, burocratici, emotivi, dovuti alla sua condizione di palestinese.
E questo padre palestinese è dalla parte sbagliata del muro di separazione, i suoi documenti del colore sbagliato non gli consentono di superare i checkpoint dei militari, di entrare a Gerusalemme, di conoscere la sorte di suo figlio. La ricerca disperata di Abed incrocia il cammino di altre persone, con le loro storie che convergono, tutte, su quell'inferno: un'insegnante di asilo e un meccanico, un ufficiale israeliano e un funzionario palestinese, un colono paramedico, operatori sanitari ultraortodossi. Due madri, che sperano che il bambino ferito ma vivo sia il loro.
Leggendo questo libro non ci troviamo in un'opera di finzione in cui gli eventi, le persone citate sono frutto della fantasia dell'autore, ma precipitiamo nel feroce quotidiano di chi vive nella terra più contesa del pianeta e, pur privato dei più elementari diritti, cerca di mantenere intatta la propria umanità.