AGI - Esistono, tra la fiction e la realtà, certi passaggi segreti che rendono difficile, anche al lettore provveduto, capire quanto un autore abbia attinto alla pura fantasia e quanto invece, per magica inconsapevolezza, abbia rubato alla vita o l’abbia addirittura precorsa immaginando di inventarla. Questa impressione si ricava leggendo ‘Una vita nascosta’, edito da Castelvecchi, il romanzo di Enrica Mormile ambientato nella Napoli degli anni Sessanta ma che si sviluppa avanti e indietro nel tempo tracciando l’intricata storia di una famiglia. Senza troppo ‘spoilerare’, è la vicenda di un ragazzo che si trova incolpato di un omicidio non commesso e per sfuggire al carcere si nasconde nella soffitta abbandonata di Castel Capuano, lo storico palazzo della Vicaria dove per secoli è stata amministrata la giustizia, un enorme edificio che conserva memorie, dolori e conflitti dell’ex città viceregnale, dell’ex capitale di un regno e della metropoli che conosciamo adesso. Il giovane Sandro detto Sandor, celato al mondo come un fantasma dell’Opera, riuscirà a tornare nel mondo riscattandosi anche attraverso il suo talento eccezionale nel canto: arte come metafora e sentimento in cui alla fine bisogna credere anche quando tutte le circostanze sembrano con crudeltà smentirla.
Non è per caso dunque che Enrica Mormile presenti, venerdì mattina 19 maggio, il suo romanzo nell’Istituto penale minorile di Nisida, vestendo le pagine del libro con la musica del maestro Beppe Vessicchio e del violinista Gennaro Desiderio, che si esibirà davanti ai ragazzi proprio quando l’attenzione del grande pubblico è stata focalizzata sulle vicende dei giovani detenuti con la serie televisiva “Mare fuori”. E non è un caso che tra le presenze istituzionali (il direttore dell’Istituto, Gianluca Guida, il presidente della Corte di Appello di Napoli, Eugenio Forgillo, il procuratore generale Luigi Riello, il presidente della Fondazione Castel Capuano, Aldo De Chiara), vi sia la partecipazione di Floretta Rolleri, presidente del Comitato scientifico della Fondazione Castel Capuano, che fece da “guida virgiliana” all’autrice nei meandri di quel palazzo (ed è stata, ricordando en passant, il genius informatico della magistratura italiana).
Quando Mormile si trovò nel pregiato, dimenticato, immenso sottotetto del Castello scoprì che quella soffitta “era esattamente come l’avevo immaginata e come l’ho descritta, le enormi travi e gli abbaini, e c’era anche un piccolo terrazzo tra i tetti. Quella storia aspettava di essere scritta e dopo quella visita inizialmente clandestina, il romanzo prese corpo e slancio”.
Sbaglierebbe chi pensasse di trovarsi alle prese con una storia intimista, ritagliata su pochi personaggi. ‘Una vita nascosta’, passeggiando nel tempo di tante Napoli, sbozza tanti tipi umani tra il bene e il male, tra l’affetto e il delitto, tra la dolcezza musicale e la metallica minaccia della camorra, nelle crepe di una giustizia che non si risolverà però in uno scontato, lineare lieto fine. La vita serba tutti i chiaroscuri di cui è inevitabimente sostanziata. Un romanzo che “dà del tu” alla cronaca e se ne confonde, per quei passaggi misteriosi come i meandri di Castel Capuano. Entrando e uscendone, pagina dopo pagina.