AGI - Uno spettacolo, conferenza, concerto che rivisita in chiave ironica - e solo all’apparenza leggera - le tesi femministe degli Anni '70 sul suono della voce della madre. “La Voce è donna e la Parola è maschio”: su questa differenza gioca Delirio SinFONico, lo spettacolo messo in scena da Francesco Berrafato, rappresentato dalla ‘strana coppia’ formata da un filosofo-musicista (interpretato dallo stesso Berrafato) e un fon. Dopo una discussione di laurea finita male, i due si presentano alla platea per difendere una tesi estrosa e accattivante che mette in crisi la cultura del patriarcato: LUI, il fon, in realtà è una LEI. Non è un semplice asciugacapelli, è la Voce, il ricordo della voce prima che si faccia parola, un suono puro, proprio come il brusio del fon, un gorgheggio, un'intonazione, quella con cui, appena nati, ognuno di noi comunica con la propria madre.
E per questa ragione riesce ad arrivare molto più in profondità. La rappresentazione della Voce è affidata a una presenza in carne e ossa, quella di Giulia
Grassi, fuori dallo spazio e dal tempo del racconto, ma, allo stesso tempo, in costante contatto con essi. La Voce è femmina, emozione, libertà ed estro, mentre la Parola – che spiega, definisce e ingabbia - è maschio, frutto di una cultura declinata per secoli da uomini. Tornare alla Voce, al suono originario è la strada per uscire dal patriarcato. Una tesi suffragata, come sostiene la singolare coppia, da dati statistici e scientifici inequivocabili. Il suono del fon su Youtube ha più ascolti delle canzoni dei Maneskin.
Il pubblico in sala è chiamato a raccontare il proprio personale rapporto con il fon e così scopriamo che i ‘fon-dipendenti’ sono molti più di quanto si possa immaginare, perché il fon è un’amica, una confidente a cui dire ciò che le parole non riescono a dire. Il suo suono addormenta i bambini, elimina l’ansia, cura l’acufene. Il suo calore ci fa star bene, ci riporta al duetto originario con la madre, alla femminilità che è in tutti noi, taciuta dalla rigidità delle
parole quotidiane. In una scenografia fatta di rotoli di carta igienica, simbolo dell'inutilità della parola, il pubblico è accompagnato dal brusio costante del fon, dalla musica dell'organetto di Francesco Berrafato e dal canto di Giulia Grassi.
Lo spettacolo si trasforma in un'orchestra delirante, in cui il pubblico, diretto dal filosofo-musicista e dal fon, canta semplici suoni onomatopeici e infantili: fuggito dalla gabbia delle parole, il suono diventa libero e sprigiona così tutta l'emozionalità della Voce femminile. Francesco Berrafato è un organettista e filosofo. Laureato in Filosofia presso l’Università La Sapienza di Roma con una tesi sulla forza del canto nel movimento femminista degli anni ’70, come musicista si indirizza fin da subito verso la musica popolare e tradizionale studiando organetto sotto la guida di Alessandro Parente.
È il direttore di EtnoMuSa, orchestra di musica tradizionale legata all’Università La Sapienza di Roma. Francesco ha collaborato con musicisti e artisti come Giovanna Marini, Antonello Salis, Lucilla Galeazzi, Moni Ovadia, Gabriella Aiello, Giuliana De Donno, Nando Citarella, Claudia Bombardella,
Ambrogio Sparagna. Francesco si è esibito in Italia, Francia, Inghilterra, in contesti come l’Auditorium Parco della Musica, la Basilica di Massenzio, l’Auditorium della Conciliazione, Roma; il Festival La Luna e i Calanchi, Matera; il Face Festival, Reggio Calabria; il Victoria&Albert Museum, la SOAS University, Londra; l’Istituto Italiano di cultura di Oslo, Norvegia.
Francesco ha preso parte a diversi progetti discografici sia in veste di esecutore sia di compositore e arrangiatore, fra cui: Storia di un antico suonatore di organe/o, di Alessandro Parente ed edito dalla Emons Audiolibri; Musaica, album pubblicato dall’etichetta discografica RadiciMusic Records. Duoende nasce nel 2016 dall’incontro tra la pianista classica e cantante Giulia Grassi e l’organettista Francesco Berrafato. Il duo cerca punti di contatto tra la musica classica e quella tradizionale italiana ed internazionale attraverso la composizione di un repertorio originale e l’arrangiamento e accostamento di brani provenienti da diverse culture.
Nel 2019 Duoende pubblica il primo album Rosa&Dmitri, registrato presso l’Università di Adger (Kristiansand, Norvegia) e pubblicato dall’etichetta RadiciMusic Records. Il titolo dell’album rimanda all’incontro immaginario tra Rosa Balistreri, cantautrice popolare siciliana, e Dmitri Shostakovich, compositore russo, a simboleggiare l’unione delle due anime del progetto. Negli anni il duo si avvicina anche al mondo del teatro, cercando un linguaggio multidisciplinare in cui drammaturgia, composizione musicale e performance live confluiscano in un unico respiro. Duoende si esibisce in Italia, Francia, Regno Unito e Norvegia e la sua musica viene trasmessa su Rai Radio3 (Piazza Verdi) e su Rai Isoradio.