AGI - 'Oppenheimer' di Christopher Nolan sbanca gli Oscar: la pellicola porta a casa 7 statuette su 13 candidature, ma tutte le più importanti - film, regia, attori maschili protagonista e non protagonista - e aggiunge premi prestigiosi a quello già assegnato dal pubblico.
Basato sul libro vincitore del premio Pulitzer ‘American Prometheus: The Triumph and Tragedy of J. Robert Oppenheimer’ di Kai Bird e Martin J. Sherwin, frutto di due decenni di ricerche, il film di Christopher Nolan parla di una delle figure più geniali e controverse del XX secolo considerato il padre della bomba atomica.
In ‘Oppenheimer’ Nolan racconta in un film di tre ore, per metà in bianco e nero che ha incassato quasi un miliardo di dollari (958 milioni), la parabola e i dilemmi morali del grande fisico che fu a capo del Progetto Manhattan, attivato in gran segreto dagli Usa nel 1942, in piena Seconda guerra mondiale, mentre le sorti del conflitto sembravano ancora favorire al Germania nazista. Il governo americano scelse il brillante scienziato, nato nel 1904 da genitori tedeschi di origini ebraiche, a capo del team riunito nei laboratori di Los Alamos, nel deserto del New Mexico. Un grande organizzatore, carismatico e competente, che paradossalmente fu 'perseguitato' fin dall'inizio della sua missione da sospetti di tradimento per le sue simpatie per il comunismo.
Nel suo team il regista inglese ha voluto alcuni collaboratori storici che, come lui, tornano a casa con l'Oscar: i produttori Emma Thomas e Charles Roven, il direttore della fotografia Hoyte van Hoytema, con cui già aveva girato ‘Interstellar’, ‘Dunkirk’ e ‘Tenet’. E Jennifer Lame per il montaggio e il compositore Ludwig Göransson (già Oscar per ‘Black Panther’).
Oltre al neo premio Oscar Cillian Murphy, ‘Oppenheimer’ ha un grande cast, a partire da Robert Downey Jr. (anche lui premiato con l'Oscar) nei panni del capo della Atomic Energy Commission, Lewis Strauss. Poi Emily Blunt nella parte della moglie del fisico, Matt Damon in quelli del generale che diresse il Progetto Manhattan, Leslie Groves, e Florence Pugh nei panni di Jean Tatlock, l’amante dello scienziato, oltre a Gary Oldman nel ruolo del presidente Harry Truman (poco più di un cameo, ma davvero magnifico) e Kenneth Branagh in quello di Niels Bohr, il padre della fisica quantistica.
Nel suo film, Christopher Nolan traccia un ritratto a volte un po’ didascalico e non privo di qualche inesattezza o omissione (il rapporto con Albert Einstein un po’ esagerato e quello con Enrico Fermi troppo sottovalutato) di Robert Oppenheimer, unica persona, il solo scienziato, in grado secondo il generale di brigata Leslie Groves che lo scelse come direttore del laboratorio della bomba di motivare gli scienziati di Los Alamos e di farsi seguire nel progetto forte del suo carisma e della sua tenacia. Oppenheimer colpì il generale per l'ampiezza delle sue conoscenze e, soprattutto, per quella che Groves considerava la sua praticità. Più di ogni altro scienziato con cui il generale aveva parlato, Oppenheimer sembrava capire cosa bisognava fare per passare da teorie astratte ed esperimenti di laboratorio alla realizzazione di una bomba nucleare. Una cosa che tra tutti aveva capito forse il solo generale Groves che difese sempre Oppenheimer dagli attacchi di Fbi, servizi segreti e fanatici anticomunisti che ne chiedevano la sostituzione. Groves sapeva bene che Oppenheimer era un uomo eccezionale perfette per guidare il laboratorio.
Non si trattava solo di un problema di fisica, infatti, bisognava realizzare un'impresa ingegneristica senza precedenti, che doveva progredire mentre si stavano ancora risolvendo i problemi teorici di base.
Oppenheimer riteneva che non ci fosse posto migliore per farlo se non al di fuori delle università, in un laboratorio remoto e centrale. E lo trovò in una zona del New Mexico appena accessibile - un luogo improbabile che Oppenheimer aveva scoperto durante una vacanza a cavallo - che divenne una piccola cittadina abitata dagli scienziati con le loro famiglie a dai militari e non solo un laboratorio nucleare avanzato.
Fu l’uomo giusto al posto giusto. E al momento giusto. Quando la guerra finì, però, l'incantesimo si ruppe. Ora il nemico era l'Unione Sovietica e gli appelli di Oppenheimer a evitare la resa dei conti termonucleare condividendo la tecnologia e rinunciando alla bomba all'idrogeno furono usati dai suoi avversari per etichettarlo come un comunista. Emblematico l'incontro col presidente Truman al quale disse di sentirsi "le mani sporche di sangue". Una frase che Truman non capì e che di fatto rappresentò una sorta di congedo dall'esercito parte di quello che il presidente definì "scienziato piagnucoloso".
Oppenheimer passò dall’essere il salvatore della patria (e della democrazia) a ql sospetto di alto tradimento. Si fece appello infatti ai suoi trascorsi in cui risultava simpatizzante del Partito comunista seppure non fosse mai stato un suo membro. Suo grande accusatore fu Lewis Strauss, presidente della Commissione per l'energia atomica degli Stati Uniti che successivamente (e si vede nel film), causò una lunga battaglia politica per la nomina a Segretario al Commercio da parte di Eisenhower nel 1959, al termine della quale Strauss non fu confermato dal Senato degli Stati Uniti per 3 voti di scarto, due dei quali dei futuri Presidenti John F. Kennedy e Lyndon B. Johnson.
Nella sua guerra ‘personale’ contro Oppenheimer, Strauss svolse anche delle 'udienze di sicurezza' ma non emerse alcuna prova che Oppenheimer avesse compiuto atti di spionaggio. Alla fine una commissione per il personale della Commissione per l'Energia Atomica concluse che era un cittadino leale. Ma non era al di sopra di ogni sospetto. Questo è stato sufficiente per privarlo dell'autorizzazione di sicurezza e per sottoporlo a numerosi processi a fine della guerra.